Villa Guastavillani

Descrizione

Villa Guastavillani è un edificio imponente che si sviluppa su quattro piani, di cui uno interrato. La villa ha un impianto a T ed è suddivisa in numerose sale che prendono il nome dalle storie e dagli oggetti raffigurati sulle rispettive pareti e soffitti affrescati. Il complesso è circondato da un vasto parco e comprende una chiesa decorata dai grandi pittori bolognesi del Rinascimento e la grotta musiva detta del Ninfeo, di immenso pregio artistico.

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Cenni storici

Arroccata sul Monte Barbiano, Villa Guastavillani fu costruita nel 1575 su volere del cardinale Filippo Guastavillani. Per lungo tempo adempì la semplice funzione di residenza, ma nel 1927 fu convertita in una struttura assistenziale per bambini poveri e di debole costituzione. Nel corso della seconda guerra mondiale venne colpita dai bombardamenti, ma prontamente ristrutturata al termine del conflitto per diventare un sanatorio per la profilassi antitubercolare. Rimasta poi inutilizzata per decenni, nel 1992 fu acquistata dal Comune di Bologna e ceduta all’Università degli Studi di Bologna per essere ristrutturata nel ’96 e diventare un centro di studi avanzati. Oggi è sede della Bologna Business School.

Focus narrativi

Per far posto alla villa, che già nei progetti voleva essere grandiosa, fu spianata la sommità del monte dove sorge. I lavori furono condotti di modo che una parte del palazzo fosse sempre orientata al sole di mezzogiorno, mentre quella opposta potesse invece abbracciare sempre la tramontana. In questo modo una parte della villa può godere il fresco d’estate e l’altra il calore durante l’inverno.

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La villa fu per più di un secolo la dimora dei Guastavillani, ma fu poi venduta ai Gesuiti nel 1695. Quando nel 1781 l’ordine venne abolito i Guastavillani si recarono a Roma per chiedere l’annullamento del contratto e ne tornarono così in possesso.

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L’ultimo discendente della famiglia morì nel 1918 e chiese che tutti i sui possedimenti venissero intitolati alla madre e alla sorella e convertiti in strutture d’accoglienza per i bambini bisognosi.

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La più maestosa tra le sale del palazzo è la Sala Musiva o Grotta del “Ninfeo”, una cavità scavata nella collina sotto il salone del palazzo. Questa è una struttura architettonica unica nel suo genere, il tentativo di ricostruire una grotta marina dentro un edificio rinascimentale, ricalcando pero gli stilemi degli antichi romani. Il Ninfeo era infatti un luogo sacro, dedicato ad una ninfa e costruito nei pressi di una fonte d’acqua. Le pareti rocciose della cavità sono decorate con conchiglie, agglomerati calcarei marini e alternate da stucchi e cassettoni con motivi floreali colorati. Su una delle pareti si erge la nicchia con al centro la fontana alimentata dagli acquedotti del colle sottostante. Negli altri lati, invece, spiccano i bassorilievi raffiguranti san Francesco, san Girolamo, san Giovanni Battista e Sant’Antonio. Vi si accede da uno dei tre giardini, quello detto “Giardino Segreto”, circondato da alte cinta murarie e posto più in basso rispetto agli altri.

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Nel palazzo si ritrovano numerose soluzioni atte a sfruttare l’abbondanza di acque sotterranee, sia a scopo pratico che ornamentale. Nel giardino, per esempio, vi sono vasche e fontane verso cui le acque venivano incanalate.

Spunti videoludici

Una villa lontana dal mare ma che non ha saputo rinunciare al fascino delle acque tanto che le ha fatte proprie nella sua struttura e nella sua essenza. La dimora dei Guastavillani si presta benissimo come puzzle game in cui sistemare tubature, statue e altri oggetti per permettere all’acqua di scorrere in maniera regolare all’interno della villa. Oppure è interessante usare la villa come ispirazione per un videogioco gestionale in cui sfruttare conchiglie e altri oggetti per ricostruire la Grotta del Ninfeo. Il suo fascino però si presta anche per sviluppare un’avventura che va oltre i segreti delle acque e tocca temi religiosi, medici e persino la storia romana.

[Bibliografia]

– Anna Maria Matteucci Armandi, La villa del cardinale Filippo Guastavillani, Compositori, Bologna, 2000.

[Sitografia]

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