Descrizione
La Trattoria Da Vito è un locale storico della periferia di Bologna, situato nel quartiere Cirenaica. La trattoria, collocata all’angolo tra via Musolesi e via Paolo Fabbri, è diventata celebre grazie alla vicinanza con la casa a Bologna del cantautore Francesco Guccini, il quale vi andava spesso a mangiare e suonare la sera con altri importanti artisti quali Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Fabrizio De André, Roberto Vecchioni, Bonvi e altri. La trattoria, insieme ad altri locali storici, oggi chiusi, è stata quindi luogo di ritrovo dei principali cantautori e artisti dalla fine degli anni Sessanta. Ancora oggi è possibile mangiare da Vito, locale che da cinquant’anni propone la cucina tipica emiliana e conserva i suoi originali e pittoreschi arredi: le tovaglie a quadrettoni bianche e rosse, le tende verdi, le foto delle serate con Guccini e gli altri.
Cenni storici
Come in altre città, tra le stradine e i vicoli di Bologna si nascondevano piccoli locali, osterie e bettole dove era possibile mangiare e bere per pochi soldi e che erano, quindi, frequentate dall’umanità più varia. La cucina era sempre quella tipica della tradizione locale: a Bologna naturalmente dominavano – e dominano ancora oggi, anche in ristoranti più moderni – lasagne, tortellini tagliatelle e stinchi di maiale, sempre in porzioni gargantuesche. In questo ambiente informale non era dunque insolito che tra la variegata clientela di avventori ci fossero cantanti e musicisti più o meno abili. A partire dagli anni Sessanta nelle osterie di Bologna si possono incontrare musicisti del calibro di Francesco Guccini.
Guccini si trasferisce con i genitori da Modena, qui inizia gli studi universitari e arriva alla piena maturazione artistica. A Bologna frequenta il mondo delle osterie insieme ad altri grandi musicisti – a tal proposito, basti pensare che all’Osteria delle Dame Guccini registrò l’album Opera buffa. In questo contesto, la trattoria da Vito diviene uno dei principali luoghi di ritrovo anche perché ubicata all’angolo con quella Via Paolo Fabbri 43 cui Guccini dedica un album e una delle sue canzoni più celebri.
Alla morte del proprietario Vito Pagani, è il figlio Paolo a prendere le redini del locale; col passare degli anni trascorre e si conclude l’epoca delle osterie, con le loro tovaglie a quadrettoni. Queste attività cambiano gestione, si trasformano, molto spesso chiudono del tutto, smettono di essere un luogo di aggregazione per artisti e personaggi stravaganti. La Trattoria Da Vito, tuttavia, rimane fedele alla sua storia e, nel pur mutato contesto sociale degli anni più recenti, continua a essere ancora oggi centro propulsore di attività culturali per il quartiere Cirenaica.
Focus narrativi
Francesco Guccini vive nella celebre via Paolo Fabbri 43 praticamente fino al Duemila. Per una fortunata coincidenza la trattoria da Vito si trova, voltato l’angolo, in via Musolesi. Qui il cantautore modenese si recava praticamente ogni sera fin da giovane per mangiare, bere e giocare a bocce. Attorno a Guccini – e a Lucio Dalla, altro grande frequentatore del locale – si crea un gruppo conviviale di artisti e intellettuali che si riunisce a tavola a discutere di qualunque argomento. Si mangia, si suona, si gioca a carte e si scherza, si organizzano tornei di calcetto ed altri eventi goliardici che animano la vita della Cirenaica fino agli anni Novanta.
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In un’intervista disponibile su YouTube, Paolo Pagani, figlio di Vito e proprietario del locale, racconta di un incidente incorso a Fabrizio De André a pochi chilometri dalla trattoria. Al termine di una serata il cantautore genovese si era fatto preparare un pollo arrosto da portare con sé nel tragitto per tornare a casa; salito sulla sua DS, si era avviato pur essendo alticcio. Dopo qualche ora, il proprietario della trattoria ha ricevuto la chiamata della polizia che riferiva che un uomo aveva avuto un incidente. Dato che l’uomo non riusciva a ricordarsi il proprio nome, gli agenti avevano pensato di chiamare la trattoria leggendone il nome sull’incarto del pollo e i proprietari dovettero andare a prenderlo.
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Nella medesima intervista, Paolo racconta di come anche Bonvi, al pari di Guccini, fosse di casa alla trattoria – tra i due artisti c’era, infatti, una fortissima amicizia. Il geniale creatore di Sturmtruppen una notte si addormentò su tre sedie nelle cucine. Al momento della chiusura nessuno si era accorto che Bonvi era ancora lì e rimase quindi chiuso tutta la notte nella cucina di Vito. Venne liberato solo all’apertura il mattino seguente con suo profondissimo disappunto.
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Lucio Dalla, in un programma di Rai Due sulla vita notturna di Bologna, racconta di come negli anni delle grandi frequentazioni, in cui Guccini e Bonvi la facevano da padroni, Vito era una sorta di covo di artisti che era aperto quasi tutta la notte, nonché una sorta di portofranco all’epoca dei fatti di Bologna – a tal proposito, Dalla parla non di una «pace sociale ma una pace locale». Dalla racconta anche che una delle sere, ormai divenuta mattino, passeggiando in attesa che Vito riaprisse, alle sei del mattino, s’imbattè nella prostituta «che non ragionava male» protagonista di Disperato Erotico Stomp.
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Un altro aneddoto su Lucio Dalla raccontato da Paolo Pagani vuole che Dalla si trovasse nella cucina di Vito prima di firmare il contratto discografico per Banana Republic. Dalla trasformò la discussione nelle cucine di Vito in una sorta di rito scaramantico da effettuare prima di un evento importante.
Questo e gli altri aneddoti, pur velati ormai di leggenda, testimoniano come quello delle osterie fosse realmente un circuito vivo e vitale nel tessuto artistico e sociale della città.
Spunti videoludici
L’ambiente delle osterie bolognesi ha dato alla musica italiana un contributo essenziale e, per certi versi, inaspettato. Vito rappresenta uno degli ultimi luoghi, divenuto quasi mitico, nei quali è possibile rivivere ancora oggi l’atmosfera post-sessantottina nella quale sono fiorite alcune delle esperienze cantautoriali più importanti della musica del nostro paese. La trattoria da Vito, per la presenza di Paolo Pagani, il proprietario, è un punto di facile accesso a tutti gli aneddoti che compongono la storiografia minore di questa fetta di cantautorato: dal punto di vista più strettamente videoludico, oltre che fonte, Vito può essere la location di partenza per ricostruire la storia della scena musicale bolognese.