Mirandola

Descrizione

Mirandola è un comune a 34 chilometri da Modena che fu, fino al Settecento, il centro del piccolo Ducato della famiglia dei Pico. A testimonianza dell’antico retaggio signorile, nel piccolo centro rimangono edifici di pregio e l’inespugnabile Castello dei Pico. Nel maggio 2012, Mirandola è stata gravemente danneggiata dal sisma dell’Emilia.

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Cenni storici

Come tutta l’Emilia, il territorio di Mirandola nel Medioevo era assoggettato al potere della Grancontessa Matilde di Canossa, la quale lo concesse in enfiteusi al fedele capitano Ugo di Manfredo intorno all’anno Mille. I vari rami della discendenza di Manfredo mantennero il potere per circa due secoli, finché tra le tante famiglie nobili della zona non prevalsero i Pico, i quali divennero Vicari Imperiali nel 1311, nel 1596 furono elevati al rango di Principi, dal 1617, infine, divennero Duchi. Il dominio dei Pico su Mirandola durò fino al 1710 quando, nel contesto della Guerra di Successione Spagnola, l’ultimo duca Francesco Maria si schierò a fianco dei Francesi, pur essendo vassallo dell’Imperatore. Alla fine della guerra, dunque, il piccolo stato fu venduto a Rinaldo d’Este, Duca di Modena, e gli ultimi Pico, allontanati. Il dominio estense non fu mai ben accetto dalla popolazione (in particolare dopo la Restaurazione) e fu caratterizzato, da una parte, dalla progressiva spoliazione della città, dall’altra, dal fiorire di sentimenti rivoluzionari che resero Mirandola un importante centro giacobino, poi mazziniano e patriottico, infine partigiano durante la Seconda guerra mondiale.
Il patrimonio artistico-culturale, ma anche le attività produttive e gli edifici pubblici e privati, sono stati fortemente danneggiati dal terremoto dell’Emilia i cui segni sono ancora ben visibili in molti edifici.

Focus narrativi

Il simbolo dei Pico è senza dubbio l’omonimo castello, attorno al quale venne costruito il primo nucleo cittadino all’interno delle mura ottagonali (abbattute per far posto ai viali). Il Castello è il centro di potere dal quale i colti duchi Giovan Francesco I, Galeotto I e Giovan Francesco II danno il via alla ristrutturazione architettonica del loro ducato e dove si prodigano per costruire un clima intellettualmente raffinato. Nella lunga storia del ducato, il castello viene sottoposto a molti ampliamenti e potenziamenti difensivi, tra i quali il famoso Torrione “inespugnabile” voluto da Giovan Francesco II. Nonostante la sua pretesa inespugnabilità, Mirandola e il suo castello caddero durante alcuni duri assedi nel corso della storia, i più celebri sono quelli operati dai papi Giulio II (1510-1511 nota culinaria, si dice che in questa occasione fu inventato lo zampone) e Giulio III (1551). In epoca barocca, il castello fu trasformato in una reggia assai sfarzosa modificandone di molto la struttura. Con la fine della signoria dei Pico anche il suo simbolo, il castello perde il suo antico splendore. Appena tre anni dopo l’annessione al ducato estense, un fulmine colpisce il Torrione causando l’esplosione dell’artiglieria e delle polveri in esso custodite, gli estensi ne fanno abbattere altre parti. La decadenza prosegue fino al Novecento: da alcuni racconti sappiano che nel secondo dopoguerra è popolato da 52 nuclei familiari, vi trova spazio anche un cinema a luci rosse. Il recupero avviene nel 2006, quando il comune vi colloca il museo civico e un centro culturale, il sisma del 2012 ne interrompe nuovamente la vitalità rendendo la struttura inagibile in attesa di un nuovo recupero.

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I Pico furono signori dal temperamento assai vario, alcuni furono munifici mecenati delle arti e della cultura; altri ebbero un temperamento più irruento e volto all’intrigo. In questo clima nasce il più celebre membro della famiglia, il filosofo Giovanni Pico della Mirandola. Giovanni è figlio di Gian Francesco I e di Giulia Boiardo (zia di Matteo Maria Boiardo, autore dell’Orlando Innamorato). Di temperamento mite, vive nel castello dei Pico per vedere gli intrighi di palazzo attraverso i quali i fratelli cercano di prevalere (Anton Maria muore improvvisamente a Roma, la sorella, Caterina, viene avvelenata da una damigella), rimanendone estraneo. Dotato di una memoria prodigiosa, studia a Ferrara e Bologna, a Pavia, Padova e a Firenze, dove viene accolto da Lorenzo il Magnifico e dove, poi, conosce Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Poliziano etc. Sostenitore della dottrina concordia universale, della libertà e della dignità dell’uomo, è accolto a Roma presso il papa, dove si preparava ad esporre le sue 900 tesi per un congresso filosofico, mai tenutosi. Accusato di eresia, fuggì in Francia. Perdonato dal papa per intercessione di Lorenzo de’ Medici, tornò a Firenze, dove morì a soli trent’un anni, nel 1491. Sulla sua morte circolarono molte notizie, si disse che morì di sifilide, che fu avvelenato da Piero il Fatuo, figlio del Magnifico e nemico di Savonarola, nel 2018 una perizia condotta da ricercatori di varie università e del R.I.S. di Parma ha finalmente svelato che la morte è avvenuta per avvelenamento da arsenico.

