Descrizione
Appena ad un “quarto di miglio” dalle mura cittadine, su un colle che garantiva la salubrità dell’aria, così agognata dai nobili della terraferma veneta, sorge una delle ville palladiane meglio riuscite. La villa Almerico Capra, anche detta “La Rotonda” vista la circolarità del suo edificio, rappresenta il punto d’incontro perfetto fra il recupero umanistico dell’Antichità e la perfezione dell’architettura Cinquecentesca, il tutto coadiuvato dal rapporto indissolubile che Palladio è riuscito a creare col paesaggio. L’idea di perfezione e armonia è dalla struttura, basata sull’intersezione fra cerchio e quadrato, dai rapporti aritmetici fra le varie componenti dell’edificio e dal modo in cui la luce entra nella Rotonda. La villa conta venti statue in totale, venti finestre per piano e una cupola con diametro di 10 metri. Dal 1994 è inserita nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Cenni storici
Paolo Almerico fu referendario apostolico dei papi Pio IV e Pio V e nel 1565 si ritirò a vita privata nella sua città natale, Vicenza, con l’idea di costruirsi una villa in campagna. Il progetto fu affidato all’architetto Andrea Palladio, che all’epoca aveva già progettato circa trenta ville in terra veneta. Purtroppo, nessuno dei due riuscì a vedere l’edificio completato definitivamente, malgrado questo fosse già abitabile nel 1569. Palladio morì nel 1580 e il proseguimento dei lavori fu affidato all’architetto Vicentino Scamozzi fino al 1585, data in cui la villa fu definitivamente completata nel suo corpo principale. Alla morte di Paolo Almerico la villa passò al figlio naturale Virginio, che la tenne però solamente per due anni prima di cederla in maniera definitiva ai fratelli Odorico e Mario Capra. Nel 1605 i lavori furono definitivamente conclusi e la famiglia Capra conservò la villa fino agli inizi dell’Ottocento. Sotto la loro proprietà si susseguirono diversi interventi e trasformazioni, in linea con la moda e il gusto dei tempi che andavano e venivano. Dal 1818 la villa fu soggetta a diversi cambi di proprietà, subì danneggiamenti durante gli assalti austriaci del secolo e fu acquistata dalla famiglia Valmarana nel 1912. La villa fu parzialmente occupata dai tedeschi e danneggiata dallo scoppio delle bombe cadute nelle vicinanze. I restauri cominciarono nel 1976 a carico della proprietà e quattro anni dopo la villa ha aperto al pubblico, rendendo accessibile anche l’interno sei anni più tardi.
Focus narrativi
La struttura della villa consiste in un edificio a pianta centrale, un volume di forma cubica che ruota attorno a una sala circolare con cupola. Gli assi diagonali di questo corpo centrale sono orientati secondo i punti cardinale, le quattro facciate sono identiche: ognuna dotata di un pronao, con timpano sorretto da sei colonne ioniche e una gradinata che conduce direttamente al piano nobile. Nonostante questo rigore geometrico la villa si presenta comunque come un edificio aggraziato, non come blocco massiccio. Questo grazie anche alla perfetta simmetria corale. La rotonda è priva di fondamenta, si sostiene autonomamente grazie al sistema di archi e volte a crociera in mattoni del pianterreno. L’edificio di dispone su tre piani, più un mezzanino. Mentre al pianterreno si accede attraverso il giardino, ai piani superiori si arriva tramite quattro scale a chiocciola ricavante negli angoli del quadrato. Il pianterreno è adibito ai locali di servizio, con soffitti bassi e scanditi da volte a crociera. Il piano nobile, invece, è il livello di rappresentanza dell’edificio, con soffitti alti decorati da affreschi e stucchi. Vi sono quattro sale d’angolo rettangolari e quattro camerini che comunicano con queste, mentre alla sala centrare vi si giunge da quattro corridoi che partono direttamente dagli ingressi delle logge. Al mezzanino, composto da quattro stanzini, si arriva grazie a piccole scale a chiocciola, ognuna delle quali parte dai camerini. L’attico è illuminato da sedici finestrelle nel sottotetto e si affaccia sulla sala centrale con una stretta balconata circolare.
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Il fulcro della composizione è la sala centrale e la cupola rotonda. Tutta la villa ruota intorno a questo complesso. La parte esterna della cupola si presenta molto diversa da quella disegnata da Palladio dei suoi libri. L’idea originale era quella di una cupola perfettamente emisferica, così progettata di modo da slanciare molto l’edificio. Quella che vediamo, invece, è una calotta ribassata su un tamburo, molto simile a quella del Pantheon di Roma. È chiaro che l’ispirazione principale è proprio quell’edificio e, proprio come nel Pantheon, è presente un oculo che è stato coronato da una lanterna da cui filtra una luce diffusa. La luce stessa e il modo in cui si diffonde all’interno della Villa è l’ennesima prova della meticolosità di Palladio nel progettare e mettere in pratica i suoi lavori. Visto che gli spigoli puntano verso i punti cardinali, durante l’arco della giornata le facciate nord-est e nord-ovest sono rischiarate debolmente dal sole passante. In estate il sole ha un angolo d’incidenza piuttosto verticale, l’interno della Rotonda rimane più ombreggiato e quindi più fresco. In inverno, il sole molto basso entra con i suoi raggi e attraversa l’intera ampiezza del piano nobile. L’armonia non è data solo dalla luce, ma anche dalla pianta e dall’intersezione delle forme di cerchio e quadrato. In generale, tutta la Rotonda si rifà a rapporti aritmetici: la disposizione delle colonne, sei per pronao, segue le regole base della proporzione date da Vitruvio. Il cerchio e quadrato sono le forme archetipe, quelle che secondo Palladio sono le più belle, le più regolate.
