Rocca di Monte Battaglia

Descrizione

Tra le valli del Senio e del Santerno la rocca domina il territorio circostante da un’altezza di circa 715 metri. La sua posizione strategica ha favorito l’alternarsi delle dominazioni sin dagli anni successivi alla caduta dell’Impero Romano. Teatro di battaglie tra eserciti delle più svariate bandiere e capitani di ventura, la rocca perse utilità in età moderna per riacquistarne durante la Seconda guerra mondiale, negli scontri tra partigiani e nazisti.

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Cenni storici

Le prime attestazioni della rocca nelle fonti storiche risalgono alla metà del XII secolo, in un documento dove si cita il “castrum de Monte de Battalla”. Le origini tuttavia sono ben più antiche, in quanto diverse sono le ipotesi che fanno risalire il nome del luogo a una battaglia combattuta subito dopo la caduta dell’Impero Romano tra Goti e Bizantini. Dal punto di vista archeologico, la datazione della torre ci riporta invece all’epoca dei Longobardi.
Lungo il basso Medioevo il Monte fu teatro di numerosi scontri per il controllo dei territori tra Imola e Faenza; si alternarono nobili quali gli Alidosi e i Manfredi. Negli anni che vanno dalla metà del ‘400 agli inizi del ‘500, il territorio circostante la rocca passa anche sotto il controllo di Girolamo Riario, Caterina Sforza e poi venne espugnata da Cesare Borgia, fino a quando la stabilità tanto attesa si ebbe nel 1505, anno in cui lo Stato Pontificio ne riprese il controllo definitivo.
Nei primi anni del 1600 vi fu ospitata una comunità francescana e successivamente perse importanza strategica e logistica, tanto da essere rifugio di briganti o mezzadri.
Durante la Seconda guerra mondiale il luogo ricadeva nei pressi della Linea Gotica; si svolsero scontri violenti tra le truppe Alleate e quelle tedesche.

Focus narrativi

Nel Medioevo la famiglia Manfredi possiede il territorio della Rocca e le cronache ci riportano alcuni episodi degni di nota, come lo scontro tra Astorgio II e il nipote Taddeo e lo stratagemma del primo per riprendersi la rocca. Una notte infatti Astorgio II fece intrufolare nella torre un manipolo di uomini che cambiarono le insegne e presero la rocca con l’inganno. Metelli, nella sua Storia di Brisighella e Val D’Amone, riporta l’aneddoto concentrandosi sulla goffa reazione del castellano e sul tentativo eroico di difesa da parte della moglie: “Il castellano, di nulla sospettando, stava placidamente dormendo con la moglie e i suoi figli fuori della torre maestra e destatosi al trambusto tutto trasognato com’era, non poteva addursi a credere di essere già prigioniero […] Ma la sua donna, fuggitasene chetamente di letto, mentre gli assalitori erano tutti intenti attorno al marito, tra nuda e vestita, corse a richiudersi nel mastio e fatto prestamente tirare a sé il ponte levatoio, con femminile astuzia vinse il vigore e la destrezza degli uomini i quali accortisi dell’accaduto, posto fuoco al ponte non cessavano di stimolarla alla resa, finché trovandola costante nella ripulsa (…) si volsero alle minacce e fatti venire al suo cospetto il marito ed i figli, mostravano di tor loro, col laccio, la vita. La misera donna mal reggendo all’aspetto dei suoi cari, né volendo, con la perdita di essi comprare la vittoria si diede vinta e rese la fortezza”.

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Tra le celebri personalità che si alternarono nella conquista o nel possesso della rocca ci furono Caterina Sforza e il capitano di ventura Cesare Borgia. La prima decise di far fortificare con strumenti di difesa supplementari l’edificio, ma a nulla valsero contro l’assalto del “Valentino” che, nel 1502 conquistò la Romagna e la rocca.

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Alla fine del ‘500 la rocca, persa la sua utilità strategica, divenne un luogo ufficialmente abbandonato ma, grazie alla sua posizione isolata, fu sede illegale di una banda di falsari. Grazie agli scavi archeologici degli anni ‘80 sono stati infatti ritrovati stampi e tondelli che servivano per la coniazione di false monete pesaresi.
Dopo che l’autorità locali scoprirono tale parentesi, la rocca fu abitata da alcuni monaci dell’Osservanza di Imola volendo rendere il luogo una comunità per il ritiro spirituale. Tuttavia le fonti che ci sono giunte rimangono incerte sull’effettivo avvio di questa esperienza religiosa, poiché è certo che nella metà del ‘600 la rocca venne totalmente abbandonata, utilizzata addirittura come cava di pietre.

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Durante la Seconda guerra mondiale, nella rocca e dintorni, si svolsero dei violenti combattimenti tra le truppe di occupazione naziste e gli Alleati. I partigiani della 36a Brigata Garibaldi Bianconcini conquistarono la vetta ai tedeschi, che contrattaccarono nei giorni successivi, ma invano, in quanto i membri della Resistenza furono coadiuvati da alcuni reparti statunitensi e inglesi di supporto. Gli scontri alla rocca sono rimasti famosi per il loro carattere cruento, tanto che il luogo ricevette l’appellativo di “Little Cassino”. Un ufficiale inglese scrisse a tal proposito: “Il castello, tutto in rovina, è praticamente sotto un bombardamento continuo. È cosparso di cadaveri americani a vari gradi di decomposizione. Ce n’abbiamo persino uno che pende di traverso da una finestra del nostro caposaldo. Siccome ci si può muovere soltanto di notte, al buio si continuano a calpestare teste, corpi, membra…”

Spunti videoludici

Il luogo sembra esemplare per lo sviluppo di giochi strategici o sparatutto bellici. Non mancano gli elementi naturali e artificiali che hanno fatto la storia del genere. Alcuni videogiochi hanno già ambientato qui alcuni livelli, come Medal of Honor: Breakthrough, evidenziando l’alto potenziale da scenario videoludico. In questo specifico caso, un nuovo approfondimento delle vicende della Seconda guerra mondiale e del ruolo dei partigiani, potrebbe rivelarsi un fortunato tentativo di sviluppo.
Tracciando un quadro più particolareggiato delle vicende che hanno attraversato la rocca, potrebbe meritare un approfondimento la banda di falsari che ne fece la propria dimora: i toni potrebbero sia gettare una luce su un periodo particolarmente oscuro dell’età moderna in Italia, sia virare su un codice più scherzoso richiamando il celebre film La banda degli onesti.

[Bibliografia]

– A.Metelli, Storia di Brisighella e Val D’Amone, Conti, 1872
– P.G. Ardeni, Cento ragazzi e un capitano. La brigata Giustizia e Libertà “Montagna” e la Resistenza sui monti dell’alto Reno, Bologna, Pendragon, 2014

[Sitografia]

Comune di Casola Valsenio
Storia e Memoria di Bologna
Storia e Memoria di Bologna – Progetto scolastico
Montebattaglia.it
Resistenza Mappe

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