Parco Neapolis

Descrizione

Siracusa antica era, a detta di Cicerone, così grande da poter essere divisa in quattro città.
La quarta, l’ultima costruita, fu chiamata Neapolis, “Città nuova”. Questa parte di città non era abitata, era dedicata agli edifici religiosi e, ai tempi, conteneva il famoso teatro greco e due templi religiosi. Queste non sono le uniche costruzioni che hanno trovato sede in questo magnifico luogo e di alcune si possono ancora vedere i resti e immaginare le enormi dimensioni. L’altare di Ierone (III secolo a.C.) e l’anfiteatro romano (III secolo d.C.), sono esempi lampanti delle capacità architettoniche degli antichi e dell’importanza che la città di Siracusa ha rivestito in età greca e romana. Oltretutto, nel parco non si trovano unicamente meraviglie architettoniche. Le cave di estrazione, posizionate dalla parte opposta rispetto agli elementi architettonici, restano all’interno di un giardino di dimensioni notevoli, con alberi secolari e una biodiversità notevole. Sempre restando sull’aspetto naturalistico, le latomie, prigioni scavate nella roccia, rimangono una delle attrazioni principali del parco per la loro storia e bellezza.

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Cenni storici

Siracusa fu una delle città più importanti della Sicilia antica. Colonia di Corinto, crebbe in maniera esponenziale, fondò a sua volta colonie, fu casa di tiranni, re e viene considerata al giorno d’oggi la più grande metropoli del mondo antico. Fu conquistata da Roma nel 212 a.C. a seguito di un lungo assedio alla cui difesa partecipò, almeno secondo la leggenda, anche Archimede. Buona parte di queste storie sono rinchiuse all’interno del parco archeologico, la “città nuova” di Siracusa antica. Qui sono contenute testimonianze del passato greco e romano della città, la presunta tomba di Archimede e prigioni intagliate nella roccia che hanno stregato Caravaggio.
I frequenti attacchi degli arabi fra VIII e IX secolo e la definitiva conquista segnarono il periodo di decadenza del luogo, abbandonato per secoli e fatto prigioniero dalla natura. Nel XVI secolo, poi, gli spagnoli utilizzarono i monumenti come fonte di materie prime per rinforzare le difese dell’isola di Ortigia.

Focus narrativi

Il teatro greco rappresenta il maggior esempio di architettura teatrale dell’occidente greco. Fu sede di rappresentazioni fin dal V secolo a.C. anche se subì costanti modifiche. Proprio in questo secolo venne rappresentata la tragedia Etnee, scritta da Eschilo, in onore di Ierone I. Il suo successore, Ierone II, uno dei tiranni più importanti della storia di Siracusa, lo ampliò al fine di accogliere 15.000 persone all’interno dei nove settori presenti nel teatro. La costruzione fu progettata per sfruttare la conformazione fisica del colle su cui poggiava, il Temenite, di modo da poter intagliare i sedili direttamente nella roccia e da poter sfruttare al massimo le possibilità acustiche mantenendo una vista sull’isola di Ortigia. Al di sopra del teatro si trova una terrazza che ospitava un grande portico ed è tutt’ora fiancheggiata da nicchie che probabilmente ospitavano statue. Questo luogo era, in età greca, il fulcro dell’attività culturale siracusana e anche luogo di incontro e di assemblee. Grandi drammaturghi passarono per questo luogo. In epoca romana il teatro subì diverse modifiche strutturali prima per conferirgli le caratteristiche tipiche del teatro romano poi per permettere di ospitare giochi circensi. Con la caduta dell’impero rimase abbandonato per secoli. In età moderna venne progressivamente spogliato ad opera degli spagnoli, che utilizzarono i blocchi di pietra già tagliati per costruire nuove fortificazioni intorno all’isola di Ortigia.

