Descrizione
Nel 1711 il Senato bolognese acquistò Palazzo Poggi per insediarvi l’Istituto delle Scienze e delle Arti, voluto da Luigi Ferdinando Marsili. Dopo quasi tre secoli le grandi sale, affrescate dai celebri pittori Pellegrino Tibaldi, Nicolò dell’Abate e Prospero Fontana, ospitano nuovamente gli antichi corredi delle camere di geografia e nautica, architettura militare, fisica, storia naturale, chimica, anatomia umana ed ostetricia, accanto al cinquecentesco museo Aldrovandiano (dal sito ufficiale).
Cenni storici
Il Museo di Palazzo Poggi ospita, nella loro originaria sede, gli antichi corredi dell’Istituto delle Scienze. Fondato nel 1711, grazie alla personale propulsione del nobile bolognese Luigi Ferdinando Marsili, l’Istituto delle Scienze di Bologna rappresentò per tutto il XVIII secolo un modello culturale di fama europea.
Al suo interno si raccolsero antiche collezioni e si istituirono musei e laboratori scientifici, venne eretta una torre per ospitarvi l’osservatorio astronomico e un’imponente aula magna, destinata ad accogliere la ricca biblioteca.
Al nucleo originario delle collezioni, costituito dai musei di Aldrovandi, Cospi e Marsili, si aggiunsero i contributi di Clemente XI, Benedetto XIV e del Senato bolognese. Questo cospicuo patrimonio si mantenne pressoché intatto fino all’Unità d’Italia, quando, con l’assegnazione dei materiali alle singole cattedre, si costituirono i nuclei originari degli attuali musei universitari.
Focus narrativi
Di seguito, focus narrativi legati al patrimonio conservato all’interno del museo:
Busto di Ulisse Aldrovandi. Allievo del celebre botanico Luca Ghini, Ulisse Aldrovandi (1522 – 1605) si laureò a 31 anni in Filosofia e Medicina. Nel 1554 iniziò l’insegnamento universitario come Lettore di Logica e, successivamente, di Filosofia, quindi tra il 1560 e il 1561 ottenne la titolarità della prima cattedra bolognese di Scienze Naturali. Nel 1568 fondò l’Orto Botanico di Bologna, del quale fu direttore fino alla morte. Durante la sua vita raccolse un ricchissimo patrimonio di “cose di natura” che lasciò per testamento al Senato di Bologna affinché “tante sue fatiche seguissero dopo la sua morte in onore et utile della città”.
Matrici xilografiche. Il lavoro di riproduzione della realtà naturale, voluto da Aldrovandi, fu avviato dai pittori che ritrassero piante, animali e minerali, ove possibile dal vivo, ma anche servendosi di altre figure come modelli. Da qui hanno origine i 17 volumi delle tavole dipinte a mano, ad acquerello o a tempera, conservati presso la Biblioteca Universitaria di Bologna. Quindi intervennero i disegnatori, con il compito di riprodurre le immagini su tavolette di legno di pero. Su queste operarono gli incisori, che ottennero così le matrici xilografiche per la stampa.
Animali, piante e minerali della collezione Aldrovandi. Ulisse Aldrovandi è considerato il fondatore della Storia Naturale moderna. Convinto che l’avanzamento del sapere non potesse scaturire soltanto da ricerche individuali, attivò rapporti di collaborazione con studiosi italiani e stranieri. Allo scambio di informazioni e dei materiali, e a una rete di contatti che collegava la casa bolognese di Aldrovandi alle regioni del Vecchio e del Nuovo Mondo, si deve l’allestimento del suo museo o «teatro» o «microcosmo di natura». La grande impresa di catalogazione della realtà naturale lo portò a raccogliere 7.000 “piante essiccate in 15 volumi” e 18.000 “diversità di cose naturali”. Tra queste il seme più grande del mondo, quello del Coco de Mer, proveniente dalle Seychelles, due fanoni di balena ed esempi di botroidi, concrezioni calcaree con forme che imitano il mondo della natura.
Plastico del primo Orto Botanico o Orto dei Semplici di Bologna. Il primo Orto dei Semplici dell’Università di Bologna fu costituito da Ulisse Aldrovandi nel 1568 nel cortile di Palazzo d’Accursio, e fu il quarto al mondo, dopo quelli di Pisa, Padova e Firenze, tutti fondati attorno alla metà del ’500. L’Orto dei Semplici, o Hortus simplicium, era il luogo destinato nel Medioevo alla coltivazione e allo studio delle piante medicinali.
Busto di Ferdinando Cospi. Il marchese Ferdinando Cospi , bolognese, fu l’artefice di una raccolta di oggetti d’arte, di “meraviglie” e di curiosità naturali, denominata proprio “Museo Cospiano”. La mescolanza al suo interno di oggetti naturali e artificiali, con una spiccata propensione verso il bizzarro e il meraviglioso, fa di questa collezione uno dei più importanti esempi italiani di Wunderkammer o Stanza delle Meraviglie, fenomeno collezionistico seicentesco tipico dell’area culturale centro-europea.
