Descrizione
Valsamoggia è un comune sparso nato dall’unione di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno, borghi antichi dotati di castelli e rocche medievale. Questi borghi furono attraversati dalle vicende che portarono allo scontro tra Modena e Bologna del quale la battaglia di Zappolino è uno degli episodi-chiave. Nella frazione Oliveto si svolge un particolare carnevale chiamato Funerale della Saracca.
Cenni storici
Sebbene dal 2014 siano stati riuniti in un comune unico, i borghi di Bazzano, Serravalle, Crespellano, Monteveglio, Savigno e le loro piccole frazioni nel corso del medioevo furono in balìa dei grandi potentati medievali che si sono avvicendati nel controllo di queste zone. Modena, nell’unione vescovile con Nonantola, era in possesso di parte di questi territori, divenuti poi feudo di Matilde di Canossa. È con l’inasprirsi delle lotte tra guelfi e ghibellini che emergono i conflitti maggiori tra i due grandi potentati vicini: Modena e Bologna. Una delle battaglie più significative del medioevo ha luogo proprio in uno di questi borghi, Zappolino (vedi focus). Con l’ascesa di Bologna su parte di questi territori si estende la longa manus dei Signori di Bologna, i Bentivoglio, che trasformano la fortezza di Bazzano in una dimora signorile.
Focus narrativi
A Bazzano sorge la Rocca dei Bentivoglio. Nonostante il nome leghi chiaramente la fortezza ai signori di Bologna, notizie di un castrum bazzanese parrebbero datare l’esistenza di una fortezza già intorno all’anno Mille. Prima di entrare tra i possedimenti dei Bentivoglio, Bazzano, dunque, è stata proprietà del vescovo di Modena, il quale concesse Bazzano a Bonifacio di Canossa e, per questa mano, giunse alla contessa Matilde. La figura di Matilde ha creato molte leggende, alimentate dalla fantasia popolare. Una di queste vuole che in una galleria segreta, che doveva collegare la rocca con il castello di Monteveglio, si trovasse l’armatura d’oro della Grancontessa e parte del suo tesoro. Dopo la morte di Matilde, Bazzano e il suo castello, ritornati nelle mani del vescovo di Modena, divengono oggetto di contesa all’interno della rivalità tra Modena e Bologna e nel più generale conflitto tra guelfi e ghibellini. Nel 1250, preso dai bolognesi, il castello viene smantellato, verrà ricostruito alla fine del secolo. Il castello passa di mano in mano sino alla fine del Quattrocento, quando i Bentivoglio ne entrano in possesso e lo trasformano in una dimora signorile. Dopo la cacciata dei Bentivoglio (1506) da Bologna seguì le vicende della città felsinea cambiando frequentemente scopo: divenne carcere e nel 1799 Ugo Foscolo vi fu tenuto prigioniero dagli austriaci, poi fu teatro, caserma, museo etc.
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Le decorazioni ad affresco della Rocca dei Bentivoglio sono stati in parte coperti e sostituiti con altre rappresentazioni, alcune di queste modifiche sono state effettuate agli inizi del Novecento, gli affreschi dell’epoca dei Bentivoglio sono stati coperti da rappresentazioni di simboli e slogan del partito fascista, tra queste sovrascritture (parzialmente rimosse in seguito a restauro) se ne trova una di particolare interesse: un sagittario meccanico di ispirazione futurista che si eleva da un gruppo di ingranaggi.
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In una delle frazioni del comune, ha avuto luogo la celebre Battaglia di Zappolino che vide fronteggiarsi gli schieramenti di Modena e Bologna nell’ambito delle guerre tra Guelfi e Ghibellini. Per dimensioni, lo scontro fu uno dei più grandi del Medioevo, vi si scontrarono, infatti, più di quarantamila uomini. Sebbene Bologna disponesse di ben trentamila fanti e duemilacinquecento cavalieri, la vittoria arrise ai settemila soldati modenesi, meglio addestrati e organizzati rispetto agli avversari. I modenesi riuscirono a mettere in rotta l’esercito di Bologna, inseguendo i fuggitivi fino a Porta San Felice. Giunti alle porte di Bologna, i modenesi schernirono gli avversari per alcuni giorni. Alla fine i soldati di Modena se ne andarono con uno strano trofeo: un secchio di legno, custodito ancora oggi nel palazzo comunale della città. L’episodio è alla base del poema eroicomico di Alessandro Tassoni intitolato appunto La Secchia Rapita (vedi scheda: Monumento ad Alessandro Tassoni).
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La fortezza di Monteveglio è riuscita a difendersi da due assedi particolarmente difficili. Nel contesto dell’umiliazione di Canossa, fu attaccata senza successo da Enrico IV nel 1092. Addirittura pare che nella battaglia l’imperatore perse anche un figlio. A memoria dell’evento, Matilde fece confluire a Monteveglio i Canonici regolari di San Frediano di Lucca, i quali edificarono un monastero su uno precedente (il monastero diventerà una ricca Abbazia per concessione di Gregorio XV nel 1625). Qualche secolo più tardi, Monteveglio fu attaccata dai Lanzichenecchi di Carlo V d’Asburgo che poi avrebbero dato vita al sacco di Roma. Le truppe di Carlo V tolsero l’assedio a causa di una forte nevicata.
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Un’altra leggenda intorno alla figura di Matilde vede la contessa, indebolitasi durante l’assedio, colta da una febbre violentissima e sotto le cure dei monaci. Dopo aver cercato in lungo e in largo della carne per farne brodo, uno misterioso contadino porta ai monaci della carne che conservava in una cavità nella montagna. Il brodo rifocillò Matilde che prima di sera era nuovamente in salute, l’abate, però scoprì che la carne era di biscia! Naturalmente la leggenda vuole che l’abate non rivelò mai la verità sul brodo portentoso.
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A Oliveto, frazione di Monteveglio, il mercoledì delle ceneri ha luogo una singolare festa chiamata Funerale della Saracca. Derivata da una tradizione carnevalesca spagnola, questo tardivo carnevale vuole celebrare l’inizio della bella stagione con un rito piuttosto stravagante, la sepoltura di un’aringa, la Saracca, appunto. Un pesce appeso a un’asta di legno, seguita da una piccola bara, vengono portati in processione lungo il piccolissimo borgo, durante il corteo è inframezzato da momenti nei quali i “congiunti” del defunto ballano una danza tipica, lo Scuciól o “ballo dell’ubriaco” nel quale ci si rotola per terra. Al termine del corteo, un finto parroco celebra il falso funerale in latinorum mentre i presenti stanno in “ginocchiobilis”. La Saracca, nella sua versione originaria, era un misto di carnevalesco e tradizione religiosa (seguiva, infatti le feste legate a San Paolo e Sant’Antonio.
Spunti videoludici
I piccoli borghi del comune sparso di Valsamoggia possono considerarsi un microuniverso in grado di raccontare una parte non secondaria della storia medievale al tempo dei Comuni e della lotta tra guelfi e ghibellini, tra Modena e Bologna. L’esplorazione di questi luoghi e degli eventi storici di cui furono teatro potrebbe portare a un prodotto di pregio paragonabili a un Kingdom Come.
La leggenda dell’armatura d’oro e del tesoro di Matilde di Canossa, o lo strano Funerale della Saracca, possono fornire un substrato leggendario-folkloristico in grado di creare un’atmosfera ricca di suggestione per l’utente; un riferimento, in questo senso, potrebbe essere rappresentato dalla ricerca dell’armatura di Bruto in Assassin’s Creed Brotherhood.