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Ai piedi del colle Temenite si trova l’altare di Ierone è un’imponente costruzione che misura quasi 200 metri di lunghezza. Al giorno di oggi ne rimangono solo le fondamenta ma ai tempi rappresentava una delle strutture più imponenti della Magna Grecia. Venne costruito da Ierone II durante la seconda metà del III secolo a.C. al fine di commemorare la vittoria di Timoleonte. Timoleonte era un nobile Corinzio inviato dalla città greca per cacciare il tiranno di Siracusa Dionisio II e instaurare una repubblica a Siracusa. È interessante notare come prima della costruzione di questo altare il sito ospitava un monumento sempre dedicato alla liberazione della città da un tiranno, in questo caso Trasibulo di Siracusa.
Il monumento sarebbe stato dedicato a Zeus Eleutherios, vale a dire liberatore. Davanti a questo luogo si celebrarono le feste dell’Eleutheria, che secondo Diodoro consistevano in giochi sportivi e il sacrificio di 450 tori.
Le dimensioni, come detto, sono piuttosto suggestive. L’imponente costruzione misurava 192 metri di lunghezza e quasi 23 di larghezza. Si accedeva all’altare tramite due rampe, situate rispettivamente a nord e a sud.

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L’anfiteatro romano testimonia l’importanza che la città di Siracusa ricopriva anche sotto dopo la conquista della città ad opera dei romani. Anche se non è rimasto nulla della parte superiore la grandezza dell’edificio la si può dedurre dalle misure delle fondamenta scavate nella roccia, rispettivamente 140 m di lunghezza e 119 di larghezza. L’anfiteatro venne costruito presumibilmente nel III secolo d.C. per soddisfare il bisogno e la richiesta sempre maggiore di giochi da parte della popolazione romana. Al centro dell’arena è presente una cisterna, troppo piccola per ospitare giochi di acqua. Si pensa che venisse utilizzata per raccogliere il sangue dei gladiatori e degli animali o per ospitare i macchinari necessari per lo svolgimento dei giochi. All’anfiteatro si giungeva passando sotto un imponente arco di cui adesso restano solo i piloni. Anche questo monumento venne depredato dagli spagnoli per rinforzare le difese dell’isola di Ortigia.

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La parola “latomia” deriva dal greco latomìai, parola composta da lâs, pietra, e tomíai da témnein, tagliare. Nel sito si trovano diverse latomie, frazioni di pietra intagliate che fungevano da prigioni. La più famosa di queste è la Latomia del Paradiso dove è presente l’orecchio di Dionisio. Questo luogo deve il suo nome a Caravaggio che visitò Siracusa nel 1608. Si suppone che la grotta venne fatta scavare da Dionisio, tiranno di Siracusa, dopo la spedizione ateniese in Sicilia e la conseguente vittoria dell’esercito di Siracusa sulle truppe nemiche. L’orecchio doveva infatti fungere da prigione e la sua particolare forma a S crea un’acustica particolare. La grotta infatti amplifica il suono come accade per l’orecchio umano e per un periodo si pensò che questa caratteristica non fosse casuale, ma pensata affinché le sentinelle potessero origliare le conversazioni dei prigionieri. Tutto ciò turbò molto Caravaggio, appena evaso dal carcere di Sant’Angelo a Valletta, tanto che decise di rinominare la grotta col nome che la rende famosa ancora al giorno d’oggi. La teoria al giorno d’oggi è considerata falsa, in quanto è impossibile distinguere diverse voci sovrapposte. Il primo a falsificare questa teoria fu Vivant Denon, che arrampicatosi nella cameretta sopra l’orecchio constatò che una voce era facilmente udibile, ma una volta che più di due persone procedevano a parlare distinguere le frasi e le voci diventava impossibile. Fra i vari prigionieri della grotta risulta il poeta greco Filosseno, che qui scrisse la sua opera Il Ciclope.

