Villa Clara

Descrizione

Villa Clara sorge alle porte di Bologna, in località Trebbo di Reno. Fu di proprietà di nobili di spicco della città in età moderna, ma versa oggi in condizioni di degrado e incuria. Ha ospitato le storie di numerose persone ed è divenuta famosa negli ultimi anni a causa delle leggende legate a misteriose apparizioni e altri misteri inspiegabili. Ciò ha condotto diversi appassionati del paranormale a effettuare diversi sopralluoghi riportando l’attenzione sul passato dell’edificio.

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Cenni storici

La villa viene costruita per conto della famiglia Malvasia, il cui massimo esponente sarà il famoso Conte Carlo Cesare. Si è incerti sull’effettiva data di edificazione, ma si è soliti collocarla negli anni immediatamente precedenti o successivi alla nascita del Conte. All’epoca il nome dell’edificio è Casino Malvasia, vista l’appartenenza familiare e la sua funzione di “casa di delizie” in cui i nobili bolognesi erano soliti trascorrere le loro estati e riunirsi insieme ai loro amici per dei veri e propri cenacoli intellettuali. Una delle fonti (Genus Bononiae) ci parla anche della presenza della famosa Accademia dei Gelati. La villa rimane di proprietà della famiglia Malvasia sino al ‘700, quando le fonti si fanno lacunose circa le sue sorti.
Le fonti ci dicono che la villa, agli inizi del ‘900, appartiene “al Cav. Ferdinando Bonora, che vi arrecò numerosi miglioramenti, e alla cui morte, avvenuta nel 1917, fu ereditata dalla figlia sig.ra Zaida Bonora in Francia. In seguito venduta, la villa passò in mano a vari speculatori che misero a repentaglio la sua conservazione, adibendo la loggia d’ingresso a rimessa di carri da trasporto che venivano fatti entrate per una rampa posticcia; nel 1928 fu acquistata dalla sig.ra Clara Mazzetti ved. Barzaghi che arredò le sale del piano terreno” (da Ville del bolognese, Cuppini, Matteucci). Il nome di “Villa Clara” si deve con ogni probabilità al nome di quest’ultima proprietaria.
La villa viene infine abbandonata all’incuria e versa oggi in completo stato di abbandono.

Focus narrativi

Il conte Carlo Cesare Malvasia ha una biografia molto ricca e piena di frequentazioni con personaggi di spicco dell’età moderna. Autore della celebre opera Felsina pittrice, diviene uno dei maggiori studiosi della scuola emiliana (utile soprattutto per le ricerche sulla bottega dei pittori Carracci), intrattenendo persino rapporti con la corte del famoso Re Sole (Luigi XIV): egli intendeva intrattenere una fitta rete di rapporti con i nobili transalpini, al fine di far conoscere e apprezzare la scuola pittorica bolognese. Tra le notizie biografiche del conte, si ricorda un oggetto ricevuto dal Re in persona e custodito per il resto della vita con amabile gelosia: un gioiello pregiato in cui Luigi XIV era stato ritratto dentro una cornice d’argento e diamanti (oggi conservato a Bologna, Collezioni Comunali d’arte).

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La villa viene decorata dai dipinti di pittori famosi come Franceschino Carracci, Dentone e Michelangelo Colonna, tra i maggiori esponenti dell’arte bolognese e italiana del ‘600.

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Nella villa il conte era solito ospitare “frequentemente gli amici, studiosi e artisti, e gli accademici Gelati, che nel seicento furono famosi a Bologna. Si faceva musica, poesìa, si discuteva d’arte particolarmente dopo ricchi pranzi. Erano conviti d’intellettualità, di quella intellettualità seicentesca pletorica e acuta. In quel casino molta parte della vita del XVII secolo è passata: era uno degli ambienti più interessanti di Bologna” (da Beseghi, Ville e castelli bolognesi). Di particolare interesse risultano le riunioni dell’Accademia dei Gelati, di cui lo stesso conte faceva parte, con il nome di Ascoso. Dediti alla poesia amorosa e alle discussioni filosofiche “le attività accademiche assumono di regola una dimensione esclusiva e privata, anche se acquisiscono una risonanza crescente; in particolare […] esse mirano ad allinearsi al nuovo ordine pontificio costruendo legami clientelari stabili con alcune grandi casate papali e con la Curia romana e veicolando una sintesi peculiare di platonismo moderato ed esoterismo alchemico, sensualità artistica e ortodossia religiosa” (da Gardi, Riflessioni sui primi Gelati).

