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Sant’Agata dei Goti

Descrizione

Sant’Agata dei Goti è una cittadina ricca di storia e di fascino, che ha attirato a sé numerose personalità proprio in favore della ricchezza dei suoi patrimoni artistici e culturali. Essa lega le sue origini sannitico-romaniche a ricche vicissitudini storiche, politiche e religiose. Si innalza su un costone in tufo ed è circondato dalle forre create naturalmente dai due fiumi Riello e Martorano. La cittadina è piena di casette impilate, viottoli nascosti, cunicoli scavati, archi e terrazze, e con il tempo non ha perso la sua originaria bellezza: ha acquisito anzi nuovi edifici d’impianto moderno in un’armonia di continuità tra l’architettura antica e quella coeva.

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Cenni storici

Sopravvissuti alla sconfitta di Totila nel 553, i guerrieri Goti di una colonia si stanziarono nella cittadina di origini sannitico-gotiche come cittadini dell’Impero. Divenne presto possesso dei Longobardi che l’amministrano sotto il loro gastaldato, poi successivamente passò nelle mani dei normanni.

Sotto alcune delle più illustri famiglie della contea napoletana, tra cui i Della Ratta, gli Acquaviva e i Coscia, Sant’Agata è diventata un feudo a tutti gli effetti. L’età del feudalesimo si estinse sotto la famiglia Carafa, anch’essi nativi napoletani. Dal X secolo divenne anche sede vescovile. Per la storia completa vedi qui e qui.

Focus narrativi

Nella zona a nord del territorio sono state trovate tracce di una necropoli risalente al 300 a.C. Gli scavi hanno portato alla luce numerose sepolture disposte in filari regolari e paralleli, orientati in senso Est-Ovest. Il rituale vigente ai tempi di queste sepolture era vedeva i corpi dei defunti disposti in posizione supina e con le braccia adagiate lungo il corpo. Al fianco delle tombe sono stati trovati corredi ceramici in cavità appositamente scavate nel tufo: offerte portate simbolicamente al defunto; il corredo interno invece era composto da singoli oggetti: ollette o crateri di piccole dimensioni.

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Sant’Agata dei Goti è famosa per l’Infiorata, un evento di origine religiosa in cui viene eseguita una lunga processione molto sentita dagli abitanti del luogo, durante la quale la cittadina si ricopre di fiori e di altarini.

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Sant’Agata dei Goti è stata set cinematografico di numerosi film tra cui La mia generazione di Wilma Labate, L’imbroglio nel lenzuolo di Alfonso Arau e Si accettano miracoli di Alessandro Siani.

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Sant’Agata ha portato poi alla luce un antichissimo cratere di un noto ceramista e pittore vascolare del IV Secolo a.C., chiamato “vaso di Assteas”, il quale raffigura il mito del ratto d’Europa. Dopo decenni di vicissitudini e di contese è tornato in Italia ed esibito nella sua regione di appartenenza dal 2005. Il vaso è noto come “il vaso più bello del mondo”.

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Nell’anno 1100 la cittadina ha ospitato papa Pasquale II.

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Giacomo Casanova vi trovò riparo in fuga da alcuni aguzzini e molteplici spasimanti, chiedendo alloggio al duca di Maddaloni.

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Freud e Jung si scambiarono notizie e lettere sulla “Croce fallica” di Sant’Agata dei Goti, che rimanda a riti medievali e pagani (Carl Jung, Freud/Jung Letters, Vol. 1, Pages 262-264).

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Qui Alfonso Maria de Liguori, patrono di tutti i confessori e moralisti dal 1871, prima di diventare santo passò la sua vita a educare il popolo e a curare le campagne scrivendovi intanto quasi tutte le sue centoundici opere.

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Nell’800 Theodore Mommsen, generalmente considerato uno dei più grandi classicisti del XIX Secolo, fu ospitato dai Rainone per studiare le scritte latine sparse tra le chiese, i conventi e i palazzi della città. I suoi studi furono mandati avanti poi da due santagatesi, l’archeologo Domenico Mustilli e il grecista Vittorio De Marco.

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Nel 1896 arrivò in città il giovane Benedetto Croce, che stava accompagnando (assieme a Giuseppe Ceci e Giulio de Montemayor) Emile Bertaux sulle tracce di un quadro del ‘400. Tale quadro, del maestro napoletano Angiolillo Arcuccio, era custodito nella chiesa dell’Annunziata. Il gruppo credette però di trovarlo in quella di San Francesco, e non trovandolo ivi vi passò quindi davanti senza però riconoscerlo.

