Teatro Grande

Descrizione

Situato nel centro di Brescia, il Teatro Grande ha ospitato nel corso dei secoli numerosi concerti, spettacoli e manifestazioni che hanno visto la partecipazione di direttori, orchestre e artisti tra i più importanti sia a livello nazionale che internazionale. La denominazione del Teatro è considerata un omaggio alla figura di Napoleone Bonaparte, chiamato appunto “Il Grande”. L’edificio, introdotto da una grande scalinata, si sviluppa attorno alla sala principale, caratterizzata da una forma a ferro di cavallo, da tre ordini di palchetti e due ordini di gallerie e, sul fondo, dal palco rettangolare.

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Cenni storici

Dove oggi sorge il teatro, all’inizio del XVII secolo vi era un palazzo appartenente all’Accademia degli Erranti al cui interno si svolgevano diverse lezioni e attività e, una volta all’anno, venivano proclamati alcuni componimenti poetici o musicali dedicati ai sovrani della Repubblica di Venezia. Nel 1664 e successivamente nel 1710, l’edificio fu trasformato in teatro conservandone però la vecchia facciata (tuttora visibile) mentre nel 1780 fu arricchito con il portico. Tra il 1760 e il 1769 fu costruito anche il foyer (o ridotto) su quella che era stata fino al 1739 la sala accademica degli Erranti mentre l’antica sede della “Reggenza” è oggi una caffetteria. Il teatro fu inaugurato nel dicembre 1810 con l’opera Il sacrificio di Efigenia ma subì fino agli anni Trenta modifiche e interventi, per poi essere restaurato periodicamente con l’obiettivo di preservarne la struttura. Nel 1912 il Teatro Grande fu inoltre riconosciuto come monumento nazionale.

Focus narrativi

Tra i vari spazi che arricchiscono il teatro vi è anche la Sala delle Statue. Anticipata da un’antisala con lo stesso nome, essa è caratterizzata da delle colonne lisce con capitello ionico e da una balaustra che sorregge 16 statue realizzate in gesso da Giuseppe Luzziardi. Al suo interno sono presenti anche i busti in bronzo del drammaturgo Gerolamo Rovetta e di Giuseppe Verdi. Un terzo busto, rappresentante il maestro Arturo Benedetti Michelangeli, è stato poi aggiunto nel 2002.

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Altro locale di grande interesse è il Salone delle Scenografie. Chiamato anticamente “Sala dei Pittori” e collocato sopra il palco, esso deve il suo nome alla funzione originaria della sala, ovvero lo studio e la costruzione delle scenografie. Tale pratica si diffuse soprattutto a partire dalla fine del Settecento, quando le ambientazioni presenti nelle opere teatrali aumentarono e diventarono sempre più diversificate le une dalle altre e, di conseguenza, aumentò anche l’esigenza di produrre nuovi fondali. Spesso questi ultimi erano realizzati utilizzando scenografie di vecchie opere già presentate, le quali venivano appositamente trattate con un particolare lavaggio per poi essere nuovamente dipinte. A seguito di un restauro, oggi il salone è utilizzato dagli attori come spazio di prova o come sala per eventi privati e riservati ad un pubblico ridotto.

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All’ingresso del teatro erano solitamente poste alcune persone con il compito di accogliere il pubblico. Esse, quando all’esterno dell’edificio, avevano l’obbligo di indossare la “bautta”, tradizionale travestimento di origine veneziana caratterizzato da una maschera che essi potevano togliere soltanto una volta all’interno del teatro. Da questa usanza deriva probabilmente la denominazione attuale del personale di servizio del teatro, i cui componenti sono appunto chiamati “maschere”.

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Si dice che durante l’Ottocento, il Ridotto e le sale adiacenti ad esso (zona allora dedicata ai momenti di svago), ospitassero giochi d’azzardo alla quale partecipavano con particolare frequenza anche gli ufficiali francesi della Grande Armata, presenti sul territorio a causa della Campagna d’Italia appena conclusa. Nel 1810, in tale contesto, fu stilato un “Regolamento Per l’Esercizio de’ Giuochi d’Azzardo” per regolamentare le serate trascorse all’insegna del divertimento e che, originariamente esposto nel Ridotto, è ora custodito negli archivi del Teatro.

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Tra le opere che debuttarono al Teatro Grande vi fu anche la seconda versione della Madama Butterfly. Essa, presentata nella sua prima versione al Teatro della Scala a Milano nel 1904, inizialmente non ebbe infatti il successo desiderato e portò l’autore Giacomo Puccini a rivederne lo spartito, poi presentato a Brescia durante una serata che vide anche la partecipazione del Re Vittorio Emanuele III e che fu poi un grande successo. Tale calorosa accoglienza convinse inoltre lo stesso autore a scrivere una lettera di ringraziamento indirizzata alla Deputazione del Teatro per esprimere la propria gratitudine e gioia nei confronti del pubblico bresciano.

Spunti videoludici

Quello del teatro è da sempre un luogo estremamente suggestivo, sia per la sua estetica che per ciò che avviene al suo interno. Su di uno stesso palco prendono vita numerose storie, nascono e si sviluppano diversi personaggi che vanno ad intrecciare il reale con ciò che è finzione. Il teatro, così come i moderni cinema (anche se in modalità differenti), permettono una sospensione dello spazio e del tempo che concede al pubblico di estraniarsi per qualche istante dalla propria vita ed entrare in simbiosi con quella dei personaggi sul palcoscenico. In questo contesto, un’improvvisa inversione dei ruoli potrebbe essere l’elemento iniziale per lo sviluppo di una narrazione. Potrebbe poi essere interessante ripercorrere quella che è stata la storia del teatro attraverso le personalità che hanno calcato il palco bresciano o i personaggi che su di esso hanno preso vita, andando a creare un percorso utile a scopi didattici. I diversi ambienti del Teatro Grande possono inoltre nascondere segreti e misteri, magari anche connessi all’elemento tradizionale delle maschere, che possono essere facilmente sfruttati in una narrazione videoludica.

[Sitografia]

Teatrogrande.it

 

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