Villa romana del Casale

Descrizione

La Villa romana del Casale è un’attrazione unica nel suo genere. Si trova a circa quattro chilometri dal comune di Piazza Armerina, situato al centro della Sicilia e completamente immerso nel verde. Questo luogo dovrebbe essere riconosciuto e ammirato in tutto il mondo per la quantità incredibile di mosaici perfettamente conservati dall’età tardo antica. Praticamente tutto il pavimento, infatti, è decorato da mosaici che ritraggono diversi tipi di attività del mondo antico, miti e leggende o semplicemente motivi geometrici che rendono questo posto uno dei più suggestivi della Sicilia. Al giorno d’oggi la visita si tiene camminando su una passerella al di sopra del pavimento, per evitare ovviamente di rovinarli, e tutta la visita interna si svolge in questo modo proprio perché i mosaici ricoprono quasi tutto il pavimento. Si contano infatti più di 3000 metri quadrati di pavimento mosaicato. I resti della villa vengono identificati in quattro nuclei separati: l’ingresso monumentale a ferro di cavallo, il corpo centrale organizzato intorno a una corte porticata e che ha al centro una casca mistilinea, il “grande spazio”, preceduto da un peristilio ovoidale e il finale complesso termale. Oltre a quattro nuclei architettonici, le sale della villa vengono divise anche in base alla loro funzionalità: è presente la parte della villa adibita ai ricevimenti ufficiali, quella per le sale da banchetto non ufficiali, amministrazione e luoghi di culto, le unità abitative con locali di servizio annessi e infine le aree di passeggio e servizio. Il proprietario originale della villa è al giorno d’oggi sconosciuto, sono state fatte ipotesi a riguardo, una di queste molto considerata, ma una risposta certa è ancora da trovare.

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Cenni storici

La villa fu il centro di un importante latifondo, con funzione amministrativa, residenziale e di rappresentanza. La quantità impressionante di mosaici corrisponde a un preciso e programmato lavoro di rappresentanza, oltre che a un indice della cultura del padrone di casa. L’attuale impianto è riferibile al IV secolo d.C. con ampliamenti dopo il terremoto del 363-365 d.C. e sorge al di sopra di una precedente villa, datata fra il I secolo a.C. e il II secolo d.C. Nel V e VI secolo le strutture della villa si adattarono a finalità difensive e alcune ali della villa vennero abbandonate o completamente trasformate, fino a poi essere quasi totalmente abbandonate nei secoli successivi. L’abitato fu distrutto nel XII secolo dai normanni e la persistenza di realtà insediative nella zona appartenente al sito è confermata fino al XV secolo con la presenza di un gruppo di case denominate col termine di Antico casale dei Saraceni, da cui la villa ha tratto il nome. L’inizio degli scavi autorizzati fu nel 1955, ma la villa conobbe altri visitatori anche negli anni precedenti, visite mirate solo al ritrovamento di oggetti preziosi per i propri interessi personali. Si ricorda un Sabatino del Muto che agli inizi del XIX secolo fece ritrovamento di monili d’oro e argento che si dispersero in collezioni private e di una colonna marmorea che vendette alla cattedrale. La famiglia Trigona di Ceraci fece pavimentare un ambiente nella sua villa con tessere prelevate dalla villa. Ciononostante la villa conservò il suo stato di magnificenza e nel 1955 iniziarono gli scavi sotto la supervisione della Soprintendenza di Siracusa e direttore dei lavori fu Gino Vinicio Gentili. Dal 1997 la villa è inserita fra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Focus narrativi

