Pietra di Bismantova

Descrizione

Nel cuore dell’Appennino Reggiano si erge il massiccio rupestre di Bismantova, imponente formazione calcarea risalente al Miocene. Alta trecento metri rispetto alla valle circostante, essa incanta chiunque la incontri. La sommità pianeggiante della roccia ospita una ricca miscellanea di arbusti, in particolare il nocciolo, ma si può trovare il ginepro comune, il sorbo montano, il maggiociondolo e più specie di orchidee. Non vi è ancora un censimento completo della fauna locale, ma sono presenti le tipiche specie dell’ Appennino Tosco-Emiliano. La zona è ricca di vie e falesie che vengono scalate da centinaia di climbers ogni anno.

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Cenni storici

Le prime tracce di un’insediamento umano si hanno già dall’età del Bronzo medio (1500 a.C.) nel pianoro di Campo Pianelli, dove è stata rinvenuta un’estesa necropoli.
Fu abitata da popolazioni celtico-liguri e divenne un’area di penetrazione etrusca, per poi essere assoggettata dai Romani nel II a.C. (è citata come “Suis montium” da Tito Livio)
Nel V secolo d.c. i Bizantini edificarono il Kastròn Bismanto, una fortezza militare a presidiare la strada tra Parma e Lucca.
Annessa da Carlo Magno nel 781 al comitato di Parma, passò poi ai Supponidi e dal 950 ai Canossa: questi ultimi eressero il Castrum Novum (Castello nuovo, l’odierna Castelnovo) che fu poi donato da Matilde stessa, nel 1111, al monastero di S. Apollonio di Canossa.
Nel XII e XIII secolo Bismantova fu al centro dei contrasti fra i Da Bismantova (un ramo della famiglia Dalli), i Da Palude e il Comune di Reggio, che ne rivendicava il possesso, finchè nel 1409 passò sotto il dominio estense, a cui rimase fino all’unità d’Italia (1859).
Ai piedi del massiccio vi è un eremo benedettino precedente al XIV sec., costruito intorno a una cappella preesistente dedicata al culto della Madonna della pietra. Oggi è un santuario della Diocesi di Reggio e Guastalla.

Focus narrativi

Ai piedi del massiccio sorge un eremo benedettino precedente al XIV sec., costruito intorno ad una cappella preesistente dedicata al culto della Madonna della pietra.

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Vi sono diverse idee sulle origini del toponimo Bismantova: alcuni l’hanno ricondotto all’etrusco man (pietra scolpita) e tae (altare per sacrifici); altri a un’origine celtica, da vis (vischio), men (luna) e tua, espressione di un antico culto lunare che si manifestava nella raccolta notturna del vischio tra i querceti della zona.

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Di Bismantova c’è traccia anche nella Divina Commedia. Dante la cita nel IV canto del Purgatorio, e sembra che il poeta abbia preso spunto proprio dalla Pietra di Bismantova per descrivere il monte del Purgatorio:

Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova e ‘n Cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;

dico con l’ale snelle e con le piume
del gran disio, di retro a quel condotto
che speranza mi dava e facea lume

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Sin dalla costruzione della cappella per la Madonna, questo luogo é stato associato alla benevolenza e alla luce, ma nasconde un profondo lato oscuro. Un’antica leggenda avvolge questo capolavoro della geologia: si narra che sulla sua sommità vi dimorasse il Demonio e che le sue impronte impresse sulla roccia ne fossero la prova e il monito. Si racconta che nel XVII secolo due padri gesuiti vennero a conoscenza di un gruppo di adoratori di Satana, atti a svolgere rituali di magia nera sulla sommità della Pietra, e che il loro “signore” si rivelasse la notte del Sabba Infernale. Per scacciare il maligno i due decisero di inviare sulla cima un valoroso paladino ma, la sera dopo la battaglia, durante una cena nel refettorio dei Cappuccini a Reggio, le spoglie del cavaliere squarciarono il soffitto e caddero straziate dinnanzi all’orrore dei due Padri. Allora uno dei due, Spiridione, decise di affrontare la bestia con l’esorcismo e così continuò sino alla fine dei suoi giorni, invano.

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Il 24 settembre 2012 è stata avvistata una sorgente luminosa di grandi dimensioni sulla sommità della Pietra accompagnata da picchi di radioattività e variazioni del campo elettromagnetico, non visibile ad occhio umano, ma percepita e fotografata nella banda dell’infrarosso. Misteriose sfere di luce sono state avvistate più volte sulla Pietra, come rilevato dal gruppo di ricercatori capitanato da Nicola Tosi del progetto UAP (leggi approfondimento).

Spunti videoludici

La Pietra di Bismantova è un luogo millenario, denso di reperti e meraviglie naturali. Trovandosi immersi in questa location cresce un naturale impulso alla curiosità e all’esplorazione, un sentimento che sarebbe meraviglioso ritrovare nella dimensione videoludica. Ricordiamo il suo legame con l’opera dantesca e le leggende che hanno graffiato sia la pietra sia i cuori dei suoi abitanti, che vanno a formare un’aura ascetica e inquietante, pronta a ispirare un dramma dalle tinte oscure e mistiche. La narrazione potrebbe seguire le orme del paladino e poi di Spiridione, in un gioco che ripercorra tutti gli anni della disperata e fallimentare vicenda. Sicuramente la verticalità del luogo si presta a mappe affascinanti e interlacciate: le stesse percorse da Dante stesso, nel tentativo di risalire fino al Paradiso (un parallelo letterario decisamente affascinante).

[Bibliografia]
Diego Filippi, La Pietra di Bismantova, Versante Sud, 2015
Umberto Toschi, Emilia Romagna, Unione Tipografico – Editrice Torinese, 1961

[Sitografia]
La Pietra e la Bismantova
Luoghimisteriosi.it

[Scheda Film Commission]
Emilia-Romagna Film Commission

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