Descrizione
Il monte Cimone con i suoi 2.165 m di altezza rappresenta il maggiore rilievo dell’Appennino settentrionale dell’Emilia-Romagna. Nel corso del tempo ha fatto alzare lo sguardo a esploratori, scienziati o semplici curiosi. Oggi rappresenta un importante punto di ricerca e svago durante le stagioni più fredde.
Cenni storici
Fin dalle epoche più remote il territorio montano ospitava popolazioni che si dedicavano alla pastorizia. Durante lo svolgimento di alcuni lavori sulla vetta del Cimone sono state rinvenute diverse tracce che attestano l’occupazione del territorio anche da parte dei Romani. Le prime documentazioni che testimoniano ricerche scientifiche o attività di carattere sportivo legate al rilievo risalgono al 1569, da parte del conte Guidinello Montecuccoli.
Nei secoli successivi si sono susseguite diverse spedizioni scientifiche, come ad esempio quella del 1671, in cui venne utilizzato, per la prima volta in Italia, dal matematico Geminiano Montanari, un barometro come altimetro, replicando l’esperimento di Pascal sul Puy de Dome del 1648. Nel 1816 Giuseppe Carandini, comandante del Genio Militare di Modena, realizzò una piccola piramide in grado di ospitare tre persone. La piramide ha accolto scienziati e ricercatori fino al 1828, permettendo numerosi studi e rivelamenti geografici e topografici.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento vengono realizzate diverse strutture, come la Torre Osservatorio dedicata proprio a Geminiano Montanari, in cui verranno eseguiti studi sulle scariche elettriche dei fulmini e sul sole. La Torre, con una particolare forma a base ottagonale, verrà utilizzata sempre meno a partire dal 1922, per poi essere completamente abbandonata durante la Seconda guerra mondiale. Nello stesso periodo sulla cima viene edificata una chiesa dedicata alla Madonna della neve, in memoria di una miracolosa nevicata estiva avvenuta secondo la tradizione un 5 agosto durante il IV secolo.
Nel 1939 iniziarono i lavori per la realizzazione di un rifugio CAI, ma il progetto fu sospeso a causa del conflitto mondiale. Venne così ampliata l’installazione militare iniziata nel 1937, utilizzata per le telecomunicazioni e le osservazioni meteo. Le attività di ricerca ripresero nel 1946 e da allora proseguono.
Focus narrativi
Il lago della Ninfa è lo scenario di una delle più famose leggende dell’appennino. In passato, secondo il folclore, viveva tra le acque del lago una splendida ninfa. Ogni giorno con il suo canto ammaliava tutti gli uomini che udivano le sue canzoni. Lanciava sguardi languidi con i suoi chiari occhi verdi e conquistava irrimediabilmente chiunque passasse lì vicino, facendogli apparire di fronte un ponte di cristallo. Quando l’uomo attraversava il ponte per abbracciarla, lei lo distruggeva facendo annegare il malcapitato di turno.
Questo stesso mito trae spunto da un’altra leggenda, in cui un invidioso re lanciò una maledizione verso una giovane coppia di innamorati separati da un ponte. La struttura si ruppe proprio mentre i due cercavano di raggiungersi ed entrambi persero la vita nelle acque del lago.
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Nei dintorni dell’appennino sono presenti numerose leggende legate a fonti miracolose, tra cui ricordiamo quella di Bagni di Brandola. La sorgente di acqua sulfurea, situata all’interno di un bosco, era già conosciuta in epoca etrusca e romana. Storicamente la sua esistenza viene messa in risalto durante il 1448 come testimoniato nell’opera De Medicalis Aquis scritta da Gabriele Falloppia nel 1564. Durante quegli anni il territorio era stato colpito da una grave epidemia bovina ma sorprendentemente gli animali che si abbeveravano da quella fonte riuscivano a guarire. Un campione dell’acqua fu inviato anche a Michele Savonarola il quale confermò le proprietà terapeutiche dell’acqua.
Singolare l’affermazione da parte di alcuni che sostengono che l’acqua di questa fonte sia stata la prima in Italia a essere imbottigliata e messa in commercio per le sue caratteristiche benefiche, nonché la prima a essere stata contraffatta.
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Le Cascate del Bucamante sono legate a una delle più popolari storie dell’appennino. L’unione di una giovane coppia di innamorati, il pastore Titiro e la dama Odina, era stata proibita dalla famiglia nobile della fanciulla, tanto da farla rinchiudere in un castello. Odina riuscì comunque a scappare e durante la fuga con Titiro, capendo di non poter riuscire a sfuggire agli inseguitori, decise con l’amato di gettarsi dalle cascate per non essere mai più separati.
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Nelle vicinanze di Passo del Lupo e del Lago della Ninfa, a circa 1500 metri di quota, è ubicato il Giardino Esperia. Il parco è stato realizzato dai Soci del Club Alpino Italiano della Sezione di Modena all’interno del Comune di Sestola. Si estende per circa due ettari ed è attraversato da sentieri e piccoli corsi d’acqua, dove oltre a splendidi esemplari di faggio si possono osservare molte altre specie arboree. Il nome del giardino si rifà al Giardino delle Esperidi, un luogo leggendario della mitologia greca in cui Ercole affronta la sua undicesima fatica, rubare le tre mele d’oro.
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Il Monte Cimone ospita la più importante stazione sciistica della regione, chiamata Comprensorio del Monte Cimone. Le piste si estendono per oltre 50 km e sono divise tra quattro comuni compresi nel territorio del rilievo.
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Il marchese Federico Carandini pubblica la prima guida sul Monte Cimone Una salita al Cimone e una visita all’Abetone nel 1875. Carandini nella sua opera descrive il territorio della regione storica del Frignano con curiose annotazioni sulla popolazione e l’economia della zona. Racconta inoltre la sua scalata del Monte Cimone con note sulla geologia, la fauna e la flora.
Spunti videoludici
Il Monte Cimone è un ecosistema videoludico decisamente variegato. Partendo dalla base del monte fino alla cima, lo sviluppatore può realizzare un titolo prendendo spunto dalle testimonianze degli scalatori e dal prezioso patrimonio naturalistico. Il comprensorio del Monte Cimone può diventare il setting di un titolo sportivo legato agli sport invernali. Il Giardino Esperia può invece rappresentare la base di una narrazione legata sia alla flora del Monte che alla mitologia greca.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Maria Cristina Citroni, Leggende e racconti dell’Emilia Romagna, Roma, Newton Compton, 1997.
– Giovanni Santunione, Segreti e misteri fra Modena e Bologna, Modena, Il fiorino, 2004.
[Sitografia]
Paolo Bonasoni, Paolo Cristofanelli e Angela Marinoni, Monte Cimone, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Parco del Frignano.
Comune di Polinago, I Bagni di Brandola