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In un periodo della sua storia, il teatro greco divenne anche un enorme serbatoio per la lavorazione dei mulini. Difatti in epoca tardo-medievale venne costruito un complesso di mulini ad acqua che sfociava nella grotta del Ninfeo sopra il teatro greco e alimentava i mulini. L’acqua arrivava alla grotta del Ninfeo tramite l’acquedotto Galerme, costruito nel 480 a.C. dopo la vittoria dei Sicelioti comandati da Gelone di Siracusa sui cartaginesi ad Himera. Questo sistema di mulini sicuramente creava un effetto ottico pittoresco e suggestivo, con acquedotti che trasportavano acqua vicino a un teatro greco, ma creava anche grossi problemi. Molti viaggiatori del 1700 e 1800 hanno lasciarono testimonianze di come l’acqua che cadeva a cascate e il passaggio dei carri dei mugnai stavano distruggendo tutta la meraviglia lasciata dai greci. I mulini vennero distrutti in buona parte dopo il terremoto del 1693 e lentamente disfatti fino alla completa eliminazione nel XX secolo. La testimonianza più evidente di quella fase storica è la casetta dei mugnai, sopra il teatro greco.

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Il teatro era il luogo del popolo per eccellenza e si componeva di tre parti: il koilon (o cavea), l’orchestra e la scena. Col primo termine si identifica l’assise a forma di ventaglio dove si siedono gli spettatori, l’orchestra è dove si esibisce il coro, mentre la scena è un sfondo fisso la cui facciata richiama quella di un palazzo, utilizzata dagli attori per cambiare i costumi. Gli attori all’interno del teatro erano tutti uomini, anche se si trattava di interpretare personaggi femminili. Al fine di identificarsi cool personaggio che rappresentavano usavano delle maschere. Le maschere erano fondamentali durante la messa in scena degli spettacoli. Caratterizzate dalle smorfie che tutti conosciamo, erano di diverso tipo a seconda se a mettersi in atto era una commedia, una satira o una tragedia. Le maschere, oltretutto, erano fornite di megafoni che rafforzavano la voce dell’attore sia per farsi sentire meglio dal pubblico sia per ingigantire e enfatizzare la voce in funzione simbolica. Dal VI secolo in poi cominciarono a denotare caratteri fissi (il giovane, il vecchio, il satiro, ecc..) e accessori diversi (parrucche, vesti, bastoni, copricapi) che servivano ancora di più per denotare l’età, il ceto, lo stato d’animo e il carattere dei personaggi in scena.

Spunti videoludici

Il parco archeologico è una location molto valida per creare un videogioco o un’arena soprattutto per la sua diversità. Contiene elementi sia naturalistici che architettonici e ha un percorso in sé praticamente già definito. Potrebbe quindi benissimo essere un’arena in un gioco di ambientazione antica, magari con una sfida col boss finale all’interno del teatro stesso. Anche le caratteristiche acustiche dell’orecchio di Dionisio potrebbero essere sfruttate per creare dinamiche particolari, anche puzzle: il protagonista dell’avventura potrebbe trovarsi rinchiuso nella prigione e a quel punto non farsi sentire dalle guardie diventerebbe fondamentale. Il fatto stesso poi che sia così diversificato l’ambiente e ramificato il percorso lo rende adatto anche a dinamiche di inseguimento o di ricerca, vista la suggestione che può fornire quella fitta rete di alberi simile a una giungla posta sul lato orientale del parco. In un videogioco storico di avventura, poi, questo luogo è ovviamente pieno di spunti. Il protagonista dell’eventuale storia potrebbe ritrovarsi a combattere all’interno dell’anfiteatro romano, ad assistere a un’opera nel teatro greco o, come detto sopra, rinchiuso come prigioniero nell’orecchio di Dionisio. Tutti spunti perfettamente conditi dalla storia millenaria della città di Siracusa.

[Bibliografia]

– Mitens K., Teatri greci e teatri ispirati all’architettura greca in Sicilia e nell’Italia meridionale, Roma, 1988.
– Mertens D., Città e monumenti dei Greci d’occidente: dalla colonizzazione alla fine del V secolo a.C., Roma, 2006.

[Sitografia]

Latomie – Galleria Roma

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