Descrizione
La Torre dell’Orologio di Mestre, conosciuta anche come Torre Civica, è situata nel cuore della cittadina, in piazza Edmondo Matter. Questa torre era originariamente parte di un sistema difensivo composto da 15 tra torri e torresini, appartenenti all’ormai caduto Castelvecchio. Tra queste, Torre Belfredo e Porta Altinate sono oggi le uniche altre superstiti. Dotata di orologio a partire dal Cinquecento, la torre oggi affidata dal Comune di Venezia alla Municipalità di Mestre-Carpenedo è tornata a suonare, grazie alla sua campana, allo scoccare delle ore e delle mezzore diurne.
Cenni storici
La Torre dell’Orologio fu eretta dai Collalto, nobile famiglia longobarda stanziatasi a Mestre in età medievale, nel 1108. Inizialmente parte del complesso di Castelvecchio, venne poi inglobata nel secondo castello, il Castelnuovo. Nei quattrocento anni successivi alla costruzione non si hanno notizie riguardo la torre, probabilmente poiché ha svolto il proprio ruolo difensivo senza intoppi. Dalla seconda metà del Cinquecento invece abbiamo nuove notizie riguardo la torre: in primis viene dotata dell’orologio a parete sulla facciata rivolta verso Via Palazzo e viene designato un deputato alla custodia della struttura. Nel corso dei secoli subì diversi restauri e sostituzioni: i più importanti furono nel 1827, quando venne sostituita la macchina che alimentava l’orologio; nel 1877 quando vi fu un’ulteriore sostituzione dei meccanismi interni alla macchina e negli anni Novanta del Novecento, quando vi fu un radicale restauro che comprese anche il ripristino della storica campana.
Focus narrativi
L’orologio della torre appare insolito a prima vista. Sebbene risalga al Basso Medioevo, i numeri posti sul quadrante sud sono numeri arabi anziché numeri romani. La sostituzione con un quadrante a numeri arabi fu una delle conseguenze del restauro avvenuto nel 1827 e a effettuare questa modifica furono due artigiani trevigiani: l’orologiaio Giovanni Fiorentin e il meccanico Giuseppe Negrato. In quello stesso intervento ricostruttivo venne anche rimosso un torricino ottagonale del quale abbiamo solo testimonianze scritte ma non visive, poiché attutiva il suono della campana, la quale venne quindi fissata su un blocco di pietra tramite due sostegni di ferro. La struttura proposta dai due trevigiani è ancora oggi quella utilizzata dalla struttura.
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Nel 1902 venne proposta una miglioria che purtroppo fu abbandonata dopo pochi anni, nel 1909, a causa delle difficoltà tecniche e dei mezzi necessari. La gente lamentava di faticare nel leggere le ore e i minuti e si pensò quindi di attuare un sistema che rendesse la torre di Mestre più funzionale ma anche più simile a quella veneziana posta in Piazza San Marco. Tramite l’apertura di due finestrini laterali che poggiavano su tamburi rotanti illuminati a corrente elettrica sarebbe dovuto essere più facile leggere ore e minuti. Una volta implementato, il sistema mostrò segni di malfunzionamento fin dal principio, portando quindi all’abbandono di questo meccanismo anche su consiglio del costruttore della macchina su cui l’orologio si basava.
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Il deputato alla custodia della torre era una figura certamente interessante. Il suo compito era quello di far funzionare l’orologio e la campana, tuttavia godeva di determinati privilegi giuridici. Veniva infatti considerato “proprietario affidatario” della torre per conto del Comune e poteva utilizzare i locali interni della torre, oggi riaperti al pubblico, come preferiva. Sono a noi giunte testimonianze dei locali interni alla torre utilizzati come magazzino, oppure come nel caso di tal Antonio Gava, come abitazione privata e bottega da caffè. Proprio grazie a questi privilegi d’uso, l’esercito austriaco utilizzò per qualche anno la torre come punto di avvistamento e difesa, in seguito ai moti rivoluzionari del 1848, mentre nel Ventennio fascista vi si riunivano le brigate nere.
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Oggi aperta al pubblico la torre ospita visite turistiche e didattiche. I locali interni, una volta a uso del custode, sono stati riorganizzati in modo che siano fruibili dai cittadini e in particolar modo dagli studenti per conoscere meglio la storia della torre tramite 11 pannelli realizzati sia in italiano che in inglese per accompagnare i visitatori lungo la visita. All’interno sono tenute anche mostre fotografiche temporanee, presentazioni di libri sul territorio e sono esposti anche reperti archeologi provenienti dal Fondo De Gelthof. Per facilitare l’accesso ai piani superiori della torre è stata installata nel 2003 una moderna struttura di legno e metallo sul lato ovest dell’edificio, a opera dell’architetto Guido Zordan.
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Utilizzata come archivio comunale, la torre venne svuotata nel 1976 in seguito a un forte terremoto. La struttura fu messa a dura prova, ma non ci furono gravi danni. Tuttavia la precarietà di certi locali spinse il Comune a evacuare completamente la struttura, almeno fino alla ristrutturazione dell’architetto Guido Zordan avvenuta nei primi anni 2000. Questo intervento di restauro conservativo è stato effettuato con il principale scopo di permettere all’edificio di riaprire al pubblico, conservando però i segni del tempo e della storia che la torre aveva vissuto. Secondo le fonti e i registri che sono arrivati a noi oggi, questo è il tempo più lungo, almeno tra quelli documentati, in cui la torre è rimasta inagibile.
Spunti videoludici
Una struttura come quella della Torre Civica di Mestre è perfettamente compatibile con un qualsiasi villaggio o piccola città con fattezze medievali. Un edificio così alto fornisce sicuramente un ottimo punto di osservazione per i giocatori. Inoltre, è possibile incentivare l’esplorazione della torre, sia all’interno che all’esterno, disseminando oggetti collezionabili come bonus, oppure come parte di una missione per riparare l’orologio della torre trovando appunto i pezzi mancanti o cercando pezzi di ricambio.
Considerando invece lo scopo originario di costruzione della torre e l’uso che ne fece l’esercito austriaco, la torre svolge un’ottima funzione se si parla di scenari di difesa, come un assalto alla città oppure come fulcro di un gioco in stile “tower-defense”.
Peculiare potrebbe anche essere l’utilizzo della torre come sfondo di una mappa di un picchiaduro, con i personaggi che combattono nella piazza, mentre la maestosa torre sovrasta la schermata di fondo.
Volendo sfruttare al massimo i locali interni, si potrebbe perfino realizzare un gioco gestionale nel quale il giocatore si trova nei panni del deputato di custodia: così facendo si potrebbero creare delle opzioni tra le quali il giocatore è libero di scegliere per gestire la torre come ritiene più opportuno, esattamente come i vari custodi nel corso del tempo.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Rizzato, P., Storia di Mestre: dalle origini ai nostri giorni, Pordenone, Biblioteca dell’immagine, 2017, pp. 9-10, 13-16;
– Sbrogio, M., I castelli di Mestre e l’antica struttura urbana, Mestre, Centro studi storici, 1990, pp. 1-181
[Sitografia]
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