Dente di Narvalo. «Non crediamo in verun modo trovarsi tale animale in Rerum Natura ma giudichiamo il reperto una prominenza … che porta inserita ne la parte superiore della mandibola una certa specie di Balena detta dagli Islandesi “Narvai” e che qualche artigiano ha lavorato ad arte e posto su un basamento».
Così scriveva Giuseppe Monti, responsabile delle stanze di storia naturale, di un favoloso «Corno di Unicorno» proveniente dalla collezione di Cospi.
Terre sigillate. Le “terre insigni” o “sigillate” erano argille, terre rosse, ocre, marne molto tenere, utilizzate principalmente come medicinali. La raccolta di queste terre era spesso preceduta da rituali magico-religiosi; venivano quindi ripulite da materiali estranei, disciolte in acqua e mescolate con succhi vegetali. In seguito, fatte asciugare, venivano impresse con dei sigilli per permetterne il riconoscimento (da qui la definizione di “terre sigillate”) e distribuite agli speziali per il commercio.
Modelli di navi. I modelli di navi del Museo di Palazzo Poggi erano parte integrante dei laboratori della Stanza della Geografia e Nautica del settecentesco Istituto delle Scienze. Si tratta di pezzi unici, frutto di donazioni e acquisizioni avvenute nel corso del XVIII secolo. Risale al 1743 il trasferimento della raccolta Cospi, comprendente i modelli di Galeone e Galera medicei e quello del Brulotto. Si tratta di una nave incendiaria derivata generalmente da un vecchio scafo stipato di materiale facilmente infiammabile, che veniva lanciato in fiamme verso le navi nemiche.
Busto di Marsili. Luigi Ferdinando Marsili nacque e morì a Bologna, ma la sua vita si svolse per buona parte lontano dalla sua città. A soli 24 anni si arruolò volontario nell’esercito imperiale austriaco e in breve ne divenne un influente e autorevole ufficiale. Fu inoltre un eminente naturalista e un geografo. A Bologna, la sua città, devolvette tutti i suoi beni quando nel 1711 fondò, a Palazzo Poggi, l’Istituto delle Scienze. Nel tentativo di rilanciare la ricerca scientifica, ormai languente a causa della completa decadenza dell’antica università dell’Archiginnasio, Marsili progettò un’istituzione che avrebbe dovuto imitare le esperienze già avviate nell’Europa settentrionale.
Modelli di sistemi di fortificazione alla moderna. La collezione di modelli di sistemi fortificatori, appartenenti al Museo di Palazzo Poggi, comprende un nucleo di 39 tavole in legno naturale, ricordati nella donazione del 1711 di Luigi Ferdinando Marsili all’atto della fondazione dell’Istituto delle Scienze. I modelli illustrano gli schemi difensivi progettati dai maggiori ingegneri militari europei, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, rendendo possibile ricostruire, attraverso le tappe più significative, l’evoluzione dell’arte bellica.
Modello di Forte Urbano. Modello della pianta bastionata del Forte Urbano, odierna Castelfranco Emilia. Il plastico tridimensionale è stato realizzato con porzioni di legno sagomato e dipinto, che rappresentano la cinta difensiva della fortezza – incollate a una base quadrangolare anch’essa lignea.
Spunti videoludici
Come dimostrato dal bando “Bologna si mette in gioco – Playable Bologna“, la valorizzazione del museo può passare attraverso la selezione di reperti particolarmente affascinanti, sia per storia che per tipologia e sembianze. La selezione può variare in relazione alla tipologia di opere che si intende realizzare o ai percorsi museali che si desidera valorizzare.
Il Museo di Palazzo Poggi presenta una varietà notevole di reperti, che lo rende luogo ideale di sperimentazione dal punto di vista narrativo. Particolarmente interessante il contesto in cui il museo è calato e le varie destinazioni uso dell’edificio storico, legato sia all’ambito scientifico che universitario. Palazzo Poggi è inoltre incastonato nella movimentata e intellettuale zona universitaria: dalle microstorie dei reperti si può facilmente passare alla dimensione cittadina e urbana di una delle aree più caratteristiche del capoluogo emiliano-romagnolo.
Fonti e link
[Bibliografia]
Walter Tega (a cura di), Guida al Museo di Palazzo Poggi : scienza e arte, Bologna, Compositori, 2007
Marco Antonio Bazzocchi, Lucia Corrain (a cura di), Storie naturali : Bertozzi & Casoni al Museo di Palazzo Poggi, Imola, La mandragora, 2017
[Sitografia]
Museo di Palazzo Poggi
Scheda realizzata in collaborazione con i curatori del museo.