Museo naturalistico del Parco di Colfiorito

Museo Naturalistico del Parco di Colfiorito

Descrizione

Il Museo Naturalistico è un valore aggiunto all’intera area protetta del Parco di Colfiorito che con le acque della Palude, la flora, la fauna, gli insetti, le alture coi castellieri rappresenta un luogo dove piacevolmente poter approfondire la conoscenza scientifico-ambientale degli altipiani Plestini.

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Cenni storici

Il museo nasce nel 2002 grazie alla collaborazione scientifica di istituzioni ed esperti qualificati. Viene sistemato all’interno di un container che fu sede della scuola di Colfiorito durante l’emergenza sismica. Attualmente è collocato all’interno della casermetta n.5 che il Comune di Foligno ha ristrutturato mantenendo la struttura originaria; parte della quale è destinata al Museo della Memoria del campo di internamento.

Tutto il materiale espositivo è organizzato in plastici e pannelli che raccontano dell’evoluzione geomorfologica, delle caratteristiche botaniche e delle peculiarità fossili degli altipiani.

All’interno, scatole entomologiche che conservano esemplari di lepidotteri, odonati, emitteri e coleotteri presenti nell’area di Colfiorito; un erbario che raccoglie specie caratteristiche della zona; una pregevole e cospicua collezione di uccelli imbalsamati della Palude. È inoltre presente un’aula multimediale adatta a proiezioni, conferenze e un laboratorio didattico, munito di microscopi per esperienze didattiche di scuole e gruppi.

Focus narrativi

Le ex casermette, all’interno delle quali è ospitato il museo, sono capannoni costruiti in un terreno denominato “Campo San Pietro”, destinato all’accantonamento militare nel 1882 e nel secondo dopoguerra. Nella parentesi dal 1939 fino al settembre del 1943 le casermette divennero campo di concentramento per confinati albanesi, politici italiani e civili montenegrini.

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L’evoluzione geomorfologica del territorio raccontata nei pannelli e nei plastici esposti al museo descrive l’evoluzione di quell’area: 200 milioni di anni fa avviene la formazione delle rocce, dei rilievi e il modellamento del paesaggio; 700 mila anni fa sugli altipiani passeggiavano ippopotami, rinoceronti e mammut; 25 mila anni fa il territorio era ricoperto da boschi il cui polline racconta l’evoluzione della vegetazione.

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La favola di Beky. L’area degli altipiani Plestini si colloca lungo la rotta migratoria percorsa ogni anno da migliaia di uccelli provenienti da aree riproduttive del centro e del nord Europa. La Palude rappresenta il luogo ideale dove sostare, svernare, cibarsi e riprodursi. In un progetto di monitoraggio si incastona la favola di Beky.
Beky è una beccaccia catturata nel febbraio 2014 e monitorata con un gps satellitare. Resta a Colfiorito sino a marzo 2014, poi intraprende il suo viaggio migratorio. Dalla rilevazione satellitare è emerso che Beky ad aprile 2014 era in Ungheria; vola quindi in Bielorussia ad est di Mosca. Per due mesi sparisce dai radar. A ottobre è in Polonia. Dopo aver percorso ben seimila chilometri questo piccolo uccello ritorna a svernare a Colfiorito, a novembre 2015.

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La cannaiola. Un altro piccolissimo uccello migratorio viene monitorato nel suo viaggio attraverso l’inanellamento. Questi uccellini percorrono la rotta Africa, Europa e viceversa. Nei paesi a sud del Sahara trascorrono il loro inverno, poi in primavera ritornano in Europa e alcuni di loro si fermano volentieri a Colfiorito dove nel canneto trovano il loro habitat ideale per la nidificazione. L’inanellamento ha consentito di verificare, per esempio, che una cannaiola inanellata nel 2005 è stata poi ricatturata nel 2012. Queste e altre esperienze simili confermato l’affezione di questa specie per la Palude.

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Questo territorio racconta di come l’acqua abbia influenzato la presenza dell’uomo e di come l’uomo abbia cercato di piegare alle sue esigenze la presenza dell’acqua. I vari tentativi di bonifica della Palude di Colfiorito, posti in essere nel corso del tempo, hanno sempre incontrato serie difficoltà a causa della particolare configurazione geologica del territorio. L’area viene infatti definita “una conca chiusa in zona calcarea a scarico sotterraneo”.

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In un progetto di bonifica era prevista anche la costruzione di un mulino. Il mulino fu poi abbandonato negli anni Quaranta, a causa di un evento funesto; da qui l’accezione negativa di “Mulinaccio”. Il mulino, per un periodo fu infatti gestito per un periodo dalla famiglia Cinti, alloggiata presso la casa adiacente il mulino (Casa del Mollaro). Essa viveva dei proventi della macinatura dei cereali. Le piogge e le forti nevicate di un inverno determinarono l’incidente che fu causa della morte di Silvia, la giovane figlia del Mollaro, le cui vesti rimasero impigliate nelle pale del mulino. La famiglia Cinti abbandonò la conduzione del mulino e si narra che il fidanzato di Silvia, Vincenzo, per la disperazione emigrò in America.

Spunti videoluci

A Parco Colfiorito si scontrano e incontrano storie secolari – l’evoluzione geomorfologica di un territorio – e le storie più intime degli animali che popolano quelle paludi. Non solo le storie di Beky e della cannaiola, ma anche di quel microcosmo entomologico esposto al museo.
In una narrazione che abbraccia storia secolare e piccoli eventi, anche fatti di cronaca come quello della famiglia Cinti acquistano particolare rilievo. Sullo sfondo, un mulino che racchiude in sé una forte carica narrativa.
In quel contesto, colpisce il passato delle casermette, che divennero a metà del Novecento campo di concentramento. Il tema della memoria passa anche attraverso gli eventi bellici, non solo gli oggetti naturalistici.

[Bibliografia]
Ettore Orsomando, Filippo Battoni, Museo Naturalistico del Parco di Colfiorito – Guida alle sezioni espositive – ed. 2002
D.R. Nardelli – Il campo di Colfiorito – Un mondo parallelo – ISUC
Guida del Parco di Colfiorito ed 2016
Ettore Orsomando, Gli Altipiani di Colfiorito Appennino Umbro- Marchigiano – Storia e Ambiente ed 1998
Dall’internamento alla libertà – Il campo di concentramento di Colfiorito a cura di Olga Lucchi
Nessuno lo chiamava il campo . . . – “Le casermette” di Colfiorito: luogo della memoria della deportazione civile italiana. Istituto Comprensivo di Belfiore Scuola Madia classe 3° -a.s. 2000/2001

[Sitografia]
Parks.it

[Scheda Umbria Cultura]
Museo naturalistico del Parco di Colfiorito

Scheda realizzata in collaborazione con i curatori del museo

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