Descrizione
Predappio è un comune dell’Emlilia-Romagna sito a pochi chilometri di distanza dal capoluogo di provincia. Di origini romane, Predappio è un paese di piccole dimensioni divenuto famoso per aver dato i natali nel 1883 a Benito Mussolini. Assieme a Forlì divenne nota durante il regime col nome di ‘Città del Duce’, ed è tutt’oggi meta di manifestazioni e pellegrinaggi di gruppi fascisti. Col nome di ‘Predappio’ si indica oggi un centro abitato diverso da quello originario, inizialmente noto col nome di Predappio Nuova, che fu costruito a seguito di una catastrofica frana che aveva lasciato molti abitanti senza un’abitazione.
Cenni storici
Probabilmente Predappio fu fondata ai tempi dei Romani, in cui la zona prese il nome di Praesidium Domini Appi sotto Augusto. Sono comunque stati rinvenuti resti di insediamenti che risalgono addirittura all’età di bronzo. Fino al XI secolo si perdono notizie del luogo dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Nel 1045 si hanno notizie della costruzione di un monastero benedettino. Tale monastero cade in decadenza durante il XV Secolo. Nel 1304 passa in mano alla famiglia degli Argugliosi, e viene cinta d’assedio nel 1424 da Pandolfo III. Nel 1434 Ordelaffi entra in possesso del paese. Annessa nell’Ottocento al Regno di Sardegna (1859), dette il natale nel 1883 a Benito Mussolini. A seguito di una frana tra il 1923 e il 1926 venne fondata Predappio Nuova, in una posizione più sicura e vicina al centro originario. La città fu fondata ufficialmente nel 1925 dal segretario del partito fascista.
Focus narrativi
Luogo natale di Benito Mussolini, la frazione di Dovìa probabilmente deve il suo nome all’espressione romana ‘duo viae’. Tale frazione fu poi inglobata dentro Predappio Nuova, costruita a seguito di una frana e diventata poi l’attuale ‘Predappio’, scambiandosi di nome col centro precedente. Il nome ‘Predappio’ deriva probabilmente da ‘petra appi’, e si riferisce alla pietra giallastra su cui fu edificato il castello dell’odierna Predappio Alta. Anche il comune di Fiumana fu accorpato dalle autorità fasciste a Predappio nel 1925. Resta, a circa 3 chilometri da Predappio, la Predappio Alta che era fin dalle origini sita sulle colline, centro abitato originario ed ex sede del comune.
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A Predappio, così come in numerose aree della Romagna, si produce il Sangiovese, vino rosso tipico della zona ed esportato in tutta Italia e nel mondo. Numerose le cantine che a Predappio Alta vendono tale specialità. Tra queste, la ‘Vècia Cantena d’la Pré’ in particolare offre ai visitatori e acquirenti un assaggio sito a numerosi metri di profondità, cui si accede tramite una suggestiva scalinata. Nell’edificio è anche presente un Museo del Vino. Tipici del luogo sono anche numerosi formaggi, nonché la selvaggina reperibile nelle zone collinari e boscose circostanti. Sono poi presenti numerose ricette tipiche della cucina emiliano-romagnola, come i passatelli in brodo.
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Numerose le frazioni e località nei pressi di Predappio. Tra queste anche Calboli, Cristoforo, Fiordinano, Fiumana, Marsignano, Massera, Montemaggiore di Predappio, Monte Mirabello, Monte Colombo, Porcentico, Predappio Alta, Riggiano, San Cassiano in Pennino, San Savino, Sant’Agostino, Santa Lucia, Santa Marina in Particeto, Tontola e Trivella. Il territorio di Predappio è costellato di castelli, essendo stato zona di passaggio importante per truppe durante il periodo medievale. Tutte le fortificazioni della zona servivano per mantenere sotto controllo la vallata durante il transito degli eserciti. Molti castelli si sono mantenuti in ottimo stato fino a oggi, come la Rocca delle Caminate (link). Altri sono invece oggi in uno stato di rovina.
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La frazione di Marsignano, o Monsignano, ospitava un tempo un santuario dedicato al culto di Giove. Di questo ci sono arrivate testimonianze, come il cippo dedicato a Giove Vector o quello dedicato a Giove Obsequens, tutt’ora conservate in rinomati musei di Forlì. Il tempio doveva essere dedicato, oltre che a Giove, anche a Giunone. Questo è testimoniato da un altro cippo, conservato anch’esso a Forlì.
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Il borgo originario di Predappio, oggi Predappio Alta, sorge attorno a un Castello arrivato fino a noi in ottime condizioni. La rocca venne donata alla repubblica fiorentina nel 1371, e nel 1434 fu modificata e aggiornata per confarsi ai progressi in ambito militare, che ne minavano la sicurezza. Si dice che una rete di gallerie sotterranee collegasse il castello alla Rocca delle Caminate e alla Rocca d’Elmici, ma tali dicerie restano non confermate.
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Le ex cave di zolfo di Predappio Alta, dette della Solfatara (o Zolfatara), sono solite ospitare dal 1982 uno dei presepi più belli d’Italia. L’ex miniera è abbandonata dagli anni ’50, e oggi costituisce un suggestivo itinerario che si snoda per oltre 250 metri tra 15 bellissime ricostruzioni bibliche. Numerose delle scene contano statue a grandezza naturale, spesso animate meccanicamente come gli scenari che le circondano.
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Numerosi gli edifici presenti a Predappio fin dalla sua rifondazione dopo la frana del 1923.
