Museo dello Studio Moretti Caselli Vetrate artistiche - Foto di Michele Panduri

Museo dello Studio Moretti Caselli Vetrate artistiche

Descrizione

Lo Studio Moretti Caselli ha visto succedersi cinque generazioni di artisti vetrai che dal 1859 a oggi hanno restaurato e realizzato vetrate dipinte a fuoco. Al suo interno è possibile scoprire la storia della famiglia, comprendere le varie fasi della realizzazione di una vetrata e ammirare alcune opere rimaste nello Studio.

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Cenni storici

“Lo Studio ha sede in un luogo di alto valore architettonico ed artistico; i manufatti in esso contenuti sono caratterizzati da un’elevata importanza storico culturale. Tale inconsueto abbinamento fa sì che si possa parlare, senza ombra di dubbio, di un sistema Museo-archivio-laboratorio, che acquista sempre più importanza con il trascorrere del tempo”. Così Mario Squadroni, Soprintendente archivistico per l’Umbria, scriveva nel 2001 presentando la mostra documentaria “La carta, il fuoco, il vetro”, a conclusione degli interventi fatti dalla Soprintendenza sull’archivio e sui cartoni dello Studio.

Fin dal 1895 Francesco Moretti riceveva qui clienti e ospiti esponendo le sue opere prima di spedirle a destinazione. Negli anni 20 sono cominciate poi le visite degli americani, curiosi di vedere il luogo dove Rosa e Cecilia Caselli stavano creando un capolavoro per gli USA, l’interpretazione su vetro de l’Ultima Cena di Leonardo, che era stato presentato dai media come superlativo. Successivamente, dopo la conclusione dei lavori, in pellegrinaggio artistico/culturale là dove il capolavoro era stato eseguito. Con tanto di gruppi organizzati da tour operator.

Il museo-laboratorio si trova in una casa del XV secolo, appartenuta a Guido Baglioni; nel 1540 papa Paolo III, per punire la città e la sua famiglia più importante per essersi ribellata alla tassa sul sale, riaffermò il proprio primato costruendo la sua fortezza, la Rocca Paolina, sopra le case della famiglia Baglioni. L’unica ad essere risparmiata fu proprio la casa di Guido Baglioni, perché esterna alla pianta del progetto.

Tra il 1575 e il 1825 l’edificio ospitò il Collegio Bartolino, sorto per permettere a studenti indigenti di accedere agli studi universitari.
L’edificio passò quindi alla Libera Università di Perugia che successivamente la affittò ai Carabinieri come caserma fino alla fine degli anni Ottanta del XIX secolo.

L’Università mise in vendita l’edificio lasciato libero e Francesco Moretti lo acquistò per crearsi uno Studio stabile (i suoi laboratori precedenti erano stati creati a S. Domenico, 1862-1875, e a S. Francesco al Prato, 1875-1894). Moretti dovette ovviamente ristrutturare e restaurare l’edificio adattando tutto il piano terra a studio-laboratorio e i piani superiori ad abitazione per sé e per la famiglia.

Focus narrativi

Nelle varie stanze si possono vedere l’archivio-biblioteca, i pigmenti per i colori e il materiale fotografico, bozzetti, dipinti, gessi, cartoni delle vetrate eseguite, strumenti musicali, armi, ricordi familiari, vetrate, fornaci e attrezzi progettati e fatti realizzare artigianalmente da Francesco Moretti, come il forno per la preparazione del fondente, il forno alimentato a legna per la cottura del vetro dipinto, gli utensili per la fusione del piombo e per la manifattura delle trafile.

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Nel 1881, senza alcuna commissione, Francesco Moretti realizza il ritratto della regina Margherita di Savoia. L’uomo voleva dimostrare la propria superba arte pittorica su vetro eseguendo il ritratto della donna più amata in quell’epoca dagli italiani. Si resta stupiti di fronte al quadro di vetro: la regina sembra uscirne fuori per incontrare i visitatori da tutto il mondo che le rendono omaggio. La regina è così viva e partecipe della vita di tutta la famiglia, che ne è nata una simpatica fiaba da raccontare ai più piccini e un puzzle da comporre e portare a casa come souvenir.

