Descrizione
Irone è un piccolo borgo medievale conservato in maniera pressoché perfetta. Abbandonato per secoli a causa dell’epidemia di peste che aveva colpito la zona nel 1630, il villaggio fantasma è situato vicino Ragoli in provincia di Trento, a circa 900m di altezza.
Cenni storici
In epoca medievale Irone faceva parte dell’antica comunità di Preore, suddivisa in undici “ville”. Grazie a condizioni climatiche particolarmente adatte, è sempre stato un villaggio dedito all’agricoltura. Malgrado siano poche le informazioni relative a questo paese, alcune fonti storiche affermano che iniziò a spopolarsi dalla fine del Quattrocento, per poi rimanere completamente disabitato a seguito dell’ondata di peste nel Seicento.
La stessa sorte è toccata anche a Ragoli e alle restanti ville delle Giudicarie. Il paese ha così custodito la sua originale struttura urbana, con la caratteristica aggregazione tra le case da piccolo borgo medioevale. Sono stati preservati anche tutti gli elementi della vita quotidiana, abbandonati per secoli ma pressoché immutati, come ad esempio l’antico pozzo, la locanda e la chiesa dedicata a San Giacomo Maggiore.
Da qualche tempo il piccolo borgo è stato riabilitato come località di villeggiatura estiva, in cui vengono organizzati numerosi eventi allo scopo di promuovere le tradizioni locali e la cultura popolare. Il borgo è anche oggetto di studi volti ad un recupero architettonico nel rispetto della sua storia.
Focus narrativi
Durante il propagarsi della peste gli abitanti di Irone presero svariate precauzioni per non venire afflitti dal morbo: isolarono il villaggio con alte lastre di porfido e per impedire l’ingresso a tutti gli sconosciuti aumentarono il numero di guardie alle porte del borgo. La negligenza di due donne del paese, però, fu fatale. Sulla via del ritorno a casa, mentre attraversavano la Val d’Ampola, le due ironesi trovarono abbandonate a terra un paio di calze di lana nuove. Le raccolsero senza pensare a chi potevano essere appartenute, se a una persona sana oppure a un appestato. Poco tempo dopo essere tornate ad Irone entrambe le donne cominciarono a manifestare i segni della peste: tutti gli altri abitanti vennero velocemente contagiati.
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Altri racconti narrano di un ultimo superstite in preda alla disperazione dopo aver visto tutti i parenti e gli amici morire per il morbo. Rifugiato in cima ad una roccia su un picco che sporgeva sulla vallata, chiamò per giorni e giorni aiuto. Dato che nessuno rispondeva, scrisse su un pezzo di carta le sue ultime volontà, lo avvolse attorno a un sasso e lo gettò nel vuoto. Poi, dopo essersi fatto il segno della croce, si buttò anche lui nel vuoto.
Spunti videoludici
La peste e il villaggio sono gli elementi cardine per narrare in termini videoludici Irone. La narrazione può incentrarsi sulla lotta al male incurabile, una battaglia per la sopravvivenza degli abitanti del borgo medievale chiusi in isolamento. Molti scorci, rimasti tutt’ora intatti, riverberano ancora del loro antico uso, come la locanda del pozzo, luogo centrale di ritrovo per gli abitanti del paese. Le lenti videoludiche possono farci attraversare il borgo sia nello spazio ma soprattutto nel tempo, con una ricostruzione virtuale che potrebbe toccare sia il presente esplorando un villaggio disabitato che il passato. Facendosi trasportare dalle leggenda e dai racconti è possibile romanzare le vicende di Irone, chiedendosi ad esempio, se il morbo non fosse stato la peste ma qualcos’altro?
Fonti e link
[Bibliografia]
Aldo Gorfer, Le valli del Trentino-Trentino orientale, Manfrini, Calliano 1975
[Sitografia]
VisitTrentino.info