L’ex Casa del Fascio e dell’ospitalità, inaugurata nel 1937 e costruita in tre anni, si trova all’angolo tra le due vie principali di Predappio. È formata da un’alta torre campanara che svetta su un edificio più basso. Il gusto razionalista della struttura rimanda all’immaginario di regime, e la costruzione dell’edificio volle rappresentare il completamento della Predappio Nuova. Tale edificio incarna anche la volontà di Mussolini di costruire un ‘mito delle origini’. Le sue dimensioni sproporzionate rispetto al contesto urbano furono volute dall’ingegnere Fuzzi, poiché la Casa doveva accogliere enormi quantità di persone, che si sarebbero raccolte al suo interno per venerare il regime e la sua forza propagandistica. All’interno della Casa si fece un uso smodato del marmo in funzione decorativa. A oggi è in stato d’abbandono, e il progetto europeo ATRIUM (finalizzato a recuperare e conservare il patrimonio dei regimi novecenteschi) ne sta valutando il recupero, mentre il ministero per i beni culturali italiani sta pianificando ulteriori interventi di restauro.
Altro edificio di matrice fascista è Casa Becker, inizialmente edificata per accogliere gli sfollati dalla frana del 1923 in Predappio Nuova. Il nome deriva dal contributo per la sua fondazione dato da William Becker, politico inglese simpatizzante del regime. La prima pietra della casa fu simbolicamente posta sul sito della costruzione il primo giorno d’avvio dei lavori per l’edificazione di Predappio Nuova, nel 1925.
La caserma dei carabinieri e il mercato dei viveri sono altre due testimonianze delle architetture del periodo fascista. Anche il Palazzo Varano, attuale sede del comune, fu ristrutturato nel 1926 e arredato a spese del Duce in persona. La Chiesa di Sant’Antonio è stata poi costruita per volere del dittatore, sotto il patrocinio di Rachele (sua moglie) e Arnaldo (il fratello). I lavori di costruzione si conclusero in tre anni, e la chiesa venne inaugurata in occasione dell’anniversario della Marcia su Roma del 1934.
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La Cripta Mussolini, nel cimitero locale di San Cassiano, ospita i membri della famiglia del dittatore. Fu costruita alla fondazione di Predappio Nuova per volere di Mussolini e vi furono posti i corpi dei suoi parenti dipartiti. Nel 1957 anche la salma di Mussolini vi fu posta, per volere del presidente del consiglio Adone Zoli. Nel 1971 la Cripta fu assaltata da ignoti, che vi piazzarono 5 chili di esplosivo. Il comune di Forlì ne decise allora la chiusura. Numerose le polemiche attorno alla Cripta, che negli anni ha visto affluire numerosissimi neofascisti, tanto da meritarsi il triste appellativo di ‘luna park dei fascisti’.
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Sita nell’attuale via di Varano Costa, la casa in cui nacque Benito Mussolini è un edificio modesto in pietra ‘spungone’. Il dittatore vi nacque nel 29 luglio 1883. Attualmente vi si tengono mostre storiche o artistiche. Mussolini ebbe in regalo la casa dove nacque da chi l’aveva acquistata dopo di lui quando tornò a Dovìa, ex frazione su cui sorse Predappio Nuova. Vi fu applicata una targa che magnificasse la ricostruzione della città dopo il 1923, ma Mussolini la fece togliere nel 1926 affinché il luogo mantenesse il proprio fascino rurale. Il regime contribuì allora a trasformarla in un luogo simbolico, che testimoniasse le origini umili del Duce. Vi fu allestita all’interno l’officina del padre Alessandro Mussolini, vi furono ricostruite le camere da letto dei genitori.e dei bambini. La stampa fascista contribuì a mitizzarne gli spazi interni, di modo che l’edificio diventasse un vero e proprio simbolo di propaganda. Numerose persone, tra cui i re e principi di Savoia, visitarono la casa durante gli anni del regime. A oggi vi sono conservate all’interno fotografie che ne ritraggono l’aspetto originario, nonché testimonianze dei progetti di restauro firmati da Mussolini stesso. Vi è conservata anche l’originale bandiera del Partito Socialista di Dovìa, in cui Mussolini iniziò la carriera politica, con su scritto “fate largo che passa il lavoro” – frase pronunciata e promulgata dallo stesso Mussolini. Tale bandiera fu rubata dai fascisti nel 1922, ma poi recuperata da un socialista, per essere poi riesposta dopo la Liberazione.
Spunti videoludici
Nel dibattito contemporaneo, Predappio è un luogo tristemente noto per celebrazioni e manifestazioni di stampo neofascista. La città è però ricca di storia, e una sua rivalutazione dal punto di vista narrativo per darle una nuova profondità, e per non dimenticare gli orrori del fascismo, sembra quantomeno necessaria. Spostata al posto della frazione in cui nacque Mussolini, e divenuta manifesto urbanistico degli intenti riformisti e delle ispirazioni estetiche della nuova urbanistica fascista, Predappio è un luogo che racconta anche senza il bisogno delle parole, prestandosi a una narrativa silenziosa che si basi per lo più sull’esplorazione del giocatore. I magniloquenti edifici che lo costellano, vestigia di un passato tramontato, ben si prestano a narrazioni videoludiche che prendano spunto dal più recente filone di avventura ruolistica, portato in auge dai cosiddetti soulslike. Come luogo, si presta anche alla riscoperta della figura di Benito Mussolini stesso, lasciata ai margini (se non del tutto al di fuori) dalla maggior parte dei racconti videoludici ambientati durante il ventennio del regime. La sua rivalutazione nella contemporaneità, e i pellegrinaggi in occasione delle ricorrenze fasciste, ben si prestano a una riflessione attorno al ruolo del neofascismo nel dibattito politico e culturale italiano.