Descrizione
Villa Saffi, che in passato fu un convento di Gesuiti, è un edificio in cui ha vissuto ed è morto Aurelio Saffi, patriota filo-Mazziniano e figura centrale della politica italiana durante il Risorgimento. In questa stessa villa, chiamata in codice “Vendita dell’Amaranto”, si sono tenute numerose riunioni segrete della carboneria. A oggi l’edificio è un Museo denso di cimeli che testimoniano la fervente attività politica segreta che vi si svolgeva.
Cenni storici
Nel 1740 un convento di Gesuiti fu acquistato dal conte Tommaso Saffi, bisnonno di Aurelio Saffi. L’edificio venne adibito a residenza estiva finché Aurelio non lo utilizzò come sede di riunioni della società segreta rivoluzionaria della Carboneria, di cui era un membro attivo. Nel 1849 Aurelio Saffi, mazziniano al punto di fondare a Forlì un circolo in suo onore, divenne anche Triumviro della cosiddetta Repubblica Romana, operazione politica promossa dallo stesso Mazzini. Dal 1867, Villa Saffi divenne la residenza stabile di Aurelio e sua moglie, Georgina Craufurd in Saffi, anch’essa figura di spicco delle insurrezioni risorgimentali italiane. Al giorno d’oggi, Villa Saffi è un museo in cui è possibile immergersi nel periodo del risorgimento grazie ad arredi tipici del periodo. L’edificio, nel 1937, è stato anche arricchito da degli affreschi eseguiti da Amerigo Bartoli Natinguerra, illustre pittore del periodo.
Focus narrativi
La Villa è stata sede di riunioni segrete carbonare nel pieno del periodo risorgimentale italiano. Queste avevano con lo scopo di pianificare nuovi moti insurrezionali lungo tutta l’Italia, al fine di liberare la nazione dal dominio austriaco e unificarla sotto un’unica bandiera. Il nome in codice di tali riunioni era “Vendita dell’Amaranto”, e la segretezza era necessaria data la clandestinità di tali attività. In quel periodo lo stesso Aurelio Saffi fu condannato a vent’anni di carcere per aver partecipato alla pianificazione dei moti insurrezionali di Milano del 1852. Nel codice carbonaro con la parola “Vendita” si intendeva “il vertice di una struttura alquanto ramificata, che prevedeva l’organizzazione dei ceti artigiani all’interno di una più numerosa «turba liberale», sorta di organizzazione a metà fra la società di mutuo soccorso e il circolo politico.” (cfr. Dizionario Biografico Treccani). All’interno del Museo di Villa Saffi sono conservati numerosi documenti e testimonianze di questo fervente periodo risorgimentale.
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Aurelio Saffi, proprietario della villa fino al 1890, anno della sua morte, è stato un membro attivo del panorama politico rivoluzionario del suo tempo. Egli venne introdotto all’attività politica giovanissimo, entrando a far parte del consiglio comunale di Forlì, sua città natale. Prima del 1849 entrò in contatto con Giuseppe Mazzini, condividendone subito la visione repubblicana e diventando così suo braccio destro. Proprio nel 1849 partecipò all’esperienza politica della Repubblica Romana, nata a seguito di violente proteste popolari e moti rivoluzionari. Mazzini, fondatore e ideatore della Repubblica, coinvolse così Aurelio Saffi rendendolo prima Ministro dell’Interno, e poi membro del Triumvirato a capo del potere esecutivo. Quest’esperienza, però, durò solamente un anno: l’esercito francese intervenne a ripristinare il potere pontificio su Roma. Deluso da questo fallimento, si ritirò in esilio per 3 anni, sul finire dei quali si ricongiunse con Mazzini, con il quale tornò in patria nel 1852. Lo scopo del loro ritorno era quello di panificare dei moti insurrezionali a Milano, ma il fallimento di questi ultimi costrinse Aurelio Saffi a fuggire di nuovo dall’Italia. Tornò solo nel 1860, assistendo così alla nascita del Regno d’Italia, di cui fu deputato per i primi tre anni di vita. Nel 1867 tornò definitivamente a Villa Saffi, in cui rimase fino alla sua morte, occupandosi sia di scrivere una memoria storica del defunto Mazzini, sia di insegnare Diritto pubblico all’Università di Bologna. Aurelio Saffi è stato anche un membro della massoneria italiana dal 1862, introdotto forse da Mazzini stesso, anch’egli membro dell’associazione. Nel 1885 è diventato inoltre un affiliato della loggia romana del Grande Oriente d’Italia.
