Descrizione
Villa Lante – gioiello architettonico della seconda metà del XVI secolo, costruito probabilmente su progetto di Jacopo Barozzi da Vignola, architetto tra i più importanti del Manierismo italiano – si trova a Bagnaia (vai alla scheda), a 4 km da Viterbo, frazione situata sul tratto della Via Francigena. Frontale alla Torre dell’Orologio – grande torre circolare che domina il Palazzo della Loggia e il borgo intero del paese – è caratterizzata dalla grandiosità dei giardini all’italiana a disegno geometrico che risalgono scenograficamente il pendio della collina: un parco terrazzato attraversato da lunghe scalinate che ospita su più livelli fontane, labirinti e palazzine, accessibile attraverso un parco pubblico di pertinenza anch’esso della Villa.
Il ripido pendio della collina viene utilizzato dal progettista per modellare il livello esistente di circa 16 metri su tre piani, assicurando così la vista dell’intero giardino fin dall’ingresso in basso.
Insieme a Bomarzo, quelli di Villa Lante sono uno dei giardini italiani a sorpresa manieristici del XVI più rinomati. Villa Lante è stata nominata Parco più bello d’Italia nel 2011.
Cenni storici
La costruzione di Villa Lante cominciò a metà del Cinquecento su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara, amministratore apostolico delle diocesi unite di Tuscania e Viterbo imparentato con la famiglia dei Farnese, di cui aveva seguito la costruzione del palazzo di Caprarola, poco distante da Bagnaia. Fu il cardinale ad avere l’idea di trasformare i terreni fino a quel momento destinati alla caccia in una scenografica villa con giardini, boschetti e giochi d’acqua. Come per Villa Farnese, e nonostante le grandi differenze architettoniche riscontrabili con questa, anche Villa Lante pare sia stata eretta su progetto del Vignola. Cent’anni dopo, nel 1656, la residenza prese il nome attuale, quando fu acquisita dal duca di Bomarzo, Ippolito Lante Montefeltro della Rovere.
Nonostante il nome, nel complesso di Villa Lante non è presente alcuna villa, solo due eleganti casini simmetrici internamente affrescati e aperti al piano terra – da logge a tre grandi arcate ciascuna – sul giardino più basso, edificati a distanza di trent’anni l’uno dall’altro: la Gambara, il primo dei due casini, che prende il nome dal cardinale Gianfrancesco Gambara che la fece erigire; la successiva Palazzina Montalto, realizzata dal Cardinale Alessandro Damasceni Peretti-Montalto, nipote di Sisto V.
La prima delle due costruzioni ha nella loggia pareti affrescate con vedute delle maggiori ville cinquecentesche laziali. Nell’interno, le Stanze della Caccia e della Pesca sono affrescate con paesaggi di Antonio Tempesta. Al primo piano, una serie di stanze, una cappellina e opere come l’Annunciazione di Ridolfo del Ghirlandaio, cartoni per arazzi del Romanelli.
L’altra palazzina ha nella loggia pitture prospettiche e quadri con vedute di marine di Agostino Tassi. Nel salone al primo piano, il soffitto è ornato da divinità femminili. A lato del salone una serie di stanze minori tra cui una dal ricco soffitto in stucco e stemma del Cardinal Montalto, con quattro scene di Storie di Mosè.
A monte dei due casini, lungo le pendici della collina, continua il giardino ordinato lungo l’asse prospettico costituito da una serie di fontane: la Fontana dei Lumini e, ai lati, le Grotte di Venere e di Nettuno. Sul ripiano seguente è la Mensa del Cardinale, lunga tavola di pietra per banchetti all’aperto in cui scorre acqua e la Fontana dei Giganti, con due colossali statue di fiumi che la ornano e nella quale sfocia l’acqua proveniente dalla Fontana della Catena, a forma di chele di gambero (emblema della famiglia Gambara). Seguono, risalendo ancora, la Fontana dei Delfini circondata da siepi di bosso e le Fontane del Diluvio o Monte della Pioggia con l’acqua che sgorga da una grotta; ai lati le Logge delle Muse (da fonte).
Focus narrativi
L’acqua. L’architettura della villa segue un preciso percorso simbolico generale: il primordiale elemento dell’acqua (Fontana del Diluvio) viene trasformato attraverso l’arte e la scienza dell’uomo, addomesticato e infine razionalizzato (processo simboleggiato dalle geometrie dell’ultima vasca, quella più bassa, la Fontana del Quadrato).
