Tempio di Alatri

Descrizione

Nel giardino del Museo Nazionale di Villa Giulia, tra il ninfeo e l’ala destra del Museo, si può osservare la proposta ricostruttiva, a grandezza naturale, del tempio etrusco-italico da Alatri. Il tempio, riconducibile al tipo tuscanico di Vitruvio, presentava due successive fasi edilizie: al corpo originario, costituito da una cella con pronaos antistante, fu aggiunto in un secondo momento, sul retro, un portico analogo a quello della facciata. Facevano parte del ricco apparato decorativo i frammenti di terrecotte architettoniche policrome, che ornavano la trabeazione e gli spioventi del frontone, e le antefisse. Al di là delle valenze connesse agli aspetti filologici, la proposta ricostruttiva costituisce una delle più antiche sperimentazioni di musealizzazione all’aperto di un complesso archeologico.

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Cenni storici

Strettamente legata alle vicende che determinarono la nascita del museo, la struttura fu realizzata tra il 1889 e il 1890 sulla base dei resti di un edificio sacro, databile tra il III e il II secolo a.C., messo in luce nella cittadina laziale tra il 1882 e il 1885.

Focus narrativi

“Dopo il ritrovamento dei resti del tempio ad Alatri, Adolfo Cozza, cultore di lettere classiche, scultore, amico del ministro della Pubblica Istruzione, Direzione generale Antichità e belle arti, redattore della Carta archeologica d’Italia, collaboratore di Sacconi alla realizzazione del Monumento a Vittorio Emanuele a Roma, nel 1890, ricostruì nei giardini del Museo di Villa Giulia una copia a grandezza naturale del tempio, completo degli elementi decorativi fittili, un vero modello tridimensionale di insuperabile intento didattico” (da culturafrusinate.wordpress.com)

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Al Museo Civico di Alatri è esposto un modello in scala 1:10 del Tempio di Alacri, mentre i resti rinvenuti sono conservati al Museo di Villa Giulia, accanto alla riproduzione in scala 1:1 del Tempio.

Spunti videoludici

I mondi videoludici, per definizione, sono mondi virtuali e impalpabili; spazi dell’immaginario ma anche spazi di una realtà tradotta in digitale. Curioso il fatto che al Museo di Villa Giulia sia stata ricostruita una replica 1:1 di un tempio, e che lo stesso tempio sia ricostruito in scala 1:10 all’interno del museo della cittadina in cui sono stati ritrovati i resti del tempio. Viene a crearsi un corto circuito bizzarro tra luogo reale (che non esiste più), riproduzione a dimensioni ridotte e riproduzione a dimensioni reali. E se il Tempio di Alatri fosse quello di Villa Giulia? Se il Tempio di Alatri di Villa Giulia fosse un portale d’accesso al tempio reale? Una vera e propria macchina del tempo?

[Sitografia]
Museo Nazionale di Villa Giulia
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