Descrizione
Palazzo Te è un edificio monumentale costruito tra il 1524 e il 1534 dal celebre architetto Giulio Romano per commissione della famiglia Gonzaga. L’edificio è un vero e proprio scrigno dell’arte tardo-rinascimentale e presenta un apparato simbolico ed esoterico non indifferente. I vari spazi nascondono enigmi e misteri, risalenti soprattutto agli anni in cui abitò lì Federico II Gonzaga, signore voluttuoso e amante della mondanità.
Cenni storici
Il Palazzo Te venne costruito a seguito della bonifica di una zona paludosa: nel ‘500 Mantova era ancora divisa su due isole più grandi e una terza molto più piccola, chiamata Tejeto. Proprio lì venne deciso di edificare il Palazzo, solo successivamente con funzione ricreativa per i componenti della famiglia: Francesco I, infatti, aveva pensato inizialmente il luogo come una struttura in cui addestrare i suoi cavalli.
Fu il figlio di Francesco I, Federico II, che rese il luogo celebre in tutta Europa per lo sfarzo e le possibilità di svago. Nel 1530 il Palazzo fu onorato addirittura della presenza dell’Imperatore Carlo V, che vi trascorse un’intera giornata. Il luogo venne reso una sorta di luogo paradisiaco dalle idee fantasiose di Federico II, che commissionò a diversi artisti la decorazione dei numerosi spazi presenti sia all’esterno che all’interno.
Le sale del Palazzo Te ammaliano lo sguardo dei visitatori ancora oggi, ma oltre a queste è possibile visitare il museo civico, con diverse sezioni dense di reperti, tra cui quelli egiziani e mesopotamici.
Focus narrativi
Il luogo principale del Palazzo è la Sala dei Giganti, interamente affrescata in continuità tra linea del pavimento e tetto, rappresentando l’episodio ovidiano della gigantomachia: i Giganti tentarono di ribellarsi agli dei olimpici ma, come visibile nell’affresco, la furia di Giove si scagliò con forza tremenda su di essi e, con l’aiuto di Eracle, riuscirono a sconfiggerli. L’affresco rappresenta il vano tentativo dei Giganti di salire verso l’Olimpo. La rappresentazione nella sala è un esempio ante litteram di esperienza immersiva vissuta dai visitatori in un contesto museale.
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Un’altra sala degna di nota è quella di Amore e Psiche, utilizzata come sala da pranzo del duca, in cui vengono riportate diverse vicende amorose divine. Anche questa sala è interamente affrescata e rappresenta la celebrazione mitologica di un amore lussurioso ben più reale, quello di Federico II per Isabella Boschetto. Nella visione d’insieme gli affreschi sembrano rappresentare scene idilliache di amori divini, ma l’occhio di uno spettatore attento non può non cogliere i numerosi dettagli erotici, che si caratterizzano per essere più “spinti” rispetto alle comuni rappresentazioni dell’epoca.
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In tutta la struttura ritroviamo diverse rappresentazioni della simbologia del labirinto. In particolare, sul pavimento nella Sala di Amore e Psiche vi sono ben dodici labirinti in gruppi di tre. L’esempio più interessante, ormai non più esistente, era il labirinto ospitato dal giardino realizzato con le siepi di bosso.
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Uno dei simboli alchemici per eccellenza è la salamandra. Ritroviamo la sua rappresentazione in diversi luoghi della struttura. Questo perché il conte Federico II decise di farne suo simbolo personale, accompagnato spesso dalla scritta latina quod huic deest me torquet (“ciò che manca a costui mi tormenta”). Secondo la tradizione, la salamandra infatti sarebbe stato un anfibio privo di stimoli amorosi, cosa che, al contrario, era per il conte un voluttuoso tormento. L’animale inoltre è associato all’elemento naturale del fuoco nella simbologia alchemica.
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Il luogo più alchemico e interessante del Palazzo è il giardino segreto, che include anche l’appartamento della grotta. Lo spazio è isolato rispetto al resto della villa e, con ogni probabilità, veniva utilizzato per i momenti di meditazione del conte. Dal piccolo giardino si accede alla grotta, un vero e proprio ambiente utilizzato come bagno, ma realizzato nelle sembianze di una caverna naturale (le pareti di pietra erano adornate dalle conchiglie). Presenti anche qui diversi simboli alchemici. Secondo alcuni, il luogo era utilizzato dal conte per i suoi incontri amorosi.
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Nella collezione mesopotamica del Museo Civico ospitato nel Palazzo è presente un vero amuleto di Pazuzu che, oltre ad essere uno dei demoni di Diablo III, ha ispirato anche il romanzo e il film de L’esorcista.
Spunti videoludici
Palazzo Te risulta una location perfetta per l’ambientazione di un’avventura grafica, sfruttando i numerosi esempi di simbologia alchemica e mitologica per realizzare enigmi e puzzle. Inoltre il personaggio del conte Federico II ci viene tramandato come amante focoso ed eccentrico: ben si presterebbe per una rappresentazione videoludica su toni ironici.
Di notevole interesse risulterebbe adatto anche lo sviluppo di applicazioni da usufruire in VR o AR per esplorare al meglio i dettagli degli affreschi nelle diverse sale del Palazzo.
Il labirinto, infine, è un concetto ampiamente e tradizionalmente videoludico.
Fonti e link
[Bibliografia]
U. Bazzotti (a cura di), Palazzo Te a Mantova, Skira Editore, Losanna, 2006.
[Sitografia]
Palazzo Te
McNab75 Live Journal
Miti e misteri