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Nel 1931 nella frazione di San Giacomo Roncole un sacerdote, don Zeno Saltini, figlio di agricoltori benestanti di Carpi inizia a occuparsi dei bambini senza famiglia e abbandonati: è l’Opera Piccoli Apostoli. L’opera cresce lentamente, grazie al contributo di coppie che iniziano ad adottare i bambini e di “madri per vocazione” che, non avendo famiglia, vivono la maternità prendendosi cura degli orfani di don Zeno. Subito dopo la guerra, i Piccoli apostoli occupano il campo di Fossoli: lì nel 1947 don Zeno fonda la loro nuova città, Nomadelfia, una comunità che da ospitalità anche agli orfani di guerra, attraverso questo differente concetto di famiglia e di maternità, avanguardistico per l’epoca.

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È difficile rendere conto del ricco patrimonio architettonico di Mirandola senza citare il terremoto che nel 2012 colpì l’Emilia provocando ingenti danni alla cittadina. Il ricordo del sisma è ancora ben presente nella memoria collettiva e nelle profonde cicatrici lasciate sui monumenti del centro, in gran parte ancora inagibili. Per brevità si segnalano tre dei luoghi di culto principali. Il Duomo di Santa Maria Maggiore fu costruito tra il 1440 e il 1470, in un misto di stili tra i quali prevale il gotico. Nel 2012 sono crollati il tetto ligneo e le volte insieme con il timpano maggiore della facciata, è stato riaperto ai fedeli il 21 settembre 2019. Artisticamente parlando, il Duomo non è la chiesa più rilevante della città, i Pico vollero costruirlo per avere in città la chiesa-madre della zona, sottraendo questo ruolo alla Pieve di Santa Maria della Neve di Quarantoli, splendido edificio del 1100 oggi inagibile. La perdita più grave di tutte è senz’altro la chiesa di San Francesco: risalente al 1238, fu costruita pochissimi anni dopo la canonizzazione di San Francesco d’Assisi, insieme con il convento attiguo, era il luogo di sepoltura, il Pantheon, dei Pico. Il sisma ha fatto crollare il campanile sulla struttura, della quale si sono salvate solo la facciata, la parete settentrionale con le tombe dei Pico e la cappella col sacrario ai caduti. I danni alla chiesa ammontano a dieci milioni di euro.

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Per quanto concerne il folklore, molte delle tradizioni dell’hinterland sono legate i tempi della civiltà contadina e delle tradizioni cristiane. Più curiose sono alcune manifestazioni del folklore di Mirandola; anzitutto va ricordata la maschera di Mirandolina, protagonista de La locandiera di Goldoni, donna furba e seducente interpretata anche da Eleonora Duse. Un ruolo ben strano ha la Società di Franciacorta, un’associazione, che ha sede nell’omonimo quartiere, il cui compito è organizzare una manifestazione carnevalesca dove si dichiara la nascita del Libero Stato di Franciacorta. Durante i festeggiamenti una delegazione si reca al palazzo comunale il Principe tiene un curioso discorso e poi prende moglie, il carnevale finisce con il principato che dichiara bancarotta. Molto apprezzato, infine, è il lunario Al Barnardon, un calendario con annesso ironico discorso in dialetto mirandolese.

Spunti videoludici

Le linee narrative di maggior interesse su Mirandola sono senz’altro due, una riferita alla storia dei Pico, degli intrighi di palazzo, delle lotte di potere interne esterne e, infinie, della vita e della scoperta recente dell’avvelenamento di Giovanni.

L’altra linea narrativa riguarda il terremoto dell’Emilia del 2012 dal quale la cittadina fu gravemente colpita, insieme con Carpi e Finale Emilia. Due linee cronologicamente lontane che, tuttavia potrebbero intersecarsi, magari all’interno di una indagine sulla morte di Giovanni Pico della Mirandola.

[Bibliografia]

– Vilmo Carpi, Guida storica ed artistica della Mirandola e dintorni, Mirandola, Lions Club della Mirandola, 1981
– Umberto Casari, Giovanni Pico della Mirandola, Mirandola, Editrice Campanini – Malagoli, 1963
– F. Canova O. Gelmini A. Mattioli, Lotta di liberazione nella Bassa Modenese, Modena, A.N.P.I., 1974
– Giuseppe Grana, Ritratti di dame velate. Maria Pico = Maria Cybo, Mirandola, Centro Internazionale di Cultura “Giovanni Pico della Mirandola”, 2006.
– Cecilia Cotti, Il Cioccolato e gli ultimi Pico, Mirandola, Centro Internazionale di Cultura “Giovanni Pico della Mirandola”, 2007

[Sitografia]

Avvenire.it
Treccani.it
Castelli di Modena
Gazzetta di Modena

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