Descrizione
L’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena a oggi ospita il Teatro Anatomico della città e una farmacia storica, ed è conservato anche nei suoi interni come appariva in origine, ai tempi in cui era ancora noto come Grande Spedale degli Infermi. La struttura dell’edificio, del tutto atipica, è a forma di tenaglia e tutt’oggi costituisce uno dei suoi aspetti più affascinanti. La storia recente dell’ex Ospedale è segnata da numerosi tentativi di riqualificazione e restauro, nonché dal ritrovamento di una necropoli sotterranea che contiene una quarantina di tumuli risalenti all’età romana degli antichi abitanti di Modena, allora Mutina.
Cenni storici
Il Duca Francesco III d’Este volle la costruzione di un Grande Spedale degli Infermi, che fu avviata nel 1753 e completata nel 1762. Il progetto, attribuito inizialmente Alfonso Torreggiani e più di recente a Giuseppe Sozzi, prendeva parte all’accorpamento delle Opere Pie della città di Modena, che comportò anche la costruzione di un antistante Grande Albergo dei Poveri. Nel 1772 l’edificio fu ampliato per ospitare un’infermeria militare, e nel 1775 per accogliere un Teatro Anatomico. L’Ospedale è rimasto attivo fino al 2004, quando personale e strumentazioni sono stati trasferiti al nuovo centro policlinico di Baggiovara. È stato poi acquistato dalla Cassa di Risparmio della città con l’intento di un restauro. Il progetto si è evoluto nell’attuale AGO Modena Fabbriche Culturali.
Focus narrativi
L’ex Ospedale ospita una farmacia storica risalente alla metà del XVIII secolo. Di gusto estetico Settecentesco, evidentemente razionalista, fu voluta dallo stesso Francesco III d’Este durante il suo rinnovamento urbanistico di Modena. Nel 1917 la farmacia è diventata di proprietà del Comune dopo lunghe trattative tra quest’ultimo e la Congregazione di Carità. Nel 2011 è stata riaperta dopo un restauro co-finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Cassa di Risparmio di Modena e condotto dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali. Oggi fa parte del percorso espositivo AGO Modena Fabbriche Culturali, aperto gratuitamente alla visita del pubblico. Interessante della farmacia è il patrimonio decorativo: la volta, che presenta preziosi fregi, girali ad ovuli, sontuose lunette, vasi di fiori angolari, cornici geometriche perimetrali, e al centro un cerchio da cui si espandeva l’illuminazione a gas originaria della farmacia, è stata affrescata da Camillo Crespolani, Antonio Magnani e Luigi Manzini, ed è datata all’incirca alla metà del 1850. A sostenere la datazione si annoverano la figura di Jacob Berzelius, illustre scienziato annoverato tra i volti che costelllano la volta e morto nel 1848, e la morte di Crepolani nel 1861. Altri volti iscritti nei cerchi della volta appartengono a Ippocrate, Dioscoride, Celso, Galeno, Teofrasto e Avicenna, celebri uomini di scienza della classicità, riscoperti e rivisitati dal gusto del tempo. Altri cerchi, più grandi e in rilievo, sono invece dedicati a scienziati più recenti: tra gli altri Cesalpino, Spallanzani, Galvani, Vallisneri, Linneo, Volta. In due medaglioni è rappresentata la mano spalancata, detta Mano Patente, con su scritto ‘patet omnibus’, motto della Congregazione di Carità. Numerosi gli oggetti originari della farmacia che vi sono stati ricollocati nel momento in cui è divenuta percorso espositivo: tra questi un orologio del XIX secolo, una tavola dedicata a due putti e una Madonna della seggiola di Crespolani. Purtroppo, gran parte dei vasi presenti originariamente sono andati perduti, e i pochi rimasti sono conservati ai Musei Civici di Modena.
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Sotto l’ex Ospedale Sant’Agostino è stata rinvenuta una necropoli di origini romane. Tale rinvenimento ha inevitabilmente rallentato i lavori di riqualificazione dell’edificio. La necropoli è stata trovata a oltre 4 metri di profondità prima di dare avvio al restauro grazie alla Soprintendenza archeologica. Consiste per adesso in 40 tombe romane, ma si suppone che ce ne siano molte di più di quelle attualmente rinvenute. Nel V-VI secolo d.C. gli antichi abitanti di Mutina, oggi Modena, erano soliti seppellire i morti poco fuori dal centro abitato, situato a pochi metri dall’attuale ex Ospedale Sant’Agostino (strade e steli romane sono state rinvenute non lontano, a testimonianza dell’antica area suburbana). Alcune tombe della necropoli incrociano le fondamenta delle torri librarie di vetro dell’Ospedale, fatto che potrebbe dilatare ulteriormente i tempi di lavoro per la riqualificazione.