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Negli ultimi anni la villa è divenuta molto famosa in Italia per via dell’attività paranormale riscontrata al suo interno. Sono numerose infatti le testimonianze che credono l’edificio infestato dal fantasma di una bambina e che si sentano provenire dal suo interno urla, pianti e le note di un piano. Nel corso degli anni è stato assegnato il nome di Clara a questo fantasma pur essendo ciò in contraddizione con le fonti storiche che ci parlano della proprietaria Clara Mazzetti (vedi Cenni storici). 
La leggenda dell’infestazione del fantasma della bambina Clara invece si riferirebbe piuttosto a una vicenda legata agli ultimi proprietari attestati, gli Alessandri. Sono due le versioni più famose riguardo la triste vicenda della bambina che, in entrambi i casi, si dice fu murata viva tra le pareti dell’edificio per volere del patrigno. Questi scoprì una relazione tra un proprio sottoposto e Clara e, incapace di sopportare lo scandalo, si vendicò sulla povera figlia costringendola a restare per sempre tra le mura di casa. Un’altra versione della leggenda racconta che la piccola possedesse poteri di chiaroveggenza, che spaventarono il patrigno a tal punto da decidere di sbarazzarsi di lei.

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Nella villa è conservata una lapide misteriosa con un’iscrizione che recita: “Questo è il santuario che Pio IX, pontefice massimo, permise che da privato divenisse pubblico. Petronio Malvasia, compagno e cavaliere, fornì il dipinto, per mano di Antonila Massaria, per il culto di Maria, nostra signora. La nuora lo dedicò nell’anno 1862”, in riferimento a un dipinto ormai perduto. Gli esperti del paranormale hanno accertato che la lapide possiede una carica magnetica molto forte e che la sua temperatura rimane costantemente ai 20° rispetto a quella del muro circostante, che non supera i 15°.

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Diverse visite degli appassionati del paranormale sembra abbiano accertato che la villa è contraddistinta da zone di elevata attività elettromagnetica. Tenderebbero a spiegare fenomeni quali il malfunzionamento degli apparecchi elettrici o il loro spegnimento improvviso. O piuttosto è il caso di definirle come “cose dell’altro mondo”? 
Interessante inoltre il collegamento con le attività di ricerca svolte da alcuni membri della famiglia Malvasia: “la casata dei Malvasia divenne famosa nei salotti bolognesi anche per alcuni suoi componenti che si interessarono agli studi astronomici e astrologici, oltre al vivido interesse per la meteorologia e la sismologia, riconosciuti anche come inventori di macchinari destinati al loro studio. Cornelio Malvasia (1603-1664), cugino di Carlo, fu un brillante astronomo, mentre successivamente lo scienziato Antonio Galeazzo (1819-1884) dimostrò un fervido interesse per le alterazioni magnetiche in coincidenza con fenomeni sismici” (da C. Evangelisti, appenninoweb).

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Nonostante non si rintracciano riscontri ufficiali, sono numerose le fonti che raccontano la triste vicenda di un bambino caduto in una botola della villa e ivi morto nel 1999. Intrufolarsi nell’edificio in rovina e infestato dai fantasmi fornisce sicuramente a molti ragazzini una di quelle scanzonate “prove di coraggio” tra piccoli amici. Un racconto (da C. Evangelisti, appenninoweb) ci riferisce anche della presenza di un uomo che, dopo il luttuoso avvenimento, si travestì da barbone e si mise a guardia della villa con la sua Fiat 850 per scoraggiare altri bambini ad avventurarsi nell’edificio fatiscente.

Spunti videoludici

La villa presenta moltissime occasioni di valorizzazione, conferitegli soprattutto dal soggiorno di Carlo Cesare Malvasia e dai misteriosi avvenimenti degli ultimi anni. Nel primo caso è possibile indagare con occhio videoludico le vicende del Conte, che offrono molti possibili punti d’inchiesta, legati alle sue affinità con il governo di Francia, al misterioso gioiello donatogli dal Re Sole e alle riunioni dell’Accademia dei Gelati, i cui contenuti ci rimangono in parte ignoti, sospesi tra verità e finzione. Nel secondo caso invece, il fantasma della bambina costituisce già di per sé un elemento apparecchiato per un videogioco, basti pensare alla mole di esempi del genere horror.

[Bibliografia]

– Beseghi, Castelli e ville bolognesi, Bologna, Tamari, 1957.
– Cuppini, Matteucci, Le Ville del Bolognese, Bologna, Zanichelli, 1967.
– Andrea Gardi, «Riflessioni sui primi Gelati (1588-1598)», in Andrea Csillaghy, Antonella Riem Natale, Milena Romero Allué, Roberta De Giorgi, Andrea Del Ben e Lisa Gasparotto (a cura di), Un tremore di foglie. Scritti e studi in ricordo di Anna Panicali, Udine, Forum, 2011, pp. 423-434.

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