Descrizione
Il Teatro Farnese è stato costruito all’interno del Palazzo della Pilotta, un complesso monumentale fatto erigere da Ranuccio I Farnese per dare una veste di grandiosità europea alla città. Il teatro si trova al primo piano del complesso e sorprende per le sue dimensioni: era stato infatti progettato per realizzare l’opera-torneo, un particolare tipo di rappresentazione barocca in cui la recita del melodramma è accompagnata da una simulazione di eventi bellici. Per questo motivo il palcoscenico si estende per ben 40 metri e si apre di 12 metri, con una pianta allungata a forma di “U” per favorire acustica e visuale agli spettatori. All’epoca era possibile ammirare la decorazione che purtroppo oggi è andata perduta: statue di gesso raffiguranti divinità mitologiche lungo la balaustra e nelle nicchie in alto, cornicioni e capitelli dorati, rilievi in marmo bianco e porfido rosso.
Cenni storici
Ranuccio I Farnese decise di costruire il teatro nel 1618, in occasione della visita di Cosimo II de’ Medici a Parma. Il fiorentino era di passaggio nella città emiliana poiché si trovava in viaggio verso Milano, per onorare la tomba di San Carlo Borromeo, canonizzato pochi anni prima. Il pellegrinaggio tuttavia ebbe un intoppo e non fu più effettuato, così il teatro rimase chiuso per altri 10 anni prima di essere inaugurato. Nel 1628 infatti, in occasione delle nozze tra Odoardo Farnese e Margherita de’ Medici, venne allestito lo spettacolo “Mercurio e Marte”, accompagnato da grandi e sfarzosi festeggiamenti. Da allora sino al 1732 il teatro fu utilizzato soltanto otto volte, a causa degli alti costi e delle difficoltà logistiche che avrebbero comportato gli allestimenti.
Nel 1944 i bombardamenti degli Alleati colpirono il palazzo e una parte di esso crollò sotto il peso delle bombe. Negli anni ’50 ebbe infine inizio una lunga opera di recupero che, ad oggi, ha restituito l’intera struttura nella sua grandiosità.
Focus narrativi
Ranuccio I Farnese governò Parma e Piacenza dapprima in qualità di reggente per sei anni fino al 1592, poi come duca fino al 1622. Fu capace di rendere Parma una delle città più rinomate e ammirate del periodo facendo costruire l’edificio della Pilotta con il Teatro e la Cittadella, rinnovando l’ambiente urbano secondo lo stile barocco e facendolo entrare in competizione per bellezza e maestosità con capitali europee del calibro di Parigi e Londra. Sotto il suo regno sono da ricordare alcuni provvedimenti di carattere legislativo come le Costituzioni del 1594 in cui fanno la loro comparsa l’abolizione del lavoro festivo, numerose bonifiche del territorio e una delle prime regole per lo smaltimento dei rifiuti in buche sotterranee. Sfuggì a una congiura messa a punto dalla famiglia dei Sanvitale e di altri nobili, non lesinando una rappresaglia esemplare che lo portò a squartare e decapitare i propri nemici prima di mostrarli in pubblico, monito per scoraggiare altri tentativi contro la sua persona. Fu amante dello sfarzo: un esempio su tutti è da rintracciare, oltre che nella grandiosità del Teatro, anche nella reggia di Colorno, fatta costruire sul modello di Versailles. Le cronache dell’epoca ce lo descrivono come un uomo risoluto, ma anche altamente superstizioso e diffidente nei confronti di chi pensava andasse contro il suo volere.
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In occasione del matrimonio tra Odoardo Farnese e Margherita de’ Medici, il Teatro ospitò grandi feste e spettacoli, non ultimo anche una vera e propria battaglia navale (naumachia). A testimonianza della ricchezza e dello sfarzo dei Farnese, il teatro venne allestito per adattarsi a questo grandioso spettacolo: la platea fu infatti allargata e riempita di un’enorme quantità d’acqua che venne pompata attraverso dei serbatoi fatti portare per servire allo scopo preposto da sotto il palcoscenico.
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Odoardo Farnese viene ricordato per le sue smanie di grandezza, ma anche per la poca concretezza. Dopo il matrimonio in pompa magna al Teatro Farnese, tentò infatti di ingraziarsi il cardinale Richelieu, nel 1633, gloriandosi di un esercito di 6000 fanti per contrastare le mire espansionistiche spagnole in Italia. Tuttavia si indebitò con le banche per mantenere la sua legione e questa venne persino sbaragliata da Francesco d’Este, che lo costrinse a cedere Piacenza e lo obbligò a firmare un trattato di pace. Soltanto una successiva mediazione di Papa Urbano VIII gli restituì la città. Lo stesso pontefice anni dopo fu costretto a scomunicare il Duca Odoardo e incorrere in guerra contro di lui. Ma anche in quell’occasione a Odoardo fu provvidenziale l’aiuto francese, stavolta da parte del cardinale Mazzarino.
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L’architetto incaricato da Ranuccio I per costruire il Teatro fu il ferrarese Giovan Battista Aleotti, detto “L’Argenta”. Grande uomo di cultura, le sue competenze furono molteplici: matematica, architettura e filosofia. Autore di molti libri, si distinse negli anni precedenti ai lavori di Parma per le opere di ingegneria militare e cittadina a Ferrara. Da quel momento in poi si dedicò con passione anche alla costruzione di macchine teatrali, alcune delle quali progettate per portare sul palco o far uscire da esso attori ed elementi scenici, anche molto grandi.
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L’imponente struttura del Teatro rientra nel gusto barocco e nel cosiddetto “gigantismo” degli spazi, utili a stupire lo spettatore che vi si fosse trovato all’interno. Anche quando venne abbandonato a se stesso, sotto i Borbone, diversi uomini di cultura e scrittori non lesinarono la propria ammirazione per la struttura in abete rosso del Friuli interamente ricoperta di stucco per simulare l’effetto del marmo. Tra i grandi letterati che vi sostarono ad ammirare stupiti la sua maestosità, ricordiamo Charles Dickens (che tuttavia rimarcò lo stato di incuria in cui versava il Teatro e la presenza di numerosi topi), Montesquieu e Charles de Brousses.
Spunti videoludici
Il Teatro offre uno spazio di per sé ottimale per un’ambientazione videoludica di genere ancora poco esplorato, ossia una narrazione legata al mondo del teatro. Ciò consentirebbe di approfondire non solo la storia della location, ma anche dei personaggi che vi ruotarono intorno. È possibile davvero immaginare vari generi per valorizzare tale spazio: ambientazione per avventura grafica, luogo di recita per una visual novel e persino un’arena da combattimento per picchiaduro.
Infine, la location si presta sicuramente per ambientare progetti educativi in VR, come già in questi ultimi anni è accaduto con discreto successo.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Gandolfi V., Il Teatro Farnese di Parma, Parma, Battei, 1980.
– Bentini J, “Il Teatro Farnese: caratteristiche e trasformazioni”, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di), Il Palazzo della Pilotta a Parma. Dai servizi della corte alle moderne istituzioni culturali, Parma, Franco Maria Ricci, 1996.
[Sitografia]
Complesso della Pilotta
FAI
Baroque
Musei Parma
[Scheda Film Commission]
Emilia-Romagna Film Commission