Chiesa di San Vittorino

Descrizione

Nei pressi delle Terme di Cotilia, in provincia di Rieti, si trovano le rovine della chiesa di Santa Maria in Vittorino o chiesa di San Vittorino. Si tratta di una chiesa diroccata che continua a sprofondare nel terreno a causa di alcuni fenomeni carsici chiamati sinkhole. Questi eventi naturali provocano la comparsa di voragini, con diametro variabile da pochi metri ad alcune centinaia di metri, nel giro di poche ore. Attualmente ciò che rimane della chiesa sono le mura perimetrali, inclusa la facciata monumentale in calcare giallo, mentre il suo interno è completamente allagato da una sorgente naturale che fuoriesce dal pavimento. Il tetto invece crollò a seguito del terremoto del 1979, lo stesso che poi permise a Rieti di pensare di avviare dei lavori urgenti per rallentare lo sprofondamento e evitare ulteriori crolli.

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Cenni storici

Sin dall’epoca pre-romana questo luogo veniva considerato sacro poiché si pensava che fosse un punto di accesso agli inferi. Questo pensiero era dovuto alla comparsa di fenomeni detti sinkhole, che provocano voragini nel territorio. In epoca romana, nei pressi di una sorgente considerata sacra, vi sorgeva un tempio per le ninfe dell’acqua. Solo dopo il 96 d.C., anno del martirio di San Vittorino di Amiterno, fu costruita una cripta con il sepolcro del martire. Mentre tra il 1300 e il 1400 venne costruita la prima chiesa. Per come la conosciamo noi però dobbiamo aspettare il 1600 quando ci furono alcuni lavori di ampliamento. Purtroppo nel 1800 iniziò lo sprofondamento della chiesa, dovuto a una sorgente sotterranea che allagò il pavimento e forzò l’abbandono dell’edificio.
Da allora è rimasta abbandonata. Ad oggi la chiesa continua il suo lento inabissamento.

Focus narrativi

Vittorino fu eletto vescovo della città di Amiterno per volere del popolo. ma successivamente Nerva Traiano lo confinò insieme ad altri devoti (Eutiche e Marone) a Cotilia. Tutti e tre vennero appesi a testa in giù sopra ad una sorgente sulfurea delle terme di Cotilia, che li stordì e li uccise solo dopo tre giorni per avvelenamento da acido solfidrico. Una leggenda narra che Traiano li sacrificò alla dea sabina Vacuna.

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Il luogo in cui ora sorge la chiesa di San Vittorino è sempre stato considerato sacro. Infatti lì vi è sempre stata una una sorgente d’acqua che, al contrario di tutte quelle presenti nelle vicinanze, è dolce e non sulfurea. Proprio per questo motivo in epoca romana vi sorse un tempio dedicato alle ninfe dell’acqua. Ma tutto ciò non finì con la scomparsa del paganesimo, anzi il cristianesimo ha tramandato questa conoscenza. Infatti tutt’oggi gli abitanti del luogo venerano una madonnina che si trova in un capitello votivo posto su una parete esterna della chiesa in rovina, e attribuiscono alla fonte sotterranea poteri curativi.

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La zona circostante la chiesa oltre ad essere una con evidentissimi fenomeni carsici, è anche una zona a rischio sismico. Infatti nel 1703 vi fu un terremoto (il Grande Terremoto) che molto probabilmente mosse la falda presente sotto la chiesa che poi provocò il sinkhole e la successiva fuoriuscita di acqua dal terreno. Purtroppo anche nel 1979 vi fu un altro terremoto, meno forte del precedente, ma provocò comunque la caduta del tetto della chiesa ormai caduta in disuso da più di un secolo.

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Non lontano dalla chiesa troviamo un lago, il lago di Paterno, originatosi da un altro sinkhole. Anch’esso ha un valore religioso, poiché si pensa che i Pelasgi possano aver assistito alla formazione della concavità che ha dato origine al lago. Ciò venne preso come un segno divino e il luogo fu considerato un accesso agli inferi. La letteratura narra che al centro del lago vi fosse un’isola galleggiante, coperta di vegetazione, che si spostava frequentemente, scomparendo e riapparendo. Questo lago venne consacrato alla dea Vacuna, per la quale nel corso degli anni si fecero sacrifici umani, decapitando il prescelto e lanciando la sua testa nel lago, mentre il corpo veniva bruciato. Una leggenda dice anche che persino Ercole rimase inorridito da questi sacrifici, provò a spiegare agli abitanti che le scritte sacre sull’altare (ormai perduto) permettevano di sacrificare un simulacro di cera. Col tempo i sacrifici divennero animali per poi scomparire con l’Inquisizione. Nel 1700 quando ormai il ricordo della Dea era svanito, l’isola sprofondò insieme al tempio eretto.

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Siccome negli anni la chiesa è diventata un luogo suggestivo, nel 1983 il regista russo Andrej Tarkovskij la scelse per girare una scena del suo film Nostalghia. Nella scena il protagonista , dopo aver vagabondato in solitaria, entra nella chiesa allagata. Il protagonista bevendo un bicchiere di liquore e leggendo un libro, interagisce con una bambina comparsa dal nulla, le parla e medita con lei sulla felicità, per poi sdraiarsi e dormire.

[Sitografia]

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