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Le statue esterne sono interventi di Lorenzo Rubini e Giovanni Battista Albanese. La decorazione dei soffitti è dovuta a lavori di diversi artisti in contemporanea, mentre gli apparati pittorici in affresco sono di Anselmo Canera, Bernardino India, Alessandro Maganza e, più tardi, del francese Louis Dorigny. La sala ovest è decorata con affreschi in tema religioso mentre il salone a est ospita un’allegoria della vita del primo proprietario, il conte Paolo Almerico. Gli stucchi appartengono a due periodi distinti: le ricche cappe dei camini appartengono ai Seicento, mentre all’inizio del secolo successivo vengono decorati i sovrapporta da artisti provenienti dalla Valsolda. Il luogo però più magico è la sala centrale, soprattutto per le sue decorazioni con finte colonne dipinte e figure di dei della mitologia greca nella parte inferiore. In generale, tutti gli elementi vengono inseriti per dare un senso di sacralità. La quantità di affreschi in effetti richiama più l’atmosfera di una cattedrale che quella di una residenza di campagna. Lo stesso Goethe, che visitò la villa diverse volte in occasione dei Grand Tour, disse che Palladio aveva reso la villa un tempio greco adatto alla sua abitazione. Goethe, per altro, ci teneva a sottolineare come gli ambienti interni fossero organizzati per una persona sola, così come i rapporti geometrici e i riferimenti simbolici. Una villa-tempio, in pratico, dove l’Antichità incontra le aspirazioni del rinascimento.
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Come detto, una delle caratteristiche che rendono unico l’edificio è il suo rapporto con il paesaggio. Proprio per questo, la villa permette di godere di una meravigliosa vista della campagna circostante. Per ottenere questo risultato, vennero fatte delle deviazioni al progetto di modo che ogni facciata fosse il complemento dell’ambiente e della topografia circostante: vi sono delle variazioni nelle facciate, nell’ampiezza dei gradini, nei muri di contenimento. Sono variazioni talmente minuscole da non compromettere la visione corale di simmetria, ma da permettere il dialogo con l’asimmetrico paesaggio di modo da creare quell’armonia che regna sovrana nell’impianto generale. L’ambiente che circonda la villa è caratterizzato da una visione panoramica di alberi, prati, boschetti con Vicenza all’orizzonte. La loggia settentrionale si inserisce nella collina come termine di una strada carrabile. Quando si raggiunge la villa da questa entrata, si ha l’impressione voluta che si stia ascendendo da un piano inferiore a un tempio sulla sommità. A rendere il tutto ancora più armonico è il fatto che la villa non è protetta da mura o siepi a difenderla, aumentando la simbiosi col paesaggio. Ad aumentare ancora di più la suggestione generale c’è il fatto che in Veneto ci siano oltre 4000 ville, costruite nell’arco di quattro secoli. La Rotonda si presenta probabilmente come una delle più belle, ma all’interno di un tour generale delle ville l’effetto totale dev’essere ancora più devastante. Non a caso, quest’armonia generale ha colpito anche Goethe, che ha scritto “l’architettura forse non ha mai creato nulla di più lussuoso”.
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Palladio è uno degli architetti più influenti del Cinquecento che ideò una nuova concezione dell’architettura, in cui gli elementi derivati dalla Classicità si integravano alle esigenze funzionali e alle mode del suo periodo, unendosi armoniosamente col paesaggio. Palladio lavorò anche a Venezia, ma la città cui rimase più indissolubilmente legato è Vicenza e i suoi dintorni. Le sue influenze stilistiche sono enormi, ha lavorato a un numero altissimo di ville che oggi vengono ricordate col suo nome e le sue opere hanno ispirato una corrente stilistica che prende il suo nome, il “palladianesimo”. È stato riconosciuto nel 2010 come “Padre dell’architettura americana”, visto che Thomas Jefferson aveva compreso la valenza dei principi palladiani e individuò nella Rotonda un modello costruttivo adattabile a diversi contesti, fra cui la villa dello stesso Jefferson e l’Università della Virginia. I caratteri peculiari della villa si ritrovano anche nei progetti della Casa Bianca e del Campidoglio a Washington.
Spunti videoludici
La villa si presenta su una collina che ha ai piedi la città di Vicenza. Lo spettacolo scenico e naturale che propone è raro, soprattutto per l’armonia che pervade tutto il complesso. Può essere sfruttata da un punto di vista scenico, si possono creare delle dinamiche videoludiche nel periodo della sua costruzione e si possono sfruttare gli elementi storici che l’hanno coinvolta durante le battaglie con gli austriaci o i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Vista l’importanza e l’influenza del personaggio storico di Palladio, in un videogioco storico ambientato nel Cinquecento un incontro col famoso architetto potrebbe creare elementi nuovi e interessanti, come un’alleanza o una collaborazione col genio di Padova. La villa potrebbe poi essere usata come base operativa di una setta o un gruppo di eroi, da cui partire per spedizioni in tutto il territorio circostante.