Torre del Lebbroso, foto di Geobia, licenza CC-BY-SA 3.0 da Wikimedia Commons

Torre del Lebbroso

Descrizione

La Torre del Lebbroso è una fortificazione della cinta muraria di Aosta, trasformata in casa gentilizia e dimora per lebbrosi. Inizialmente la Torre apparteneva alla famiglia De Friour, poi fu abbandonata e divenne nota come “Tour de la frayeur” (in francese: “Torre dello spavento”). Il nome attuale deriva invece da una vicenda svoltasi tra il 1773 e il 1803, quando Pierre-Bernard Guasco da Oneglia, un lebbroso appunto, viene confinato nella torre assieme alla sorella. I due morirono entrambi all’interno delle mura della fortificazione per impedire che il contagio si diffondesse nella città.

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Cenni storici

La Torre del Lebbroso ha attraversato i secoli cambiando spesso scopo. Originariamente essa era un torrione della cinta muraria di Aosta di origine romana. Sui resti di questa fortificazione i De Friour, una famiglia nobile la cui esistenza era già attestata nel sec. XII, la ricostruirono facendone la propria dimora.

Nel ‘400 alla costruzione originaria venne affiancata la torre scalare sul lato nord, che consente anche oggi un comodo accesso ai piani superiori. Furono inoltre aperte le finestre in pietra disposte sul lato sud, prima assenti.

Nel corso dei secoli vide diversi passaggi di proprietà e l’abbandono, durante il quale venne rinominata dai cittadini “Tour de la frayeur” (torre dello spavento), finché nel 1773 viene acquistata dall’Ordine Mauriziano per entrare a far parte dell’”Hospice de charité”. In questo periodo prese il suo nome attuale, poiché vi vennero confinati il lebbroso Pierre-Bernard Guasco da Oneglia e la sorella fino alla morte. In seguito il luogo divenne ricovero per i parenti delle vittime di colera, infine osservatorio meteorologico. Oggi la torre appartiene alla Regione e non è visitabile.

Focus narrativi

Xavier de Maistre dedicò alla figura di Pierre-Bernard Guasco un libro titolato Le Lépreux de la cité d’Aoste (Il lebbroso della città d’Aosta), pubblicato nel 1811. Lo scrittore conobbe personalmente il malato, ricreando la sua condizione di isolamento grazie a un espediente narrativo che ripercorresse anche la modalità con la quale aveva avuto modo di incontrarlo. Il romanzo racconta infatti di un soldato che, trovandosi per caso a passare da Aosta durante la Campagna delle Alpi (1797), penetra per curiosità nel giardino della torre e vi incontra il lebbroso. Stando a quanto scrive de Maistre, Pierre-Bernard Guasco si occupava al tempo di coltivare quel giardino e di rendere la propria prigione l’angolo di mondo più bello che esistesse. Dai risvolti decisamente drammatici, il romanzo racconta poi del rapporto che il lebbroso ha avuto con la sorella, accompagnandola durante il calvario indotto dalla sua stessa malattia. L’opera assume i toni di una sofferta dissertazione sulla solitudine, sulla segregazione e sugli stati d’animo che ne derivano. Chiuso nel tempo del dialogo tra Pierre-Bernard e il soldato, esso si conclude con il chiavistello della torre che torna seccamente a chiudersi.

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Si dice, sempre nel romanzo di de Maistre, che il lebbroso confinato nella torre visse una storia d’amore proibita. Una splendida fanciulla, della quale oggi non sappiamo più il nome, trovandosi a passare per la prigione del povero sventurato si spinse (anch’essa preda della curiosità) fino all’uscio socchiuso della fortificazione: qui scorse l’affascinante sagoma dell’uomo, purtroppo sfigurata dalla malattia. Finché Pierre non fu deceduto, all’età di 52 anni, la dama tornò regolarmente alla torre. I due si osservavano da lontano, dalle finestre, vivendo del gioco dei propri sguardi e imparando a conoscersi. Vincendo la paura del contagio, l’amante portava al recluso addirittura dei piccoli doni che gli rendessero il calvario della lebbra più sopportabile. Il loro amore fu però proibito fino alla fine.

Spunti videoludici

La triste vicenda di Pierre-Bernard Guasco non può che ricordare una lunga serie di icone, remote ma anche contemporanee: dal Gobbo di Notre Dame di Victor Hugo ai recenti e grotteschi reclusi di Tim Burton. La figura del lebbroso si presta bene per un racconto videoludico che lo veda come protagonista, o come figura da incontrare e imparare a conoscere: in questo senso si pensi al fatto che la torre, in sé, rappresenta un luogo circoscritto dal quale non si può entrare né uscire, significativamente raccolto al fianco di una lunga scala a chiocciola (la torre scalare) che consente di spostarsi rapidamente da un piano all’alto. Al suo interno, tra i giardini e le stanze private, si trovano tutti gli ambienti necessari per sviluppare un’esplorazione affascinante, carica di emozioni e al tempo stesso documentata storicamente.

[Bibliografia]
Carlo Nigra, Torri e castelli e case forti del Piemonte dal 1000 al secolo XVI. La Valle d’Aosta, Musumeci, 1974.
Xavier de Maistre, Le Lépreux de la cité d’Aoste, 1811.

[Sitografia]
Turismo Valle d’Aosta
chronicalibri.it

[Scheda Film Commission]
Film Commission Vallee D’Aoste

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