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L’intera Villa Saffi è immersa in un meraviglioso parco, in cui spicca un imponente albero di cedri libanese, mentre nella parte posteriore si trova un piccolo bosco di querce all’interno del quale si trova una neviera, ovvero una grotta usata in quel periodo per stipare la neve invernale, così da poterla usare nelle stagioni più calde. Attorno l’edificio principale della villa si trovano l’abitazione del custode, una vasta casa colonica e quella che probabilmente in origine era una scuderia. In tempi recenti l’interno dell’abitazione è stato arredato con pezzi originali del periodo Risorgimentale, così da rendere l’esperienza dei visitatori il più immersiva e accurata possibile.
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Nel muro esterno della villa si può trovare una lapide che commemora Aurelio Saffi, posta lì il primo anniversario della sua morte (1891). Su di essa è riportata la dicitura: “Qui dove / fra le memorie della prima età / AURELIO SAFFI / dopo lungo esilio / riparava nel santuario domestico / meditando lavorando amando / e d’onde / il 10 aprile MDCCCXC / trapassava ad altra vita / il patrio Municipio / Q.R.P. / il X aprile MDCCCXCI”
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Giorgina Saffi, moglie di Aurelio Saffi, visse per molto tempo a Villa Saffi e trovò lì la morte nel 1911, oltre vent’anni dopo quella del marito. Anche lei fu una figura di spicco del periodo risorgimentale italiano, e partecipò a molti moti insurrezionalistici e patriottici pur essendo di origini inglesi. Dopo l’Unità d’Italia del 1861, Giorgina si dedicò attivamente a progetti riguardo l’emancipazione femminile, aderendo anche a numerose campagne (si ricorda quella, del 1875, contro la prostituzione). Negli ultimi anni di vita, divenuta vedova, si occupò di trascrivere e riorganizzare gli scritti del defunto marito, pubblicandone anche una parte.
Spunti videoludici
Tanto le memorie di Giuseppe Mazzini quanto quelle di Aurelio Saffi sono state scritte all’interno della Villa, per mano di Saffi stesso e della moglie. Le vite di questi due importantissimi personaggi del panorama politico italiano dell’800 si legano fortemente tra di loro, intrecciandosi inoltre con i più importanti avvenimenti storici della penisola di quel periodo: le Guerre d’Indipendenza, la Repubblica Romana, i moti insurrezionali sparsi per tutta la nazione, la nascita della Carboneria e persino la spedizione dei Mille, sono in qualche modo eventi che si intrecciano con la vita di Mazzini e Saffi. Avendo Giorgina Saffi riorganizzato le memorie del marito, e Saffi stesso quelle di Mazzini, potrebbe essere suggestivo improntare un videogioco su una serie di racconti/letture, di volta in volta condotti da un narratore diverso. Si unirebbero così momenti in cui è possibile leggere dei documenti scritti da Mazzini o Saffi stesso, ed essere catapultati negli eventi raccontati, con momenti in cui, magari lontano dai tumulti politici, Giorgina Saffi ascolta le ultime memorie del marito, ripercorrendo così non solo la vita di Mazzini e Saffi, ma anche indirettamente l’intero Ottocento insurrezionale italiano – dalla nascita dell’idea di un’Italia unita e libera, fino alla spedizione dei Mille.
Un ulteriore spunto ci viene fornito dal filo che lega la Carboneria con la Massoneria italiana (sia Mazzini che Garibaldi furono Gran Maestri) di cui lo stesso Aurelio Saffi era membro, che potrebbe dare adito anche a letture romanzate, o dai risvolti misteriosi, delle vite dei due personaggi.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Bertoni E., Aurelio Saffi. L’ultimo “vescovo” di Mazzini, Forlì, Cartacanta Editore, 2010.
– Isastia A.M., Uomini e idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d’Italia, Roma, Atanòr, 2001.
[Sitografia]
Forlì Cultura
Forlipedia