Descrizione
Piazza Galvani si apre nello spazio antistante l’Archiginnasio, sede storica dell’antica università nel centro storico di Bologna. Il nome attuale della piazza corrisponde all’identità del personaggio la cui statua spicca al suo centro: Luigi Galvani, noto anatomista, fisiologo e fisico bolognese.
Cenni storici
Nel 1449 si iniziò a utilizzare la piazza per il mercato della seta. Con la costruzione dell’Archiginnasio del 1563 si decise di lasciare lo spazio vuoto dinnanzi al palazzo universitario, di modo che l’ingresso fosse sgombro da venditori o acquirenti e la rispettabilità istituzionale dell’Università rimanesse intatta. Nel 1801 al luogo venne dato il nome di Piazza della Pace, in commemorazione della pace tra Napoleone e gli Austriaci. Dal 1879 il nome divenne quello definitivo e alla piazza venne dedicata una statua del celebre anatomista e fisico, costruita per l’occasione dal romano Adalberto Cencetti.
Focus narrativi
Il mercato dei bozzoli da seta che si svolgeva nella piazza prima dell’apertura dell’Archiginnasio veniva chiamato comunemente “Pavaglione”, termine che può derivare sia dagli stessi bachi da seta (“pavillon” in francese, “pavajon” in bolognese) sia dal latino “papilio, -onis”. Questo nome seguì la Piazza per gran parte della sua storia, indipendentemente dall’uso ufficiale che se ne faceva. Lo smercio di seta di Bologna era stato (per circa quattro secoli) tra i più importanti di tutta Europa, tanto da contendersi con la Cina il primato di produzione del prezioso tessuto. Alla fine del 1500 nella città si contavano 119 mulini e 300 filatoi, con un terzo dei cittadini che in qualche modo erano collegati alla produzione della seta.
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La statua dedicata a Luigi Galvani è stata “il primo monumento civile di Bologna”: così la descrisse il giornale “La Patria” appena ultimata la sua realizzazione. Essa, scolpita da Adalberto Cencetti, rappresenta Galvani durante uno dei suoi celebri esperimenti con le rane. Fu durante una dissezione che l’uomo di scienza si rese conto della correlazione tra stimolo e nervo. Scrisse a tal proposito: “Dissecai una rana, la preparai e la collocai sopra una tavola sulla quale c’era una macchina elettrica, dal cui conduttore era completamente separata e collocata a non breve distanza; mentre uno dei miei assistenti toccava per caso leggermente con la punta di uno scalpello gli interni nervi crurali di questa rana, a un tratto furono visti contrarsi tutti i muscoli degli arti come se fossero stati presi dalle più veementi convulsioni tossiche. A un altro dei miei assistenti che mi era più vicino, mentre stavo tentando altre nuove esperienze elettriche, parve di avvertire che il fenomeno succedesse proprio quando si faceva scoccare una scintilla dal conduttore della macchina. Ammirato dalle novità della cosa, subito avvertì me che ero completamente assorto e meco stesso d’altre cose ragionavo. Mi accese subito un incredibile desiderio di ripetere l’esperienza e di portare in luce ciò che di occulto c’era ancora nel fenomeno”. Galvani è ad oggi ricordato per la scoperta dell’elettricità biologica e per alcune sue applicazioni: tra queste l’invenzione del galvanometro e l’ideazione della galvanizzazione – lo strumento quanto il processo prendono entrambi il nome dallo scienziato.
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Il settimanale “L’illustrazione italiana” del 9 Novembre 1879 si esprime in questi termini riguardo l’opera di Cencetti: “[…] Bologna ha proprio ragione d’esser contenta di questo ornamento della più frequentata delle sue piazze”. Riporta poi alcune curiosità significative sulla statua. In particolare vengono citate alcune polemiche riguardanti il soggetto della scultura: pare che molti detrattori si opponessero all’idea della vivisezione della rana e chiedessero a gran voce un soggetto più significativo, in grado di rappresentare meglio l’importanza delle ricerche di Galvani. Citiamo poi un curioso aneddoto sulle qualità ritrattistiche dello scultore: “Per ottenere la rassomiglianza più perfetta che si potesse ha fatte tutte le ricerche possibili ed ha trovato ritratti del Galvani fatti dal vero. Un giorno avendo incontrato per caso un canonico che rassomigliava come due gocciole d’acqua al suo Galvani, cominciò a pedinarlo e non fu contento finché non arrivò a conoscerlo ed a pregarlo di volergli far da modello per due o tre sedute. Il buon sacerdote, da prima un po’ spaventato, finì coll’acconsentire di buon grado, forse pensando che era opera meritoria concorrere all’erezione di un monumento a chi aveva perduto la cattedra per non voler prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica Cisalpina”.
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Il galvanismo viene citato nel Frankenstein di Mary Shelley. I principi alla base della nascita della Creatura, in particolare, sembrano derivare proprio in prima istanza dagli esperimenti di Luigi Galvani. Le sue teorie ebbero grande risonanza a cavallo tra Settecento e Ottocento: furono mutuate significativamente dalle ricerche londinesi di Giovanni Aldini, che nel 1807 pubblicò “An account of the late improvements in Galvanism” – studio in cui venne data per possibile l’animazione di un corpo morto mediante stimoli elettrici. Tale documento è tra le fonti d’ispirazione principali del romanzo di Mary Shelley, che ruota com’è noto attorno all’animazione di un cadavere. L’interesse della scrittrice venne stimolato nel 1816, quando questa trascorse l’estate in Svizzera in compagnia di Lord Byron, discutendo con lui della filosofia della natura e in particolare degli studi di Erasmus Darwin, il quale scandagliava i segreti dell’origine della vita proprio in base alle indagini preliminari di Galvani.
Spunti videoludici
La rappresentazione di Luigi Galvani è tanto semplice quanto, dal punto di vista iconografico, efficace: lo scienziato che osserva la rana sulla quale ha eseguito numerosi esperimenti è tanto iconico quanto memorabile – possiamo immaginarlo immerso in un crossover che metta in relazione numerosi personaggi di Bologna, apparire in un ritratto oppure nella fissità di una carta da gioco, di una figurina, di un dipinto. Adalberto Cencetti ha ottenuto, con la sua statua, una stilizzazione che si allaccia perfettamente alla testualità videoludica (nella quale non a caso si accumulano sagome di personaggi accompagnati da oggetti o animali fissi, il cui aspetto e portamento ne rievoca costantemente il ruolo all’interno della narrazione).
Affascinante quanto sottovalutata la rilevanza europea (se non addirittura mondiale) che Bologna ha avuto nel commercio e nella produzione della seta: come allora non riviverla in un titolo che, dal punto di vista strategico o gestionale, ricostruisca la grande rilevanza di questo specifico mercato, ruotando magari proprio attorno all’attuale Piazza Galvani, o “piazza del Pavaglione”, fulcro di scambio del prezioso tessuto.