Il mosaico fa da padrone alla villa e riflette la personalità del dominus, la sua cultura, le sue usanze, il modo in cui voleva lo si ricordasse. Ci sono evidenze influenze stilistiche di arte africana, che hanno fatto pensare a maestranze africane coinvolte nei lavori. Qui i cicli narrativi sono diversi: uno è dedicato alla mitologia, ai poemi omerici, l’altro invece ha riferimenti alla natura e alle scene di vita – quotidiana e non – dei romani. Le storie raccontate dai mosaici sono innumerevoli e la loro rappresentazione è incredibile. Se fossimo stati un ospite ci saremmo trovati nel cortile centrale, da dove si diramano le diverse stanze, e dove le raffigurazioni dei mosaici iniziano in maniera semplice. Il cortile è infatti mosaicato con raffigurazioni di ghirlande d’oro contenenti al centro teste di animali di molte specie diverse. Da questo momento in poi le storie raccontate nei mosaici e la loro realizzazione si far sempre più raffinata. Le raffigurazioni dell’ala nord ritraggono una scena che presumibilmente riporta episodi del ratto delle Sabine, scene di putti pescatori e il mosaico pavimentale che oggi è ricordato come quello della “Piccola caccia”. Dodici scene all’interno della stessa stanza che ritraggono scene di caccia, di sacrifici a Diana e di lotte con cinghiali. L’ospite avrebbe poi camminato sopra la scena della “Grande Caccia”, prima di essere ricevuto dal Basileus nella Basilica, sala di ricevimento absidata dove si sarebbe svolto l’incontro. Nelle altre ali della villa troviamo alcune storie mitologiche ed epiche: Ulisse che offre del vino a Polifemo, le dodici fatiche di Ercole, le Nereidi e il combattimento di Eros e Pan. Come detto questo tipo di arte rappresentava un mezzo per dimostrare il livello culturale dell’abitante della villa, oltre alla sua posizione nella società. Le scene di vita più caratteristiche, invece, riportano corse sulla quadriga, ragazze in bikini che giocano a palla e un piccolo circo in azione. È facilmente comprensibile come questi mosaici, oltre a essere un bene di inestimabile bellezza, siano dal punto di vista storico una fonte di prima importanza. Soprattutto, questi mosaici sono portatori di storie e miti fantastici, fanno sfondo a una vita di lusso e sfarzo nella Roma tardoantica e collaborano a creare un ambiente unico nel suo genere.

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Per capire la maestosità del posto è utile comprendere come fosse organizzata le villa, quali e quante stanze contenesse. Si consideri che l’edificio nella sua totalità è composto da 48 ambienti. Alla villa si accedeva tramite un ingresso monumentale costituito da un arco a tre fornici articolo da colonne ioniche. Da qui si poteva accedere al complesso termale e a quello residenziale. Il cortile a ferro di cavallo conduceva a un vestibolo, un piccolo ambiente d’ingresso intermediario fra l’interno e l’esterno. Oltrepassato il vestibolo si accedeva alla sala principale, da cui si diramavano tutte le ali della casa. Qui mosaici parietali che ritraevano uomini armati e una fontana al centro formata da due vasche semicircolare che inquadrano una vasca centrale di forma rettangolare allungata e due archi sui lati maggiori che delineavano una circonferenza centrale. Entrati dal vestibolo e guardando a sinistra si trovano stanze cinque stanze degli ospiti e sei stanze della servitù. Gli archeologi sono stati in grado di fare le distinzioni anche in base alla qualità dei mosaici e al loro livello di elaborazione. Le stanze della servitù presentano mosaici molto semplici, a volte anche solo figure geometriche, mentre in quelle degli ospiti si trovano alcune delle storie mitiche che abbiamo accennato sopra. Spostandoci dall’ala sinistra verso quella direttamente opposta all’entrata troviamo la sala di ricevimento: la Basilica. Per accedere a questa sala bisognava prima passare dal corridoio della Grande Caccia, lungo 65 metri. L’ingresso della Basilica era scompartito da due colonne che aprivano alla sala absidata, sopraelevata rispetto al corridoio. Il pavimento non era mosaicato, ma decorato con marmi policromi sempre provenienti dall’Africa e la sala conteneva diverse statue, sempre col fine di aumentare la maestosità dell’ambiente. Ai lati della Basilica ci sono due complessi di ambienti. Quello più settentrionale appare più semplice, nonostante contenga decorazioni importanti come Ulisse che offre vino a Polifemo. Per altro, in questo mosaico Polifemo ha tre occhi e non uno solo come impone la mitologia. Questo perché l’opera rappresenta una scena teatrale e il mosaico riprende l’attore cui era stato disegnato un occhio sulla fronte. Al lato opposto troviamo il complesso privato del proprietario. Un ingresso monumentale porta a un peristilio con quattro colonne ioniche e una fontana al centro. Da qui si diramano le varie stanze, probabilmente la sala da pranzo, la camera da letto e la biblioteca, tutte rigorosamente e mosaicate con le storie di Eros e Pan, il piccolo circo e tanto altro. Alcune delle rimanenti stanze a sud appartenevano ad altri membri della famiglia, mentre altre erano zone di svago per tutti, come la stanza della musica dove presumibilmente il proprietario in compagnia degli ospiti o della famiglia passava il tempo in diletto. In un’altra ala esterna era presente una palestra, un giardino con corte porticata e altri ambienti di svago, ora non più coperti da un tetto ma a cielo aperto.