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Affascinante il racconto di come le due giovani sorelle Rosa e Cecilia Caselli – rispettivamente di 29 e 20 anni – siano riuscite, dopo un lavoro di circa cinque anni, a realizzare una vetrata di 40 metri quadrati (interpretazione de l’Ultima Cena di Leonardo, un capolavoro che stava scomparendo) per il Forest Lawn Memorial Park in California, commissionata nel 1925 dal direttore di questo cimitero, che voleva portarsi in America un po’ dell’Europa più bella e celebrata. I documenti presenti nello Studio (lettere, telegrammi, poesie) testimoniano la bravura e la determinazione nell’affrontare le difficoltà delle due artiste del vetro di fronte a un’opera davvero monumentale: 25 pannelli dipinti e cotti al forno che, spediti per mare da Napoli il 22 giugno 1930 con il piroscafo President Adams, hanno attraversato l’oceano per raggiungere l’America.
E la storia di tale interpretazione non era ancora conclusa. Dopo sette anni, infatti, un magnate della pasta, originario di Sansepolcro, fu folgorato dalla bellezza di tale vetrata al punto di organizzare una cordata di industriali per averne una anche per l’Italia. Le signorine Caselli erano preoccupate dall’idea di ricominciare un’opera così imponente, ma, essendo ancora in possesso dei cartoni, che non erano stati acquistati dagli americani, e lusingate dall’idea di lavorare per l’Italia, si convinsero a rimettersi all’opera. Dopo mille vicissitudini (tra cui la guerra, lo scoppio di una mina tedesca nel 1944 che fece piovere pietre dentro il laboratorio, la morte del committente, un terremoto, ecc.), la vetrata rimase nelle casse, dimenticata nei depositi del Comune di Sansepolcro, fino al 1992, quando, in occasione delle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario di Piero della Francesca, le casse furono riaperte e ci si accorse della bellezza di tali vetri dipinti. Ora quest’opera si trova a Sansepolcro nello Spazio Bernardini-Fatti (Museo della vetrata).

Spunti videoludici

Le varie stanze che compongono lo Studio sono a tutti gli effetti tappe di un percorso creativo e di scoperta artigianale che potrebbe declinarsi sia in chiave educativa che puramente finzionale. In un certo senso, sono spazi in divenire, teatri di meraviglie cromatiche in cui vetro, pigmenti, cartoni e disegni diventano elemento di raccordo sia estetico che tematico. Impossibile negare il fascino di vetrate artistiche in cui emerge chiaramente il gioco della luce: si tratta di oggetti facilmente scomponibili, come dimostra il ritratto della Regina Margherita, donato ai bambini come puzzle da ricomporre. La stessa Regina Margherita, come rilevato nel focus narrativo, sembra uscire dalla vetrata, diventando personaggio reale e in 3D.
La storia delle due sorelle Rosa e Cecilia Caselli esercita un fascino narrativo notevole: sono personaggi femminili caparbi e l’oggetto del loro lavoro, quell’Ultima cena da tradurre in vetro, porta con sé tutta la componente misterica dell’opera di Leonardo. Qualcosa su cui far luce, mediante la luce, attraverso il vetro. Da non sottovalutare il tema del viaggio dell’opera e dei personaggi coinvolti nel racconto.
Come si evince infine dalla nutrita bibliografia, tracce del lavoro dello Studio Moretti Caselli sono rinvenibili in molte chiese: dal duomo di Orvieto alla basilica di San Francesco ad Assisi. E se ci fosse qualche elemento a legare queste vetrate? Indizi di un puzzle più ampio, abilmente nascosti dai mastri vetrai?

[Bibliografia]
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[Sitografia]
Sito Ufficiale

[Scheda Umbria Cultura]
Museo dello Studio Moretti Caselli

Scheda realizzata in collaborazione con i curatori del museo

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