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Il Teatro Anatomico di Modena, all’interno del complesso dell’ex Ospedale Sant’Agostino, è stato sede delle lezioni di anatomia dell’Università della città fino al 1985. L’anatomia ha avuto un ruolo importantissimo per l’insegnamento e la medicina a Modena fin dal 1329, con Pietro della Rocca. Già nel 1494 cadaveri di giustiziati venivano regolarmente dissezionati per l’Università. Il teatro fu costruito per volere di Antonio Scarpa, inviato nel 1772 dall’Università di Padova. Le costruzioni furono avviate nel 1773 e ultimate nel 1775. Il progetto del teatro si deve a Lorenzo Toschi, che volle una struttura simile a quella del Teatro Anatomico di Padova. La pianta era ellittica e ha forma di un anfiteatro, ma le dimensioni erano inferiori rispetto a quello di Padova. Una parte dell’ellissi è stata tolta durante la ristrutturazione del 1817, a causa della costruzione di una scala. Per questo intervento l’attuale Teatro ha forma di cavea.
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La pianta dell’ex Ospedale è uno dei suoi aspetti più affascinanti. È divisa tra due sezioni, una a est e una a ovest, la prima dedicata alla degenza femminile e la seconda a quella maschile. La pianta è simmetrica e ha forma di tenaglia, con le due ali disposte radialmente: una, quella delle femmine, con fulcro nell’altare di San Giobbe, l’altra, degli uomini, con fulcro nell’altare di San Nicolò. La rigorosa divisione degli spazi e la loro disposizione attorno ai due altari rimanda alla devozione religiosa che in un primo momento volle la costruzione dell’Ospedale: a tal proposito erano anche presenti numerosissime icone sacre, che dovevano secondo i progetti iniziali essere visibili dai degenti in ogni punto delle corsie. L’ingresso principale di oggi, a sud, ospitava un tempo le corsie meridionali, più lunghe delle altre e convergenti in un grande atrio a doppio volume. È qui conservato un quadrante di un orologio realizzato nel 1765 da Borsari, noto artigiano modenese.
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La facciata su Largo Porta Sant’Agostino era in origine rigidamente gerarchizzata tra due piani di altezza e simmetrica secondo il gusto razionalista. È stato l’ampliamento delle finestre del piano superiore, nel 1873, a togliere questa simmetria. Le cornici delle finestre sono in ferro battuto, così come le lunette sopra i portoni e il cancello nell’atrio.
Spunti videoludici
Un gigantesco complesso ospedaliero con una pianta singolare, divisa in due tronconi disposti radialmente attorno a degli altari, costellato da simboli di mani spalancate, da volti di scienziati incisi sui muri, con luoghi dedicati alle autopsie, nonché una misteriosa necropoli celata tra le fondamenta… inutile specificare l’universo di rimandi videoludici che un luogo del genere può far venire alla mente di qualsiasi giocatore o appassionato. L’ex Ospedale Sant’Agostino cova in sé tutto ciò che può servire a un’ambientazione dalle tinte horror: un passato ancestrale e misterioso (la necropoli), simboli di attività di gruppi religiosi o scientifici (la Mano Patente, il diffuso gusto razionalista, la presenza di icone e i due altari), luoghi evocativi quanto inquietanti (il Teatro Anatomico, le corsie). Immaginarlo abbandonato e tutto da scoprire, magari a seguito di qualche terribile evento scaturito proprio dalle fondamenta, oppure ancora in attività, portato al suo antico splendore e ancora abitato da gruppi di medici o religiosi, non può che portare ad atmosfere evocative, già numerose volte al centro di racconti videoludici tanto da diventare veri e propri archetipi.
Fonti e link
[Bibliografia]
– AA.VV., Farmacia storica dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena, Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, 2012.
[Sitografia]
AGO Modena Fabbriche Culturali
Gazzetta di Modena