Descrizione
L’orto botanico di Padova è il più antico orto botanico del mondo. Al suo interno si possono trovare alberi e piante secolari, collezioni di piante rare e diversi ambienti per favorire la crescita e il mantenimento di diverse specie di piante. È presente anche una struttura di costruzione più recente, il Giardino della biodiversità, nel quale grazie a donazioni provenienti da tutto il mondo è stato possibile raccogliere più di 1300 specie di piante particolari, catalogarle e disporle secondo un metodo fitogeografico che permette di classificare le piante tenendo conto di fattori importanti quali la fascia climatica di provenienza e l’habitat naturale in cui vivono.
Cenni storici
L’Università degli Studi di Padova, dopo più di trecento anni dalla sua fondazione, decise di costruire su richiesta di Francesco Bonafede, botanico e medico italiano, un orto per facilitare lo studio e la classificazione di erbe medicinali. Difatti all’epoca c’era molta incertezza riguardo le erbe utilizzate da alcuni medici, e la possibilità di frode ai danni dei pazienti non era ignorabile. Nel 1545 venne presentata la richiesta al senato della Repubblica di Venezia, poiché Padova si trovava all’epoca nei territori della Serenissima. La richiesta non trovò ostruzione e i lavori cominciarono nell’immediato. Da quel momento iniziò un fitto scambio culturale con moltissimi paesi, che ha portato l’Orto botanico di Padova ad ampliare il campo di studio al di fuori delle piante medicinali e a essere riconosciuto come patrimonio dell’umanità come bene culturale dall’UNESCO nel 1997. Oggi questa struttura è ancora attiva e impegnata nello studio di nuove piante e il mantenimento di quelle esistenti, oltre a permettere visite d’istruzione e turistiche.
Focus narrativi
L’Orto possedeva anche un altro nome, oggi non più utilizzato, ossia quello di “Hortus Cintus”. Questo nome era dovuto a una recinzione circolare murata, tutt’oggi visibile, installata per tentare di ridurre i furti. Difatti la struttura era vittima di soventi furti notturni a causa delle preziose erbe e piante contenute al suo interno, ma anche delle informazioni custodite riguardanti le piante stesse e i loro utilizzi. Con la crescita sempre maggiore dell’Orto le misure di sicurezza si sono rafforzate sempre più, grazie anche ai progressivi scambi di interesse internazionale, al punto da non necessitare più questa cinta di mura, la cui struttura però è rimasta al proprio posto.
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Presso la Porta Nord del giardino è situata la Chamaerops humilis, la pianta più antica di tutto il giardino. Posizionata nel 1585, con più di quattrocento anni d’età, questa specie di palma è collocata all’interno di una serra ottagonale di vetro trasparente, che permette ai visitatori di osservarla. A questa pianta venne dato il nome di “Palma di Goethe”, nome utilizzato ancora oggi al di fuori delle classificazioni scientifiche, dopo che il poeta tedesco la vide nel 1786 e si fece ispirare per quella che sarebbe stata la sua intuizione evolutiva riportata in una pubblicazione del 1790 chiamata “Saggio sulla metamorfosi delle piante”.
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Nel 2014 viene inaugurata una delle serre all’epoca più avanzate in tutto il mondo, il Giardino della biodiversità. Questa teca di vetro nonostante le sue notevoli dimensioni (parliamo di oltre cento metri di lunghezza e diciotto di altezza) ha un impatto ambientale decisamente contenuto. Questo è dovuto alla perfetta gestione dello spazio per sfruttare al meglio l’energia solare dei pannelli fotovoltaici installati nella struttura. La quantità d’acqua necessaria per mantenere tutte le piante presenti non è indifferente, per questo è stata allestita una vasca di raccolta che riesce a contenere fino a 450 metri cubi d’acqua tramite le precipitazioni naturali, alla quale viene integrata l’estrazione di acqua come riserva idrica in caso di siccità da un pozzo artesiano profondo quasi 300 metri. Gli ambienti di questa enorme serra variano da un clima tropicale pluviale fino a un clima arido delle zone desertiche, ed è possibile mantenere questi ambienti stabili per la sopravvivenza delle piante solo grazie alla tecnologia della struttura, che permette di variare la temperatura di oltre 40 gradi centigradi e il tasso di umidità per ogni ambiente contenuto.
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Un progetto volto a incentivare l’inclusività è stato promosso per permettere a persone non vedenti e ipovedenti di interagire con determinate piante. Questo itinerario didattico è stato introdotto qualche anno fa per la prima volta in Italia, e permette di apprezzare particolari caratteristiche floreali tramite olfatto e tatto, con tanto di targhetta contenente il nome e una descrizione delle caratteristiche della pianta in linguaggio Braille.
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Oltre alla funzione di conservazione di diverse specie, l’Orto possiede una biblioteca e un museo, in origine un erbario, nei quali è possibile trovare oggetti di varia natura, da manoscritti a fotografie e quadri, fino a planimetrie storiche. Oggi la biblioteca è aperta al pubblico e ospita una tra le più grandi collezioni di libri e manoscritti riguardanti la botanica, contenenti anche libri parecchio rari sull’argomento. Il museo invece è passato dall’essere un erbario contenente collezioni di alghe, funghi, frutta e semi rari, a un museo contente più di 500mila campioni e reperti provenienti da tutti i continenti, con alcuni reperti che risalgono perfino al XVIII secolo. Le mostre temporanee vengono allestite ed esposte nel museo, o in alternativa in una palazzina adiacente all’Orto, utilizzata anche per conferenze di divulgazione scientifica.
Spunti videoludici
Visti i furti notturni, all’interno dell’Orto potrebbe essere ambientata un’avventura investigativa, in cui sfruttare determinate caratteristiche delle piante presenti come indizi verso il colpevole.
Oppure l’Orto potrebbe essere vittima di un sortilegio o di una mutazione chimica, rendendo ostili le piante o creando dei veri e propri mostri vegetali da sconfiggere. Si potrebbero anche rappresentare gli alberi più antichi come “fonte della vita”, come in molte leggende di differenti culture.
In alternativa, il giardino potrebbe fungere come teca da collezione per il giocatore, dove depositare e collezionare diverse erbe e piante trovate nel corso della propria avventura, oppure come la più grande drogheria di una città, nella quale è possibile acquistare erbe per curarsi o per ottenere dei potenziamenti temporanei.
In alternativa, visto lo spazio ampio e i diversi ambienti presenti, si potrebbe perfino sfruttare l’Orto per ambientare un gioco arena, nella quale le piante presenti potrebbero aiutare i giocatori negli spostamenti o in combattimento.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Minelli, A., L’orto botanico di Padova 1545-1995, Venezia, Marsilio, 1995, pp. 1-311;
– Formenti, A., Lugato, F., L’Orto botanico di Padova: guida completa, Venezia, Marsilio, 2015, pp. 1-96.
[Sitografia]
Orto botanico di Padova
Unesco Beni Culturali
Orto botanico Italia