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Le fontane. È stata suggerita una lettura allegorica basata sui quattro elementi naturali (dalla sorgente verso il basso): ACQUA Fontana del Diluvio e Fontana dei Delfini (con sedici delfini disposti a coppie ai vertici della base ottagonale); terra: Fontana dei Giganti (due giganti personificazione dei due fiumi Arno e Tevere, simboli delle due anime della Tuscia) e Fontana delle Dee; FUOCO Fontana dei Lumini. Sul primo ripiano nella salita verso la sorgente: 70 lumini gettano zampilli che incorniciano un getto di acqua centrale. Ai lati della Fontana dei Lumini, due grotte artificiali con le statue di Nettuno e Venere (Diana Cacciatrice); ARIA Fontana del Quadrato (o dei Quattro Mori), tappa conclusiva del percorso, nel grande giardino antistante i casini, circondata sui lati da un basso labirinto di siepi. Le statue dei quattro mori furono aggiunte successivamente alla costruzione originaria a forma piramidale voluta dal cardinal Gambara: fu il cardinal Montalto, suo successore nel possesso a vita della Villa, a voler rappresentati gli emblemi della casata (monti e stella, sorretti dai quattro giovani). In ogni quadrante della fontana una nave con un archibugiere spara acqua; è presente infine, situata nel parco pubblico adiacente, la Fontana del Pegaso (Pegaso è circondato da quattro amorini con ali di farfalla che suonano una tromba, da cui sgorga acqua).
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La Neviera o Pozzo della Neve voluta dal Cardinal Montalto per mantenere a temperatura ghiacciata le bevande. La costruzione della ghiacciaia – una costruzione cilindrica, interrata per circa 10 metri e con diametro di analoga misura – fu deliberata dal Consiglio Comunale di Bagnaia nel 1601 che decise di farla riempire di neve ogni inverno a spese della comunità, per mantenere fresche le bevande durante l’estate. Sembra infatti che il cardinale Montalto fosse ghiotto di gelati e bevande ghiacciate.
Spunti videoludici
Mitologia greco-romana, allegoria dei quattro elementi naturali e divinità ctonie rappresentate nelle fontane del giardino. Narrativamente, ogni fontana mette in scena un universo semantico autonomo collegato agli altri attraverso lo scorrere dell’acqua, che dall’alto alimenta progressivamente le fontane sottostanti: le meccaniche di gioco potrebbero gravitare attorno all’elemento dell’acqua e al suo scorrere, attraverso diversi livelli, verso il basso (platform, puzzle, …), seguendo una narrazione a tematica mitologica che rende saliente la categoria natura/cultura: il percorso, dalla Fontana del Diluvio a quella del Quadrato, nel progetto originario, rappresenta l’addomesticamento della Natura nelle maglie dell’intelligenza umana.
Gli affreschi interni forniscono ulteriori spunti iconografici: i casini si impongono infatti come location autonome rispetto al complesso dei giardini che compongono la Villa. Le vedute delle maggiori ville cinquecentesche laziali, per esempio, potrebbero rappresentare una mappa da cui il player può accedere ad altre location di gioco (in questo caso, altre ville del territorio); i trompe l’oeil (sviluppo in profondità degli spazi, voliere con uccelli nei soffitti, elementi architettonici simulati, l’affacciarsi di un personaggio dell’epoca dietro una tenda, …) aggiungono un’atmosfera ludica originaria agli spazi.
Fonti e link
[Bibliografia]
Carla Benocci, Villa Lante a Bagnaia tra Cinquecento e Seicento, la Chiesa in forma di villa. Viterbo: Ghaleb Editore, 2010
Angelo Cantoni e Luigi Salerno, Villa Lante di Bagnaia. Firenze: Sadea Sansoni, 1969
Carlo Ceriana Mayneri, I Lante Montefeltro Della Rovere. Milano: Ceschina, 1959
Decio Cinti, Dizionario mitologico. Divinità principali della mitologia greco-romana e di altre mitologie. Milano: Sonzogno, 1998
Sabine Frommel, Villa Lante a Bagnaia, Atti del convegno internazionale. Milano: Electa, 2005
Giuseppe Giontella, Cronotassi dei vescovi della diocesi di Tuscania, in Rivista Storica del Lazio, anno V (1997), n. 7
Ippolito Pindemonte, Le prose e poesie campestri d’Ippolito Pindemonte con l’aggiunta d’una dissertazione su i giardini inglesi e il merito in ciò dell’Italia. Verona: Tipografia Mainardi, 1817
Gianfranco Ruggieri, Villa Lante di Bagnaia, Firenze: Bonechi Edizioni Il Turismo, 1983
Edith Wharton, Ville italiane e loro giardini. Firenze : Passigli, 1998
[Sitografia]
Visit.viterbo.it
Provincia.vt.it
[Scheda Film Commission]
Roma Lazio Film Commission