Descrizione
Il Ponte del Diavolo è una struttura del torinese che presenta caratteristiche suggestive sia a livello paesaggistico, sia dal punto di vista delle leggende che sono legate alla storia della sua costruzione.
Il Ponte del Diavolo è una struttura del torinese che presenta caratteristiche suggestive sia a livello paesaggistico, sia dal punto di vista delle leggende che sono legate alla storia della sua costruzione.
Il Ponte del Diavolo di Lanzo Torinese, detto anche Ponte del Ròch (“pietra” in piemontese), fu costruito nel 1378 a spese della castellania di Lanzo, all’epoca nel territorio di influenza dei Savoia. Si staglia imponente in una stretta gola attraversata dal fiume Stura tra due pareti a precipizio.
La decisione di realizzare un ponte che permettesse di attraversare il corso d’acqua (un affluente del Po) si fece urgente per collegare Lanzo e le valli circostanti direttamente con Torino. Ciò si rese necessario perché il territorio di Lanzo e il suo castello avevano assunto negli anni un’importanza strategica e politica di prim’ordine contro i vicini Monferrato, ostili ai Savoia. Così Amedeo VI di Savoia si spese per favorire la costruzione del ponte: in questo modo si istituì un collegamento tra Lanzo e Torino senza dover passare dalle pericolose terre canavesane, in mano nemica.
Il ponte ebbe anche una funzione protettiva e di controllo degli accessi al borgo. Ciò si rivelò particolarmente utile nel 1564, quando si decise di costruirvi sopra una porta per filtrare le entrate dei forestieri a Lanzo: in quell’anno infatti si diffuse una violenta epidemia di peste e fu deciso di chiudere quella porta sul ponte per isolare temporaneamente il borgo e preservarlo dal contagio.
La costruzione del ponte venne addebitata alla castellania di Lanzo per l’esosa somma di 1400 fiorini. Ciò fu la causa dell’istituzione di un dazio decennale sul vino nel paese. Leggenda vuole che il nome di Ponte del Diavolo venne attribuito alla struttura per i frequenti improperi della popolazione locale contro la tassa sul vino (“pont del diav!”, cioè “che sia maledetto quel ponte”).
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La leggenda che invece coinvolge il Diavolo in persona potrebbe essere stata formulata in età romantica. Ne esistono infatti varie versioni, di cui la prima attestata è del 1823. Questa indicherebbe il Diavolo come il costruttore del ponte, su richiesta di un uomo innamorato della stessa donna di cui è innamorato anche il fratello e che si trovava con quest’ultimo dall’altra parte del ponte stesso. I due fratelli si uccideranno a vicenda in uno scontro per contendersi la donna, contentando il progetto malvagio del Diavolo. Un’altra leggenda, trasmessaci dal poeta Giovanni Prati nel 1856, vede invece il Diavolo trarre in inganno una giovane donna, Lucia, divenuta monaca dopo la morte dell’innamorato Isello. Il Diavolo le fa credere di riportare in vita l’amore perduto ma, una volta che la donna lo incontra, si rende conto di avere tra le braccia il cadavere del propria amato: la donna morirà di crepacuore.
Un’altra leggenda ancora si modella sulla porta che venne costruita sul ponte nel ‘500: in cambio della costruzione della struttura, il Diavolo avrebbe chiesto per sé la prima anima che avrebbe attraversato la porta. Ma i cittadini vi fecero passare un cagnolino. Il Diavolo, per mostrare la sua ira, avrebbe sbattuto i suoi arti così violentemente da generare le cosiddette “Marmitte dei Giganti”, ossia delle buche molto profonde scavate sulle rocce intorno al ponte. Si racconta anche che venissero usate dai demoni per cuocere la polenta.
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Al ponte è legata la figura storica di Amedeo VI di Savoia. Un uomo che fece parlare di sé per le sue capacità politiche e a cui si fa risalire il famoso colore “blu Savoia”, tuttora in uso nella maglia della nazionale di calcio italiana. Prima di partire per la crociata nel 1366, fece issare sulla nave ammiraglia della sua flotta un vessillo dal colore blu, per richiamare il cielo e la sua consacrazione alla Madonna.
Il ponte si trova all’interno di un contesto paesaggistico mozzafiato: una profonda gola con un fiume che scorre tra insenature, rocce e pareti a strapiombo ai lati. Già di per sé costituisce una fascinosa ambientazione per un open world insieme alle valli circostanti o arena per un picchiaduro in stile Tekken o ancora per una mappa di uno strategico in stile Age of Empires. Inoltre, le leggende legate alla sua costruzione, fanno del ponte uno spunto interessante per lo sviluppo di giochi narrativi di stile variegato (dall’adventure all’horror).
[Bibliografia]
A. Audisio, B. Guglielmotto Ravet (a cura di), Analisi ambientale-culturale di un monumento: il Ponte del Ròch o del diavolo a Lanzo Torinese, Società storica delle valli di Lanzo, 1978.
M. Rocchietti, Il ponte del diavolo: dalla leggenda ai riti del costruire, Tesi di laurea. Facoltà di Lingue e letterature straniere. Anno accademico 2005-2006.
C. Santacroce, I ponti del diavolo e altri luoghi misteriosi e infernali in Piemonte e Valle d’Aosta, Torino, Il Punto, 2013
[Sitografia]
Notizieinunclick.it
[Scheda Film Commission]
Film Commission Torino Piemonte