Ponte degli Alpini

Descrizione

Il Ponte degli Alpini, conosciuto anche come Ponte Vecchio o Ponte di Bassano, è uno dei ponti più iconici della nostra penisola, tanto da essere riconosciuto come monumento nazionale. La sua peculiarità è di essere un ponte coperto, fatto quasi interamente di legno secondo il progetto di un celebre architetto rinascimentale, Andrea Palladio. Oggigiorno questo ponte che permette di attraversare il fiume Brenta è dedicato alla memoria di centinaia di migliaia di soldati della Prima guerra mondiale, in particolar modo a quelli facenti parte dei reparti alpini.

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Cenni storici

La nascita di questo ponte è documentata da Gerardo Maurisio, cronista medievale della prima metà del Duecento, e risale al 1209. Fino al 1569 era una semplice struttura in legno con un tetto, il cui scopo principale era di mettere in comunicazione tra loro Bassano e Vicenza. Nel 1315 vennero costruite due torri a difesa del ponte su ordine di Cangrande della Scala, posizionate a Marostica e Angarano, oggi rispettivamente un comune della provincia di Vicenza e un quartiere di Bassano del Grappa. Dopo la piena del fiume nel 1567 che spazzò via l’antico ponte, Andrea Palladio venne incaricato di progettare la nuova struttura. L’opera di Palladio non durò concretamente che duecento anni circa ma nonostante le numerose demolizioni e ricostruzioni il suo progetto rimane vivo tutt’oggi. Le demolizioni del ponte avvennero nel 1748 in seguito a un’altra travolgente piena del Brenta; nel 1813 in seguito a un incendio per mano del viceré Eugenio di Beauharnais e nel 1945 per mano di partigiani armati nel tentativo di ostacolare i piani dei nazisti che occupavano la zona. Fu ricostruito nel 1748, nel 1821 e dal 1948 abbiamo il ponte visitabile oggi.

Focus narrativi

Inizialmente il Palladio presentò a seguito della piena del 1567 il progetto di un ponte interamente in pietra, con tre arcate su modello dei ponti romani. Il Consiglio cittadino tuttavia impose all’architetto di non discostarsi troppo dalla struttura del ponte ormai crollato sotto la piena del Brenta. Il Palladio mantenne così le colonne tuscaniche per sostenere l’architrave della copertura, ma innovò la struttura senza rinunciare alla forma del ponte precedente. Se l’attaccamento emotivo della comunità e il tradizionalismo del Consiglio non avessero impedito al Palladio di attuare il suo primo progetto, oggi il ponte sarebbe totalmente diverso da come lo vediamo, con una struttura a tre arcate e completamente in pietra.

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Riguardo questo ponte, è presente un canto popolare oggi cantato dal coro alpino. È una canzone di 4 stanze capfinidas, quindi in questo caso l’ultimo verso di una stanza è il primo verso della stanza successiva. La storia narrata in questo canto è quella di una coppia di amanti, probabilmente tra un soldato alpino e una giovane del luogo. Probabilmente si trattava di un amore proibito, come si può evincere dai primi due versi della seconda stanza: “Per un bacin d’amore/successe tanti guai”. L’esito di questa storia non è per nulla felice, poiché nell’ultima stanza si evince che chi sta cantando soffre di malinconia a causa di questo amore. Per come sono trattati questi temi e la scelta di alcuni termini, si ipotizza che questo canto si sia evoluto e tramandato da una qualche opera più antica, con influenze provenzali, tuttavia non ci sono fonti che attestino la datazione o l’origine di questo canto a conferma di ciò.

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Prima del progetto del Palladio, nel 1525 il ponte venne ricostruito su due arcate in pietra da artigiani padovani. L’anno seguente, il ponte crollò nuovamente poiché la pietra è meno stabile del legno in un ambiente come quello del Brenta, e iniziò una faida tra chi voleva mantenere la struttura in pietra e chi voleva tornare a quella in legno. Saranno quest’ultimi a spuntarla, mantenendo la tradizione che boccerà la prima proposta del Palladio una quarantina di anni dopo. Fino al 1530 non venne però trovato un accordo, di conseguenza il ponte non fu ricostruito fino a tale data, ma stranamente la più antica rappresentazione visiva del ponte risale al 1529 su un disegno a penna inchiostrata di autore ignoto conservato nel Palazzo Pretorio, il che è strano dato che stando ai documenti a noi giunti, in quell’anno il ponte non era ancora stato ricostruito.

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Nel 1779 alle porte del ponte viene fondata la Distilleria Nardini, la più antica distilleria d’Italia. La prima grappa prodotta in Italia, la Grappa Nardini, è ancora oggi un iconico prodotto conosciuto in tutto il mondo per la sua storia e qualità. Le materie prime che permettono una qualità così alta sono reperite dal Monte Grappa, dal quale Bassano, posizionato ai suoi piedi, prende il nome.

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Nel febbraio del 1945 venne messo in atto il piano degli Alleati per intralciare i piani dei nazisti che occupavano la zona. L’idea era quella di attaccare i ponti della Pedemontana per isolare comunicazioni via terra e rifornimenti, e tra questi ponti era presente anche il Ponte Vecchio di Bassano. Nel giorno 17 del mese, un gruppo di partigiani guidati dal comandante Primo Visentin preparano delle cariche di plastico da far esplodere alle 19 della sera stessa, appena iniziato il coprifuoco. L’operazione ebbe successo e sul ponte è presente una targa per commemorare il coraggio di “Masaccio”, pseudonimo del comandante Visentin e dei suoi uomini. Tuttavia non fu una storia a lieto fine. Durante l’operazione persero la vita una donna e un bambino, entrambi civili ignari del pericolo, e per rappresaglia i nazisti fucilarono sul ponte tre partigiani prigionieri come monito ai locali.

Spunti videoludici

Trattandosi di un ponte che ha vissuto molti conflitti, tra cui entrambe le guerre mondiali, il ponte potrebbe essere utilizzato in praticamente qualsiasi gioco di guerra, da uno sparatutto strategico a un gestionale. Delle guardie potrebbero bloccare il passaggio sul ponte che collega due città fin tanto che il giocatore non raggiunge un determinato livello o completa specifiche missioni per poter passare alla prossima zona.

Le varie ricostruzioni del ponte, da quello antico, al periodo in pietra, fino ai tempi moderni potrebbero essere sfruttate per ambientare un gioco sullo stesso luogo ma in epoche differenti, facendo vedere il trascorrere del tempo anche grazie alle diverse tecniche architettoniche del ponte.

La canzone popolare parla di una storia d’amore, che potrebbe essere perfettamente essere rappresentata in un’avventura grafica o una visual novel.

[Bibliografia]

– Manaresi, A., Sul ponte di Bassano, Roma, Edizioni de l’alpino, 1932, pp. 1-355;
– Manfrè, L., Sul ponte di Bassano: storia e folclore del ponte degli alpini dal 1200 ai giorni nostri, Bassano del Grappa, Medoacus, 1968, pp. 1-76

[Sitografia]

Palladio Museum
Bassano del Grappa e dintorni

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