Palazzo Coronini Cronberg, Sala Carlo X

Palazzo Coronini Cronberg

Descrizione

Il palazzo Coronini Cronberg, divenuto sede dell’omonima Fondazione per volontà del suo ultimo proprietario, il conte Guglielmo Coronini Cronberg (1905-1990), è una dimora storica risalente alla fine del Cinquecento, circondata da un ampio parco di gusto romantico.

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Cenni storici

Il palazzo fu costruito tra il 1593 e il 1598 da Carlo Zengraf, già Segretario degli Stati Provinciali di Gorizia, che aveva ricevuto dalla casa d’Austria poteri giurisdizionali civili e penali su tutta una vasta area a nord di Gorizia.

Collocato nell’immediata periferia cittadina, l’edificio fu concepito secondo i caratteri austeri e rigidi della casa-forte, circondato da alti muri e con poche concessioni al superfluo. La morte di Zengraf e sopravvenute difficoltà economiche costrinsero il suo erede, il figlio Raffaele, a vendere la proprietà, già all’epoca denominata Grafenberg, al nobile di Strassoldo.

Furono gli Strassoldo a modificare significativamente l’aspetto del palazzo, impostandone la ristrutturazione secondo le tipologie della casa dominicale. Anzitutto, verso il 1640, poco distante dal corpo principale, fu eretta la cappella a unica navata dedicata a sant’Anna, collegata al palazzo mediante un doppio loggiato.

Tra il XVII e il XVIII secolo furono costruiti l’edificio delle scuderie (oggi trasformato, dopo il restauro, in Sala convegni, Sala esposizioni e depositi) posto ai limiti della proprietà, due manufatti ad uso agricolo e di abitazione per i coloni e la cancellaria adiacente alla cappella in cui hanno oggi sede gli uffici della Fondazione.

All’inizio del XIX secolo a causa di sopravvenute difficoltà economiche gli Strassoldo persero la proprietà, che fu messa all’asta e acquistata dal conte Michele Coronini Cronberg (1793-1876). Negli anni successivi il Palazzo fu sottoposto a massicci interventi di ristrutturazione, tra cui la costruzione di una nuova ala in corrispondenza di uno degli avancorpi.

Nell’ottobre del 1836 nell’edificio prese residenza per pochi mesi, fino alla morte, l’ultimo re di Francia, Carlo X di Borbone, all’epoca in esilio con tutta la sua corte.
Nella seconda metà dell’Ottocento la gestione dei beni passò progressivamente dal conte Alfredo (1846-1920), nipote di Michele, al figlio Carlo (1870-1944) che dovette assumersi, dopo il 1918, tutto l’onere della ricostruzione delle proprietà pesantemente danneggiate durante il primo conflitto mondiale.

Negli anni tra le due guerre il palazzo fu dato in affitto, divenendo sede di un comando dell’esercito italiano, al quale, dopo l’8 settembre 1943, subentrarono le truppe tedesche che avevano occupato Gorizia. Risalgono a questo periodo alcuni importati interventi nel parco: la costruzione della piscina sul retro del palazzo e la collocazione all’ingresso del parco di un portale in pietra proveniente dalla distrutta villa Attems di Piedimonte.

Divenuto in seguito sede di un comando partigiano jugoslavo e poi delle truppe alleate, solo all’inizio degli anni Cinquanta il palazzo fu restituito ai Coronini che vi si stabilirono definitivamente. Fu a partire da questo momento che il conte Guglielmo, collezionista e appassionato d’arte, con il sostegno della sorella Nicoletta iniziò a progettare per la residenza di famiglia una destinazione museale, che prese forma, come era nelle sue volontà, dopo la sua morte, avvenuta a Vienna il 13 settembre 1990.

Focus narrativi

Il Palazzo fu l’ultima residenza del re di Francia in esilio, Carlo X di Borbone, fratello minore di Luigi XVI. Il soggiorno del sovrano fu breve e sfortunato perché circa un mese dopo il suo arrivo Carlo X contrasse il colera e morì, venendo in seguito seppellito nel convento francescano della Castagnavizza, a pochi chilometri da Gorizia, oggi in Slovenia.

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Seguono due focus narrativi legati al patrimonio conservato all’interno del palazzo:

Tra le opere esposte all’interno del palazzo vi sono due busti in peltro dello scultore Franz Xaver Messerschmidt (1736-1783), che appartengono alla cosiddetta serie delle “teste di carattere”, opere che rappresentano una varietà di smorfie ed espressioni grottesche, probabilmente realizzate dall’artista per combattere i demoni da cui si sentiva perseguitato a causa dei suoi disturbi mentali. Sono le uniche in Italia.

Tra le opere più importanti delle collezioni Coronini è da segnalare anche il manoscritto sul gioco degli scacchi De ludo schacorum, di cui è autore il famoso matematico Luca Pacioli, inventore della partita doppia, oltre che amico di grandi artisti come Piero della Francesca e Leonardo da Vinci.

Spunti videoludici

Palazzo Coronini Cronberg ha alle proprie spalle una lunga storia di modifiche e ristrutturazioni, che di fatto hanno modificato l’aspetto originario della struttura. Ritorna naturalmente il concetto di microcosmo tanto caro al medium videoludico. Non è escluso pensare che, in ottica narrativa, queste modifiche possano aver celato o portato alla luce misteri e segreti connessi al luogo. I numerosi personaggi coinvolti nella storia dell’edificio possono di conseguenza essere approfonditi per indagarne provenienza e motivazioni.

Spiccano in particolare i tre personaggi citati nei focus narrativi: da Carlo X (legame con i sovrani francesi) a Messerschmidt (tema della pazzia e dell’ossessione, declinato volendo in chiave esoterica), passando per Luca Pacioli (il gioco degli scacchi in chiave storica/matematica).
Gli interni del palazzo possono inoltre fornire ambientazioni di indubbio impatto, anche in termini di asset cui ispirarsi: la camera da letto del re, oggi trasformata in un salotto, si presenta come uno sfarzoso ambiente con arredi di inizio Ottocento. Tutti gli ambienti del palazzo, arredati con mobili e opere d’arte che vanno dal XVI secolo alla fine dell’Ottocento, offrono suggestive ambientazioni d’epoca.

[Bibliografia]
C. Bragaglia Venuti e S. Ferrari Benedetti, Palazzo Coronini Cronberg a Gorizia, Milano, 2007

[Sitografia]
Palazzo Coronini Cronberg

Scheda realizzata in collaborazione con i curatori del museo

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