Descrizione
Il Palazzo Ducale di Modena, edificio Secentesco, è stato la dimora principale del Duca d’Este fino all’annessione del Ducato al Regno d’Italia nel 1860, a seguito della quale il Palazzo divenne sede dell’Accademia militare, qual è ancora oggi (con la sola eccezione degli anni dal ’43 al ’45). Il palazzo ospita un Museo Storico dell’Accademia e una preziosa biblioteca
Cenni storici
Il Palazzo Ducale è frutto di diversi rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, legati anche alle traballanti finanze e alle vicende che coinvolsero il Ducato. Nel 1291 fu eretto un primo castello per ordine di Obizzo II d’Este, marchese di Modena. Questa prima costruzione venne distrutto da una rivolta popolare. Nello stesso luogo, verso la fine del Cinquecento vide la luce un nuovo castello voluto dal duca Cesare quando la capitale del Ducato estense divenne Modena. La trasformazione in palazzo ducale iniziò per volere di Francesco I nel 1634 e fu piuttosto lunga. Il duca incarica l’architetto Bartolomeo Avanzini, ma al progetto contribuirono anche Bernini e il Borromini. Verso la fine del Seicento i lavori della facciata e dello scalone d’Onore possono dirsi ultimati. Nel 1724 vengono collocate le due statue cinquecentesche di Ercole e Marco Emilio Lepido opera di Prospero Spani, detto il Clemente.
Il palazzo viene rimaneggiato nell’Ottocento per volere di Francesco IV, i lavori sono affidato all’architetto Giuseppe Soli seguito dal figlio Gusmano. I due architetti inseriscono due scaloni e un osservatorio sul torrione orientale. I lavori vengono portati a termine da Francesco Vandelli nel 1830.
Con l’Unità, Modena e il palazzo ducale legano la loro storia all’Accademia militare. Il primo a porre un’accademia militare nella dimora degli Este fu Napoleone, che nel 1797 volle creare a Modena una Scuola Militare del Genio e dell’Artiglieria. Con il ritorno degli estensi il palazzo tornò ad essere la dimora dei duchi. Con l’Unità e la definitiva scomparsa del Ducato d’Este, sotto la spinta di Manfredo Fanti (che era stato cadetto dell’Accademia Estense) il palazzo è divenuto sede dell’Accademia Militare Reale nel 1863, anno in cui gli allievi vennero trasferiti dalla Caserma San Pietro (oggi Caserma Fanti) della quale è stata sede fino ad oggi con l’unica interruzione tra il ’43 e il ’45.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il palazzo, non più sede dell’Accademia, venne utilizzato dai nazi-fascisti come comando militare e sede detentiva (vedi Focus). La balconata e la torre occidentale riportarono alcuni danni con i bombardamenti del 1944, subì inoltre molte spoliazioni degli arredi interni, il preziosissimo Salottino d’oro fu salvato solo grazie all’intervento dei “famigli” (il personale di servizio dell’Accademia) che ne nascosero tempestivamente gli arredi.
Focus narrativi
Al tempo di Napoleone, pare che la statua di Minerva, collocata nello Scalone d’onore, sia stata portata in piazza e mutilata del braccio destro, il quale recava le insegne militari, per sostituirlo con un ramoscello d’ulivo.
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Nel 1905 fu inaugurato il Museo storico. La sua creazione pare sia stata voluta dagli allievi del primo corso della Scuola militare nel 1860. Gli allievi si incontrarono nel 1900 e, per ricordare i compagni caduti nelle battaglie del Risorgimento, hanno fondato il museo. Le sale del museo hanno magnifici soffitti a cassettoni e ospitano i ritratti dei Comandanti e cimeli militari come quelli dell’aviatore Francesco Baracca (vedi focus successivo).
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Tra i cadetti della Scuola militare si ricorda l’aviatore Francesco Baracca, soprannominato l’Asso degli Assi. L’aviatore di Lugo frequentò l’accademia tra il 1907 e il 1909, prese il brevetto di pilota nel 1912. Combatté la Grande Guerra e in due anni divenne talmente abile da essere incaricato di fondare una squadriglia con i migliori aviatori italiani (Pier Ruggero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria, Gaetano Aliperta, Bartolomeo Costantini, Guido Keller, Giovanni Sabelli, Enrico Perreri e Ferruccio Ranza) e di cui fu comandante. Fu autore di 34 abbattimenti fino al 19 giugno del 1918, data del suo abbattimento nei pressi del colle Montello (Treviso). L’abbattimento di Baracca da parte degli austriaci fu inizialmente rifiutato dall’esercito italiano per ragioni propagandistiche e ancora oggi non è chiaro se fu ucciso dalle fiamme liberatesi dall’incendio della benzina del suo velivolo colpito nel serbatoio o se, una volta abbattuto, l’asso italiano ebbe il tempo di togliersi la vita con la sua pistola, come pare abbia sostenuto spesso nelle discussioni con i commilitoni. Il 26 giugno, ai funerali, Gabriele D’Annunzio pronunciò il suo elogio funebre. Nel 1923 la madre diede il permesso di utilizzare il suo emblema, il cavallino rampante, a Enzo Ferrari.
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La condanna a morte di Ciro Menotti. Al di fuori del Palazzo, su Piazza Roma, è posto un monumento al patriota Ciro Menotti. La statua che ritrae il patriota sembra guardare alle finestre dello splendido Salottino d’oro in stile rococò, dove pare che il duca Francesco IV abbia firmato la sua condanna a morte per aver organizzato una rivolta nel gennaio del 1831, precorritrice dei moti risorgimentali. L’arresto e la condanna a morte di Ciro Menotti ad opera di Francesco IV d’Asbrugo-Este arriva dopo un iniziale fase di avvicinamento tra i due. Gli storici si sono interrogati sulle ragioni del rapido voltafaccia del duca estense.
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Nel corso della Seconda guerra mondiale, i Nazisti fanno del palazzo la sede del comando cittadino e il sottotetto della torre occidentale diviene la prigione per partigiani catturati e cittadini dissidenti: è la cosiddetta “quota pipistrello”.
Spunti videoludici
Il palazzo è tra gli edifici più rappresentativi di Modena, è emblematico della sua storia, del legame con la casa d’Este e, dopo l’Unità, con l’Accademia militare. Già utilizzato come sfondo nella modalità viaggio fotografico in Gran Turismo Sport, può rappresentare una location interattiva in opere che affrontino il tema della formazione militare, ad esempio in un videogioco sull’Asso degli Assi Francesco Baracca, per l’aviatore come per i primi cadetti dell’Accademia Reale, può essere di grande utilità anche il Museo dell’Accademia.
Al tempo stesso non si potrebbe prescindere dal palazzo in una narrazione incentrata sugli Este. Allo stesso tempo, l’occupazione nazista e la quota pipistrello possono essere spunti di pregio in un racconto partigiano.
Fonti e link
[Bibliografia]
Panini G., Palazzo ducale e dintroni – Fotocronache modenesi (volume sesto), Armo, 1997.
[Sitografia]
Museo Baracca
Istituto Storico.com
Resistenza mAPPe
Pop History
Ciro Menotti – Wikipedia