Rocca dei Rossi

Descrizione

Imparentati sia coi Medici che con i Gonzaga, i Rossi testimoniarono il potere del proprio casato con la costruzione della rocca di San Secondo: imponente quanto preziosamente affrescato, l’edificio è passato dall’essere una fortezza medievale a una sfarzosa dimora del Rinascimento. A oggi la sontuosità delle sue sale interne e delle sue collezioni porta con sé il fascino della storia della famiglia che ne ha voluto la costruzione.

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Cenni storici

La rocca fu costruita nel 1413 per volere di Pier Maria I de’ Rossi a difesa del borgo di San Secondo, signoria della famiglia dal 1365. Inizialmente aveva la sola funzione di fortificazione e non era adibita a essere residenza. La rocca affrontò numerosi crolli e assedi, infine divenne prettamente residenziale durante il XVI Secolo, dopo che la famiglia venne sottomessa dai Farnese. Nel 1919, dopo numerosi passaggi di proprietà, la rocca fu venduta al Comune di San Secondo Parmense, che vi ha fissato la residenza municipale. Per una precisa cronologia dei numerosi eventi che hanno segnato la storia dell’edificio rimandiamo alla bibliografia e sitografia.

Focus narrativi

Nel corso dell’Ottocento la Rocca ha subito numerose demolizioni: il risultato è una struttura che, a oggi, è notevolmente ridotta rispetto al passato. In particolare sono stati demoliti l’oratorio, il teatro, il loggiato che portava al borgo, il fienile, le stanze della servitù, le prigioni, la legnaia e le scuderie. Assieme all’oratorio sono andate smarrite, senza che se ne avessero più notizie, anche le tombe della famiglia Rossi. Anche alcune parti interne della Rocca sono state menomate: per quanto i saloni e gli affreschi più preziosi si siano conservati, è rilevante il numero di pareti o stanze che invece non sono potuti arrivare intatti fino ai giorni nostri. Le carte presenti nell’archivio dei Rossi comprendono svariate mappe della Rocca nella sua forma originale: è allora possibile farsi un’idea di come si presentasse prima delle grandi demolizioni del XIX Secolo. Sorprende in particolare l’esistenza di un tunnel segreto che portava fuori da San Secondo, utilizzato per fughe d’emergenza, cui accedeva da un sotterraneo collocato al di sotto del mastio, demolito nello stesso periodo delle prigioni (che erano limitrofe). All’incirca nel 1920 degli scavi all’imbocco del tunnel hanno portato alla luce numerosi cimeli: piatti, armi, monete, nonché ossa di cavalli o soldati.

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Due tra le gallerie minori del piano nobile, la Sala di Esopo e quella delle Favole, presentano affreschi a tema favolistico che celano evidenti intenzioni allegoriche. In particolare vi si trovano le riproposizioni parodiche di alcuni nemici dei Rossi: su tutti Paolo III, il papa che chiese la distruzione della Rocca a seguito della caduta in disgrazia di Giovan Girolamo de’ Rossi.

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Altra sala, quella dell’Asino d’Oro, rappresenta in 17 quadri l’opera di Apuleio. Le decorazioni sono state attribuite a Vincenzo Tamagni, noto pittore di San Gemignano. Il racconto di Apuleio, analogamente alla sua rappresentazione, è ricco di riferimenti alchemici: la ricerca della rosa, simbolo della pietra filosofale, porta l’anima dell’uomo dalla bestialità alla metamorfosi (dal piombo all’oro). Più indiretti i richiami ai riti di iniziazione massonici.

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Alcuni recenti studi sollevano il sospetto che esistesse una stretta correlazione tra Leonardo da Vinci e alcuni Rossi. In particolare si parte dall’assunzione che La dama dei gelsomini, conservata alla Pinacoteca di Forlì e finora attribuita a Lorenzo di Credi, sia opera del genio fiorentino. Il quadro rappresenta Caterina Sforza che stringe tra le mani la rosa canina della casata forlivese, tra l’altro anche presente nel soffitto della Sala dell’Asino d’Oro della Rocca. Le similitudini con la ben più celebre Gioconda sono evidenti: alcuni studiosi sostengono, adducendo come prova i tempi, gli spazi e le persone che dovrebbero essere state presenti durante il completamento dell’opera, che la Monna Lisa altro non sia che un ritratto di Caterina Sforza in età matura. Il rapporto con la famiglia dei Rossi è presto detto: Caterina fu madre di Bianca Riaro, che sposò Troilo I dei Rossi e si trasferì a San Secondo nel 1503.

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Si dice che nel castello vaghi il fantasma di una fanciulla assassinata orrendamente per motivi a noi ignoti. Testimonianza del terribile omicidio è una presunta traccia di sangue sul camino della Sala di Latona, ma non si hanno ulteriori indizi né sull’identità della vittima né sui motivi della sua uccisione.

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Per una lista e descrizione completa degli affreschi presenti nella Rocca si consiglia il sito ufficiale della Corte dei Rossi, presente in sitografia.

Spunti videoludici

Tunnel segreti, affreschi costellati di simboli dalla forte valenza esoterica, il fantasma di una dolce fanciulla assassinata, possibili correlazioni con personaggi affascinanti e circondati da aloni di mistero: la Rocca dei Rossi sembra essere lo scenario perfetto per un’avventura di stampo investigativo, venata di horror e di inquietudine – un mix perfetto di elementi che strutturino un’esplorazione ricca di storia. La trasformazione in dimora rinascimentale favorisce poi la collocazione della Rocca nel panorama iconografico dei classici dell’orrore videoludico: come non pensare ai saloni affrescati del luogo come a quelli, anch’essi ricchi di enigmi e segreti, del primo Resident Evil.

[Bibliografia]

– AA. VV., San Secondo dalla nascita di Pier Maria Rossi a comune parmense, Parma, Tipografie Riunite Donati, 2013.

[Sitografia]

Castelli del ducato
Wikipedia
Corte dei Rossi – documenti
Corte dei Rossi – argomenti
Corte dei Rossi – bibliografia

[Scheda Film Commission]

Emilia-Romagna Film Commission

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