Descrizione
Piazza dei Signori è indubbiamente uno dei luoghi più iconici di Padova, sia per quanto riguarda la vitalità della piazza, sia per la storia che la contraddistingue. Nonostante di diversi stili ed epoche, le case e gli edifici che circondano il retticolato della piazza sorgono su portici risalenti ai secoli XIV e XV. Le case adornate con eleganti terrazze e poggioli in ferro battuto delimitano la piazza sui lati maggiori, mentre altri edifici ne delimitano l’area nei lati più corti: tra questi troviamo la Chiesa di S. Clemente, il Palazzo del Capitanio, il portico sopra il quale sovrasta immensa la Torre dell’Orologio. Attraversato il portico ci si ritrova in Corte Capitaniato, a breve distanza dall’omonima piazza nella quale si trova Palazzo Liviano, che rimpiazzò il Castello dei Carraresi, antichi signori di Padova responsabili per la costruzione della piazza.
L’edificio del Liviano viene oggi utilizzato come sede di alcune facoltà dell’Università degli Studi di Padova.
Cenni storici
Nel XIV secolo, un antico quartiere di fronte alla Chiesa di S. Clemente venne distrutto e impiegato per creare una piazza in seguito ai movimenti di ristrutturazione urbana promossi da Umbertino da Carrara. La naturale posizione e conformazione della piazza la resero un perfetto teatro di tornei e castelli d’amore.
I Signori da cui la piazza prende il nome sono con estrema probabilità proprio i Carraresi, mentre nel Trecento era conosciuta come Piazza della Desolazione, in quanto campo di battaglia tra i Carraresi e i Visconti. Fu tramite l’opera di recupero degli spazi urbani che i veneziani avviarono all’inizio del Quattrocento che la piazza acquistò importanza come punto di ritrovo sociale: venne infatti utilizzata in epoca tardo medievale/inizio Rinascimentale per tornei, battaglie, concerti e feste musicali. Iniziò quindi a essere conosciuta come Piazza dei Trionfi prima, per poi tornare a “Piazza della Signoria”. Tra gli eventi che ospitavano il maggior numero di spettatori ricordiamo la caccia al toro che veniva allestita in piazza in occasione del Giovedì Grasso.
Tra gli altri nomi con cui venne chiamata la piazza troviamo Piazza Pio IX, chiamata così dopo un discorso tenuto il 9 maggio 1848 da Padre Alessandro Gavazzi, e Piazza Unità d’Italia in epoca fascista.
Focus narrativi
Nel 1405, dopo la conquista di Padova da parte dei veneziani, la Signoria Carrarese venne condannata alla cosiddetta “damnatio memoriae”. I veneziani vollero eliminare tutte le testimonianze e il ricordo dei precedenti signori di Padova, a partire dai simboli fulcro della loro influenza.
I padovani chiesero fosse restaurato il grande orologio e i veneziani acconsentirono a patto che fosse rivolto verso ovest, ossia in direzione di Venezia. Dal 1426 i lavori promossi dal Capitano Bartolomeo Morosini portarono la torre a essere posta in una struttura sopraelevato, sopra l’arco, con l’inserimento del nuovo orologio. Il nuovo orologio fu inaugurato durante i festeggiamenti di Sant’Antonio del 1437.
Il progetto dell’orologio da torre più antico del mondo è quello di Jacopo e Giovannni Dondi, padre e figlio, che venne realizzato nel 1344 per la Torre principale della Signoria dei Carraresi. L’attuale orologio venne costruito a partire dal progetto originale della famiglia Dondi, ma furono artigiani vicentini della famiglia Delle Caldiere ad assemblarlo effettivamente.
L’orologio indicava al popolo il tempo “all’italiana”: il giorno cominciava e terminava al tramonto, anziché a mezzanotte. La Terra e le stelle rappresentate sulla volta celeste sono posizionate secondo il sistema Aristotelico/Tolemaico, con la lancetta delle ore contraddistinta dal Sole che indica l’ora, mentre la lancetta secondaria indica la data.
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Una delle leggende metropolitane più suggestive diffusasi in città è senza dubbio quella del segno zodiacale mancante sulla volta celeste raffigurata sull’orologio. Difatti il segno della Bilancia è l’unico segno zodiacale a non essere presente anche se lo spazio per il suo inserimento è presente, mentre lo Scorpione va a occupare due spazi. La verità è che il Dondi realizzò l’orologio ispirandosi al modello babilonese, che non comprendeva il segno della Bilancia, mentre la leggenda narra che i costruttori ricevettero una somma di denaro inferiore a quella pattuita e che per ripicca lasciarono l’opera incompiuta nascondendo il segno della bilancia nella piazza.
Il segno della Bilancia è attualmente posizionato sul basamento di marmo che regge il pennone e, stando alla sopracitata leggenda, ancora oggi riuscire a trovare il segno nascosto si dice porti enorme fortuna.
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Le tracce lasciate dalla Serenissima in tutta la città sono fortemente evidenti anche in questa piazza. Sopra un’alta colonna romana in marmo, che guarda l’orologio dell’omonima Torre, vediamo infatti un imponente Leone di San Marco, scolpito nel 1870 da Natale Sanavio, dopo che nel 1797 venne abbattuto il precedente Leone dai francesi giunti anche nel nord Italia a portare i valori della Rivoluzione.