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Per dare un’idea dell’accuratezza dell’arte all’interno della villa e dell’inventiva che gli artisti hanno messo nello svolgere il loro lavoro è utile descrivere il mosaico più famoso della villa. Quello della grande caccia è il più vasto mosaico e si trova nel corridoio che congiunge la zona pubblica da quella privata. L’importanza di questo corridoio all’interno della villa, sia dal punto di vista artistico che logistico, è sottolineata dal portico che si apre nella sua parte centrale verso il peristilio e dalla sua leggera sopraelevazione. Il mosaico in realtà più che una scena di caccia rappresenta una scena di cattura di animali e ai due estremi porta raffigurate le immagini di due figure femminili. La scena era pensata per essere letta dalla parte nord alla parte sud. La figura femminile a nord tiene in mano una lancia, è contornata da una tigre e un elefante grigio e rappresenta la Mauritania o più generalmente l’Africa, di cui la Mauritania era una delle cinque provincie. Qui avviene la cattura di pantere (attirate nella trappola dall’esca di un capretto sventrato), delle antilopi, del leone, dei cavalli selvatici e del cinghiale. La scena successiva rappresenta il loro trasporto verso le barche al porto di Cartagine e lo sbarco al porto di Ostia. Qui tre funzionari controllano lo sbarco degli animali, non solo di quelli provenienti dall’Africa. Infatti, in questa scena centrale converge anche la caccia che ha l’inizio al lato Sud del corridoio. Qui ci troviamo invece all’estremo opposto del mondo, presumibilmente in Asia o India, considerate le bestie feroci che gli uomini catturano e la presenza delle formidines, nastri rossi pendenti dai rami utilizzate dai cacciatori indiani per distrarre e spaventare gli animali selvatici e agevolare la loro cattura. Guardando le immagini da questo estremo fino al centro notiamo lotte fra bestie selvatiche e l’attacco di un leone verso il cacciatore. In posa solenne e autorevole si nota anche un personaggio di età matura, da alcuni considerato il proprietario della villa. Le bestie catturate vengono imbarcate in un porto, probabilmente l’Egitto, e riportati al porto di Ostia dove le storie provenienti dai due opposti del mondo conosciuto, e del corridoio, convergono. Questa incredibile opera d’arte ricorda ancora una volta al visitatore la magnificenza del proprietario e soprattutto che tutto porta a Roma, non solo le strade ma anche la caccia.

