Villa Giulia, Lamine di Pyrgi

Lamine di Pyrgi

Descrizione

Le lamine di Pyrgi risalgono alla fine del VI secolo a.C. e sono la più antica fonte storica dell’Italia preromana. Due delle lamine sono in lingua etrusca, la terza in fenicio. Il testo etrusco più lungo (37 parole) e quello fenicio hanno lo stesso contenuto, pur non essendo la traduzione letterale. Oggi sono conservate al Museo Nazionale di Villa Giulia.

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Cenni storici

Le lamine sono state rinvenute l’8 luglio 1964 durante una campagna di scavo diretta da Massimo Pallottino presso Santa Severa nel sito archeologico etrusco di Pyrgi.

La città era uno dei porti di Caere (l’antica Cerveteri) e tra il VI ed il IV secolo a.C. rappresentava uno dei più importanti scali commerciali del bacino del Mediterraneo e possedeva almeno due santuari di rilevanza internazionale: un tempio della fine del VI secolo a.C. dedicato a Uni/Astarte (denominato Tempio B nell’area di scavi) e un tempio della prima metà del V secolo a.C. dedicato a Thesan/Leucotea (Tempio A). Fonte: Wikipedia.

Focus narrativi

Le lamine di Pyrgi sono documenti importanti per la comprensione dell’etrusco. Le due lamine riportano la dedica di un “luogo sacro” alla dea fenicia Astarte, assimilata alla dea etrusca Uni, da parte di Thefarie Velianas, che il testo fenicio designa re di Caere. Segue nell’iscrizione fenicia la motivazione della dedica: in ringraziamento dell’aiuto ricevuto dal donatore tre anni prima, in occasione della sua ascesa al potere. Nella iscrizione etrusca più breve è ricordato lo stesso personaggio per alcune azioni rituali nel medesimo luogo sacro. Il luogo sacro è stato riconosciuto nel più antico dei templi (B) del santuario, a lato del quale, nel piccolo recinto sacro C, le lamine si rinvennero nel 1964, accuratamente ripiegate su se stesse con i chiodini per l’affissione.

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Sul piano storico la dedica in fenicio del “re di Caere” testimonia con un documento contemporaneo la stretta alleanza tra Etruschi e Cartaginesi, all’epoca della grande espansione di Cartagine nel Mediterraneo. È di questo periodo il primo trattato romano-cartaginese riportato da Polibio e da lui datato all’anno 509 a.C.

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Una delle tre trascrizioni si dimostra particolarmente affascinante: “Alla signora Astarte. Questo (è) il luogo sacro che ha fatto e che ha donato Tbry’ Wins [Thefarie Velianas], regnante su Kysry’ [Caere], nel mese del Sacrificio del Sole, come dono nel santuario. Ed egli ha costruito la cella (?) perché Astarte ha richiesto per mezzo di lui che regnasse tre 3 anni, nel mese di Krr, nel giorno del seppellimento della divinità. E gli anni del (luogo sacro) donato alla divinità del santuario di lei (sono tanti) anni come (le) stelle queste”. Leggi le tre trascrizioni.

Spunti videoludici

Quale videogiocatore, nel leggere le trascrizioni delle lamine, non ha immaginato un puzzle game o un’enigma a base di giochi di parole e misteriosi rituali magici? Le lamine raccontano un linguaggio lontano, narrano la riverenza nei confronti di dei ancestrali. Astarte era la Grande Madre, dea legata alla fecondità e alla guerra, idolatrata in numerose culture. Il puzzle game può virare verso regni esoterici, verso culti misterici indubbiamente intriganti. Le lamine sono pagine dorate che danno accesso, come le pagine dei libri di Myst, a mondi immaginifici e arcaici.

[Sitografia]
Museo Nazionale di Villa Giulia
Astarte

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