La stessa Chiesa di S. Clemente fu ristrutturata a partire dalle fraglie veneziane presenti a Padova. Queste fraglie, ossia corporazioni di arti e mestieri presenti in territori della Serenissima, hanno di fatto spinto per la ristrutturazione della Chiesa, la cui fondazione è anch’essa collegata alla città di Venezia. Vediamo come infatti la realizzazione di questo edificio sia stato una sorta di regalo da parte delle nascenti comunità lagunari in segno di riconoscenza per la costruzione della chiesa di San Giacomo.
Anche i portici già nominati, su cui poggiano i palazzi che si affacciano sulla piazza, sono risalenti all’epoca in cui Padova era assoggettata alla Serenissima, ossia tra i secoli XIV e XV.
In sostanza, un’architettura padovana pura, non contaminata dai veneziani è difficile da trovare in città, specialmente nei luoghi più frequentati e ad alta concentrazione turistica.
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Palazzo Liviano fu edificato su iniziativa del rettore dell’Università di Padova dal 1932 al 1943, Carlo Anti.
All’interno del palazzo, al terzo piano, venne allestito il Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte nel 1937, ancora attivo e ricco di testimonianze, in particolar modo scultoree, dei periodi antichi e rinascimentali, oltre a importanti ritrovamenti archeologici di culture come quella romana, greca e persino la poco nota civiltà etrusca.
Costruito a ridosso della Seconda guerra mondiale, il Liviano ha dei rifugi antiaerei costruiti al di sotto di esso, che non vennero però utilizzati.
Nella Sala dei Giganti, direttamente collegata al Liviano tramite una scalinata posta sul fianco di questo, si tengono spesso eventi quali concerti e convegni di varia natura. Questa sala deve il suo nome agli affreschi che rappresentano in scala 1:1 valorosi eroi importanti e personaggi antichi. L’origine di questa sala non è un’innovazione dei veneziani, ma venne invece mantenuto il tema degli affreschi del Cinquecento presenti in una sala perduta della Reggia Carrarese. Questi affreschi furono ispirati da un’opera del Petrarca quando fu ospite dei signori Padovani.
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Un altro mistero nascosto nella piazza è la famosa iscrizione con disegnata una lira, e la scritta “P.G. 15/07/81”. Una leggenda, simile a quella della Bilancia dell’orologio per certi versi, basata sullo smarrimento e il ritrovamento di oggetti preziosi o importanti, narra di un giovane ricco ed elegante proveniente dalla provincia, sulla cui cravatta era appuntata una particolare spilla a forma di strumento musicale, più precisamente una lira. I primi giorni del luglio del 1881 il giovane in passeggiata avrebbe smarrito la sua amata spilla sotto il portico tra via Dante e via Sauro, dove si trovava il caffè Genio. Sulla veranda di questo locale erano solite sedersi d’estate le donne della città insieme alle loro figlie alla ricerca di un buon partito per queste ultime. Il fatto che sconvolse il giovane fu ritrovare la sua cara spilla su una pietra del selciato, quando il 15 luglio tornò in città e ripercorse la stessa strada dell’ultima volta. Incredulo, decise di incidere questo evento sulla stessa pietra del ritrovamento.
Ancora oggi, per quanto molto meno popolare rispetto alla leggenda della Bilancia, troviamo diverse speculazioni su chi sia il o la misteriosa benefattrice. Alcuni dicono fosse una giovane ragazza di buona famiglia che volle fare colpo sul giovane, ma che vista la timidezza non riuscì a restituirgliela personalmente; altri pensano sia stata la città stessa, o una sua personificazione che affascinata dal fare elegante del giovane di provincia ne rimase ammaliata e volle aiutarlo.
Spunti videoludici
La spaziosa piazza può risultare perfetta come campo di battaglia, utilizzata per uno scontro finale o una sequenza animata, dato l’ampio spazio aperto nel quale poter far muovere i personaggi.
Il segno zodiacale della Bilancia nascosto nella piazza potrebbe portare a un’interessante esplorazione da parte dei giocatori, per ritrovare il pezzo mancante dell’orologio che fungerebbe da chiave per sbloccare un passaggio bloccato attraverso l’Arco Trionfale, oppure come semplice ma interessante citazione alla leggenda riguardante la piazza.
Potrebbe inoltre venire utilizzata come piazza all’interno di un gioco di ruolo, sfruttando al meglio lo stile degli edifici più antichi per negozi, taverne e altre infrastrutture tipiche di suddetti giochi, con tanto di personaggi non giocabili locali per missioni secondarie di esplorazione non solo della piazza, ma di tutta la città e dintorni. Difatti anche i tetti degli edifici affacciati alla piazza potrebbero fungere da luoghi di ricognizione o contenenti oggetti nascosti.
L’area spaziosa della piazza può risultare molto utile anche per giochi strategici o sparatutto, posizionando i due schieramenti dai lati opposti, quindi sotto l’Arco Trionfale e dal lato opposto in corrispondenza della Chiesa di S. Clemente, permettendo ad ambedue i fronti di avere delle vie di accesso/fuga tramite le vie laterali per rifornimenti e/o attacchi a sorpresa. I palazzi sarebbero facilmente diroccabili in scenari apocalittici vista la loro antica architettura.
Tramite l’introduzione di elementi tipici dei momenti più affollati, come bancarelle di mercati o scatoloni di scarico merce per rifornire i locali, potrebbe essere utilizzata anche come zona da attraversare furtivamente senza farsi notare, nascondendosi appunto dietro questi elementi.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Autizi, M. B., Padova. Storia e Arte, Treviso, Editoriale Programma, 2019, pp. 72;
– Puppi, L., Toffanin, G., Guida di Padova – arte e storia tra vie e piazze, Trieste, Editore Lint, 1991, pp. 80-89.
[Sitografia]
PadovaNet
Blog di Padova