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Descrivere tutte le stanze della villa in maniera approfondita richiede molto spazio e molto tempo. Oltretutto è ovvio che nessun tipo di descrizione è in grado di riportare lo stupore che si trova nella villa. Alcune stanze però sono decisamente caratteristiche. La prima sarebbe il cubicolo della scena erotica. La camera da letto del padrone di casa si presenta spaziosa e fastosa con un pavimento mosaicato il cui motivo è un intreccio di disegni geometrici e figurati nel quale all’interno di un dodecagono con ghirlanda d’alloro è figurata appunto una scena erotica. Una avvenente signora nell’atto di baciare un efebo scopre la parte finale della sua schiena, dando anche un’idea molto precisa di cosa è possibile che succeda all’interno della stanza. Un’altra stanza degna di nota è quella che architettonicamente parlando viene chiamato triclinio triabsidato. Il triclinio è la stanza da pranzo dei romani dove erano presenti tre letti (Klinai) disposti su tre lati su cui i commensali consumavano il pasto dopo aver allungato le mani sul tavolo centrale, imbandito e disposto dai servi; il tutto accompagnato da canti, suoni e interventi di danzatrici. Questa scena paradisiaca, nella villa romana del Casale, avveniva sopra un mosaico che riportava le dodici fatiche di Ercole ma non solo. Oltre alle fatiche che noi tutti abbiamo imparato a conoscere è presente anche la scena della spedizione degli Argonauti guidati da Giasone per la conquista del vello d’oro. Anche la Gigantomachia, l’uccisione dei Giganti ribellatisi a Zeus, è presente in questa splendida serie di mosaici. I giganti infatti sono ritratti mentre si contorcono dal dolore una volta colpiti dalle frecce di Ercole o nel tentativo di strapparle dal corpo. Cambiando lato della villa, ricordiamo che l’ingresso monumentale non conduceva solo al corpo centrale. Come già detto, da qui si poteva raggiungere anche il complesso termale. Qui il primo vano, utilizzato come spogliatoio, era decorato da un mosaico che ritrae la padrona di casa affiancate da due ancelle. Da qui si passa ad un atrio decorato col mosaico raffigurante il Circo, probabilmente il Circo Massimo di Roma. Questo corridoio era probabilmente utilizzato come palestra. Da qui si terminava con i classici spazi termali dei romani: frigidarium, tepidarium e calidarium, rispettivamente destinati all’uso di acqua fredda, tiepida e calda. Qui, per riprendere il tema dell’acqua, i mosaici riprendevano scene di pescatori, di tritoni, Nereidi e cavalli marini.

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La Villa romana del Casale è conosciuta anche generalmente come villa di Piazza Armerina. Questo è il comune cui fa riferimento e paradossalmente non si hanno notizie di questo centro abitato in età romana. Il suo splendore si ha in età normanna, periodo storico che ha lasciato in eredità, fra le varie cose, il palio che ha luogo fra le vie della città durante il Ferragosto Armerino (14-15-16 Agosto). Piazza Armerina è anche conosciuta come la città dei quattro quartieri: il quartiere dei Canali, di Casalotto, di Castellina e di Monte. Il primo e più caratteristico, che occupa la zona sud-occidentale della città, è così denominato per la presenza di una fonte monumentale in pietra arenaria in cui quattro mascheroni contengono altrettanto cannelle da cui sgorga acqua sempre alla stessa temperatura. In questo quartiere abitavano, prima della loro espulsione, prevalentemente ebrei. Una volta che Ferdinando il Cattolico provvide ad espellerli, i frati Cappuccini vi costruirono un convento.

Spunti videoludici

La Villa romana del Casale è un posto magico soprattutto per i suoi mosaici. Questi portano con sé una quantità infinita di storie. Si potrebbero creare dinamiche per le quali ci si ritrovi a vivere alcune delle storie raffigurate nei mosaici. Per esempio, in un videogioco di avventura ambientato in età romana si può immaginare un personaggio all’interno della villa che, intento ad ammirare i mosaici, si ritrovi catapultato all’interno del mito o dell’avventura che sta guardando. La villa, inoltre, può anche essere pensata come base operativa del protagonista. Si potrebbe anche pensare di usare il meccanismo per cui il giocatore si ritrova a usare la villa prima in rovina, poi investendo nella ristrutturazione di alcune parti la base lentamente ritrova il suo splendore originale garantendo anche dei bonus al giocatore per ogni ala o stanza ristrutturata. La villa risulta inoltre un’ottima ambientazione per uno scontro “itinerante”, di stanza in stanza.

[Bibliografia]

– Catullo Luciano, L’antica villa romana del Casale di Piazza Armerina nel passato e nel presente, Morgantina, Airone, 1999;
– Cammarata Enzo (a cura di), L’antica villa romana del Casale di Piazza Armerina: verità storiche e curiosità, Morgantina, Messina, Avvenire, 2000.
– Patrizio Pensabene Perez, “Villa del casale e il territorio di Piazza Armerina tra tardo antico e medioevo, le nuove ricerche del 2004-2009”, in Patrizio Pensabene (a cura di), Piazza Armerina: villa del Casale e Sicilia tra tardoantico e medioevo, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2010, pp. 1-33

[Sitografia]

Piazza Armerina
Piazza Armerina, Villa Romana del Casale – Unesco Beni Culturali
Villa Romana del Casale, Piazza Armerina – Italia.it

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