Fontana dei due fiumi

Descrizione

Sita in Largo Garibaldi, non distante da Parco Sandro Pertini, la Fontana dei due fiumi rappresenta i due principali corsi d’acqua del modenese ed è una delle fontane monumentali più conosciute della città di Modena. Il Panaro e il Secchia sono personificati in due maestosi bronzi, il primo maschile e il secondo femminile. Una copia in gesso delle due statue è conservata alla gipsoteca Graziosi, che porta il nome dello scultore cui fu affidata l’ideazione della fontana, nato a Savignano sul Panaro e diplomatosi all’Accademia di Belle Arti locale. In omaggio al gusto razionalista, Graziosi volle strutturare la fontana su forme semplici: le vasche sono circolari e concentriche, composte di travertino. Nella notte, l’illuminazione della fontana le dona un aspetto suggestivo unico nel suo genere.

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Cenni storici

Il podestà di Modena Guido Sandonnino promosse negli anni Trenta una riqualificazione del contesto urbano che passò anche e proprio per la costruzione di alcune fontane. Quella dei due fiumi, in Largo Garibaldi, fu affidata a Giuseppe Graziosi. La riqualificazione urbanistica non mancò dell’innesto di nuovi elementi di decoro, tra cui parchi cittadini. Largo Garibaldi, nel suo complesso, fu pensato come nuovo ingresso della città che portasse poi fuori dalla cinta muraria e verso Bologna. La fontana fu inaugurata il 25 luglio 1938, poi restaurata con un accurato intervento di manutenzione nel 1989. Dopo aver raggiunto uno stato di degrado non indifferente, nel 2003 la Fontana è stata restaurata di nuovo grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. In questa occasione particolare attenzione è stata data all’impianto di illuminazione, di volta in volta poi colorato nell’occasione di celebrazioni o festività nazionali.

Focus narrativi

I due bronzi della fontana sono personificazioni del Panaro e della Secchia. Il primo, che dà a est, è un giovane vigoroso che versa acqua giù da un orcio, e con l’altra mano sostiene un ramo d’albero: probabilmente questa rappresentazione allude alle piene del fiume, tutt’altro che infrequenti. La Secchia, che gli dà le spalle e guarda a ovest, è invece una ragazza che mira al centro cittadino. In spalla ha un fascio di spighe da cui sgorga un rivo d’acqua, e col piede calpesta un grande rospo. La metafora allude forse al fatto che il Secchia porti fertilità (le spighe) a Modena, scendendo in pianura (il rospo).

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L’intervento di restauro del 2003 è stato il più importante effettuato sulla fontana. Affidato all’architetto Gianfranco Macchioni, e soltanto di tredici anni successivo alla manutenzione precedente, si è reso indispensabile viste le condizioni raggiunte dalle vasche e dai due bronzi. È stato rimosso il calcare che copriva il gioco acquatico e luminoso, sono state ricolmate le varie cavità del travertino, smontate le lastre dei gradoni del basamento, poi rimontate come da principio, e riportati gli invasi d’acqua al loro stato originale. Il trattamento dell’acqua è stato rivisto per evitare eventuali futuri sedimenti di calcare, principali responsabili del degrado precedente.

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In tempi recenti, la Fontana è stata ritrovata piena di schiuma. Inizialmente si è pensato all’ipotesi dello scherzo, dell’atto di vandalismo o del guasto all’impianto di depurazione. A seguito dell’intervento della polizia, e del rinvenuto stato deteriorato dei filtri, si è pensato che il problema fosse dovuto da un malfunzionamento dell’impianto e non a un gesto di vandalismo. Le immagini della fontana ricoperta di schiuma restano comunque suggestivamente impresse nella memoria cittadina.

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Giuseppe Graziosi fu pittore, scultore, incisore e fotografo. Nato a Savignano sul Panaro nel 1879 da una famiglia di contadini, si formò al Regio Istituto delle Belle arti di Modena, spostandosi poi a Firenze per proseguire sotto la guida del professore Augusto Rivalta. Aderì all’Impressionismo e firmò opere in tutto il mondo, da Milano a Lima, in Perù. Completò la Fontana nell’ultimo periodo della sua carriera, dopo essere tornato alla tradizione (e alla terra in cui era nato). Morì il 2 luglio 1942, quattro anni dopo l’inaugurazione dell’opera.

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Benché la figura del Secchia della statua sia femminile, generalmente il fiume è rappresentato come un maschio (basti pensare alla statua a Reggio Emilia). Ambivalente è comunque il modo in cui gli abitanti della zona chiamano il fiume, a volte ‘il’ Secchia e a volte ‘la’ Secchia. Due statue analoghe, una che rappresenta il fiume Crostolo e l’altra, di nuovo una fanciulla, che rappresenta il Secchia, sono presenti anche a San Pellegrino sul Crostolo a Reggio Emilia. La graziosa fanciulla che rappresenta il Secchia, a Modena, non manca di alludere alle frequenti esondazioni del fiume: se ne contano a non finire nella storia della regione, le ultime delle quali in periodo recente – nel 2014 e nel 2017.

Spunti videoludici

I due bronzi della statua, rappresentazioni dei fiumi di Modena, non possono che rimandare alle varie apparizioni di figure classicheggianti e monumentali in ambito videoludico. Statue giganti che spesso si trasformano in mostri, oppure titani che si animano e diventano boss di fine livello. Essendo umanizzazioni di fiumi, uno dei quali (il Secchia) particolarmente soggetto a esondazioni e alluvioni, i due bronzi ben si prestano a prender vita e fronteggiare il personaggio principale in videogiochi d’avventura a sfondo mitologico o simbolico, in cui icone della storia o del territorio diventano personaggi irrequieti, ostili oppure amichevoli. In questo senso l’uso delle personificazioni del Secchia e del Panaro è efficace tanto per un gioco focalizzato sulla narrazione quanto per uno invece improntato all’azione, che vedano alternativamente i due bronzi come nemici da affrontare o come personaggi da conoscere, assecondare o incontrare lungo il cammino.
Il fatto che poi i due bronzi siano ormai parte dell’immaginario modenese non può che far ipotizzare un loro impiego come evocazioni in un videogioco strategico o ruolistico a turni. Come non pensare a tal proposito alla celebre serie nipponica Persona, in cui varie icone della cultura popolare vengono evocate durante gli scontri. Il Panaro e la Secchia potrebbero figurare proprio come evocazioni sedimentate in un immaginario culturale e territoriale in un videogioco analogo, ma ambientato in Italia.

[Sitografia]

Graziosi Around
Giuseppe Graziosi su Treccani.it

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