Descrizione
Villa Flora, detta anche Villa Gina, si trova a Borgo Panigale nei pressi di Bologna, non distante dall’Aeroporto Guglielmo Marconi. In stato di totale abbandono e degrado, risulta un fulgido esempio di stile liberty in Italia e ha avuto diverse vicissitudini che hanno trovato posto tra le sue pareti nel corso del Novecento.
Cenni storici
Le testimonianze raccontano dell’iniziale creazione di un piccolo fabbricato utilizzato dalle monache del Monastero dei Santi Nabore e Felice, nonostante la notevole lontananza tra i due edifici e la conseguente difficoltà di comunicazione.
Su quel terreno fu realizzata la villa agli inizi del Novecento, su commissione del conte Cosimo Penazzi che affidò i lavori al celebre architetto Attilio Muggia. Il desiderio del conte fu quello di farne un nido d’amore per la propria moglie Virginia Lisi.
Successivamente il luogo venne ceduto dal conte, che partì alla volta dell’Africa. Divenne un asilo, una casa di cura per malattie mentali e, durante il secondo conflitto mondiale, fu utilizzato come base d’appoggio per la Regia Aeronautica militare.
Ad oggi l’ultima registrazione di proprietà al catasto risulta essere dell’Ente Nazionale di Lavoro per Ciechi, scioltasi però alcuni decenni fa; la villa rimane dunque abbandonata.
Focus narrativi
La villa è un esempio di architettura liberty tra i più interessanti in Italia, progettato dall’architetto Attilio Muggia. Egli fu uno dei promotori dell’utilizzo del cemento armato nel Paese, impegnato nella costruzione di edifici che combinavano maestria tecnica ed estetica. Villa Flora è un esempio di connubio tra i virtuosismi e le decorazioni tipiche dello stile liberty e il classicismo ottenuto dal cemento. L’ingresso della villa testimonia il carattere sperimentale delle teorie di Muggia, lo stesso che progettò la famosa scalinata della Montagnola a Bologna.
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È interessante sottolineare anche la storia ambientale del luogo che circonda la villa. In un articolo apparso su Repubblica, l’allora presidente del quartiere di Borgo Panigale, Maurizio Degli Esposti, dichiarò che “A fianco di Villa Flora c’è una cava abbandonata da un trentennio che ora è diventata un punto di interesse ambientale perché all’interno presenta una microfauna da tutelare, come quella che c’ è nella Dolina della Spipola. E poco lontano è già emersa 15 anni fa una zona archeologica dell’era neolitica, in cui si sono ritrovate tracce importanti di produzione di vasellame d’ argilla”.
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Nel 1983 Pupi Avati gira le scene iniziali del film Zeder a Villa Flora. Nel film il regista immagina che il luogo non si trovi a Bologna, bensì a Chartres, in Francia. La location è mostrata sia di notte che di giorno, conferendo un inquietante senso di smarrimento, tipico del cinema horror. Le due scene riprendono l’ambiente esterno immediatamente antistante l’ingresso della villa. Si vede una signora anziana che urla e alcuni elementi della villa muoversi come se prendessero vita; infine la donna, dopo un’escalation di angoscia, viene uccisa da un uomo alto e misterioso. Il giorno dopo arriva un ispettore a indagare sul caso.
Fonti e link
[Bibliografia]
– M. Iodice, Borgo Panigale. Antiche ville in un quartiere moderno, Bologna, 2004.
[Sitografia]
FAI
Storia e memoria di Bologna
Il fantasma liberty – Repubblica Bologna, 03/06/2009