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Si dice che nelle immediate vicinanze dei muri tufacei del borgo sarebbero stati sepolti e non ancora trovati, a oltre venti metri di profondità, due camion contenenti soldi e rifiuti tossici presumibilmente di proprietà della camorra. Il timore della popolazione è rivolto alle falde acquifere, le quali potrebbero essere contaminate dalle sostanze sotterrate cogli automezzi.

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Se si osserva la città dal ponte è possibile ammirare una particolare roccia a forma di scimmia.

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A poca distanza dalla città sorge una grotta dedicata alla Madonna di Lourdes. È un’edicola votiva incastonata in un colle, realizzata nel 1919.

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Nel 2008 il ricercatore indipendente Leonardo Benedetto Romano rinvenne casualmente una grande piramide, conosciuta sul luogo come “collina Ariella”. La piramide presentava similitudini con piramidi di Visoko rinvenute in Bosnia Erzegovina. A seguito del rinvenimento furono trovate altre due costruzioni simili nei vicini Caiazzo e Moiano. Tutt’oggi le origini di queste piramidi sono avvolte nel mistero e rappresentano un problema e un motivo d’interesse per gli studiosi. Da una parte alcuni vedono le piramidi come costruzioni dell’uomo, dall’altra i geologi le reputano un fenomeno naturale legato a processi di erosione. Il ritrovamento di una quarta piramide a Montesarchio avalla però la teoria dell’intervento dell’uomo: tracciando infatti una linea che unisce i punti in cui sorgono le piramidi, essa risulta perfettamente allineata (come nel caso delle piramidi Egizie) alla Cintura di Orione. Nei pressi della piramide di Sant’Agata dei Goti sono state inoltre ritrovate delle sfere di pietra dalle dimensioni variabili, utilizzate probabilmente (a detta degli storici) per erigere queste strutture. Si ignora tuttavia quale antica civiltà possa aver costruito questa piramide: benché la zona sia stata abitata da numerose popolazioni, nessuna di queste era dedita all’edificazione di simili edifici. Numerosi ufologi hanno studiato la piramide ricollegandola a una qualche azione aliena.

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Nel 2009 dei malfattori ignoti hanno rubato con una ruspa munita di benna una delle sfere di pietra circostanti la piramide di Sant’Agata dei Goti. Avendo le sfere solo un valore storico e non possedendo pertanto alcun valore venale, ci si è chiesti quale fosse il motivo del furto.

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Nel 593 la chiesa di Sant’Agata dei Goti, fino a quel momento dedita ai culti ariani, fu riscattata e consacrata al cattolicesimo da papa Gregorio I. La leggenda vuole che il cambiamento di titolarità fosse osteggiato da parte del diavolo, il quale si insediò in una scrofa e protestò per tre giorni tra gemiti notturni e fumi di zolfo, scacciato poi da una nuvola profumata che andò a posarsi sull’altare maggiore della chiesa stessa.

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Il clima è particolarmente ostile durante l’inverno ed è caratterizzato da una nebbia densissima e umida, favorita dai vicini fiumi, e da forti venti da sud-est.

Spunti videoludici

Il luogo è circondato da realtà sepolcrali indubbiamente evocative, spazialità potenzialmente micro-cosmiche che ben si prestano a esplorazioni interattive videoludiche: la necropoli, la piramide, i camion sepolti, la grotta dedicata alla Madonna di Lourdes.

Spazi chiusi, raccolti, talvolta proibiti, in cui si può addentrare, talvolta immersi in fitti misteri: cosa si nasconde dentro la piramide di Sant’Agata? Possiede davvero un interno? C’è un modo per entrare? Dove sono nascosti i camion? Che ne è stato del diavolo incarnato nella scrofa, dove si è nascosto? L’ingresso in un luogo, finalizzato a scoprirne i segreti o la vera natura, è indubbiamente evocativo e struttura un’interazione videoludica affascinante e ricca di sfumature.

[Bibliografia]
M. Squillante, A. Violano (a cura di), Sant’Agata de’ Goti: tracce. Dai testi e dalle epigrafi verso un sistema informativo territoriale, Franco Angeli Editore, Milano, 2012.

[Sitografia]
Il Fatto Quotidiano
EPT Benevento
Sanniotour
Sanniopress

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