Ex amideria Chiozza

Ex Amideria Chiozza

Descrizione

L’amideria nacque per volontà del chimico Luigi Chiozza, erudito uomo di scienza formatosi a l’école de la chimie pratique di Parigi e braccio destro del più famoso Louis Pasteur. Nel 1865 fu edificata sui resti di un antico mulino in località Perteole. I prodotti dell’Amideria vennero considerati di una qualità talmente elevata da garantirle un successo non solo nazionale, ma anche europeo e mondiale.
Nel 1986 la struttura chiuse definitivamente e rappresenta oggi uno dei rari esempi italiani di archeologia industriale. L’atmosfera che si respira all’interno, tra gli attrezzi polverosi e in rovina e le assi scricchiolanti del pavimento, è indubbiamente evocativa.

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Cenni storici

A partire dal 1865, attraverso l’iniziativa di Luigi Chiozza, venne avviata una piccola attività di estrazione e produzione di amido chiamata anche “Industria La Fredda” per via dell’ubicazione nella località omonima. Chiozza concepì la sua industria anche come luogo di studio e ricerca, oltre che di produzione e smercio.

Grazie allo studio in loco infatti gli fu possibile iniziare con l’estrazione di amido dal frumento e in seguito specializzarsi in quella dal mais, infine nel 1872 dal riso, con una tecnica che gli consentiva una resa notevolmente maggiore e un prodotto finito di alta qualità.

Nel 1902 l’industria si associò alla “Prima pilatura triestina del riso, società anonima ed azioni” e vide il suo primo rilevante ampliamento spaziale, raggiungendo la superficie interna di 1000 mq e una riorganizzazione della produzione, con l’aggiunta di notevoli impianti meccanici e macchinari innovativi oltre all’assunzione di più di cento operai.

L’amido di Chiozza era impiegato inizialmente per confezionare gli abiti e successivamente fu utilizzato anche in tintorie, stamperie, come ingrediente eccipiente nei farmaci, per conciare le pelli animali, nell’industria alimentare, nelle colle e negli adesivi, nelle tessiture del cotone e del lino.

L’attività dell’Amideria ebbe successo per un secolo, fino alla crisi degli anni ’50, quando iniziò a presentarsi sulla scena del mercato internazionale l’amido sintetico. Dopo la breve parentesi della Seconda guerra mondiale, che costrinse a sospendere la produzione, la fabbrica chiuse nel 1986 a causa di fallimento e passò alla proprietà del Comune di Ruda.

Il complesso oggi versa in uno stato di profondo abbandono e degrado edile e custodisce ancora quegli antichi macchinari utilizzati dai dipendenti di Chiozza.

Focus narrativi

Negli anni della Grande Guerra lo stabilimento si trovò situato tra il Regno d’Italia e l’Impero Astro-Ungarico. Fu occupato nell’immediato inizio della guerra e venne adibito a ospedale da campo, affollato di circa cento posti letto. In seguito alla disfatta di Caporetto l’ospedale doveva essere evacuato, ma tre crocerossine in servizio si rifiutarono di abbandonare i feriti e vennero fatte prigioniere dagli austro-ungarici, quindi internate in un campo di concentramento austriaco. Rimasero prigioniere per cinque mesi e poi liberate dopo lunghe trattative tra la Croce Rossa e il nunzio apostolico di Vienna, mons. Teodoro Valfrè di Bonzo.

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Durante i bombardamenti del 1943 gli uffici di Luigi Chiozza vengono distrutti. Due anni dopo la stessa fabbrica viene occupata dalle truppe inglesi e neozelandesi e utilizzata come caserma militare. Solo nel secondo dopoguerra l’industria viene nuovamente riaperta e vennero applicati ulteriori perfezionamenti in ambito tecnologico.

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Il 18 febbraio 2014 nasce l’Associazione Amideria Chiozza che si propone si salvaguardare e valorizzare la fabbrica, la relativa documentazione d’archivio e i macchinari ancora oggi presenti all’interno. L’Associazione si prefigge di catalogare i manufatti e dare vita ad un inventario di materiali rinvenuti, documenti, pubblicazioni e bibliografia relativa a Luigi Chiozza, coadiuvato dalla creazione di eventi specifici per promuovere con qualsiasi mezzo (mostre, pubblicità, convegni) questo patrimonio di archeologia industriale.

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L’industria ha ispirato il regista Carlo Tolazzi nella creazione dell’atto unico Amida, due madri, una fabbrica, che narra la storia di una ragazzina concepita all’interno della fabbrica. La location per la rappresentazione teatrale di questa storia d’amore è stata proprio l’ex amideria, il cui aspetto dismesso e cadente, ma emozionante, è stato fondamentale per enfatizzare il carattere poetico e vagamente malinconico della recita.

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L’amido di riso non aveva un importante impiego di massa o di uso quotidiano, bensì veniva utilizzato in tutti quegli impieghi particolari che richiedevano una purezza superiore e un’estrema finezza di granulo: quello di Chiozza raggiungeva livelli altissimi di raffinatezza, addirittura tra i più alti mai conosciuti con dati sensazionali di “light trasmission”, fondamentali per l’industria fotografica.

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Nello stabilimento era presente un reparto di essiccamento in grado di produrre amidi gelatinizzati, cereali precotti per la preparazione di cibi dietetici, zuppe e creme liofilizzate. Era presente anche un’ala dedicata a falegnameria e officine meccaniche ed elettriche per la riparazione immediata dei macchinari e degli strumenti nel caso si fossero usurati o rotti, in modo da ottenere una riparazione subitanea nel minor tempo possibile.

Spunti videoludici

Il fascino di un ambiente in disuso e in rovina è al centro di numerosissimi titoli: propone al giocatore l’esplorazione di un ambiente vuoto e misterioso, alla stregua di uno naturale, che però ha visto un’azione umana fondante. Adesso un tale ambiente può raccontare le storie di chi vi ha vissuto, oppure ancora può essere un’angoscioso luogo in cui non resta che il fascino della scoperta, abbinato al timore nei confronti dell’ignoto. La struttura a reparti può riflettersi nella progressione dell’esperienza videoludica.

[Bibliografia]
Associazione Amideria Chiozza, a cura di Raffaele Caltabiano, Alessandra Marin, Sergio Pratali Maffei, in collaborazione con Luca Fano, Federica Giannelli, Memoria ed emozione: conservazione, valorizzazione, e rigenerazione del patrimonio industriale – Studi e Progetti per l’Amideria Chiozza a Ruda (Ud), 2017
Mario Perissin, Fasi di lavorazione per ottenere la separazione dell’amido e suoi sottoprodotti dalle rotture di riso, Amideria L. Chiozza & Co. Soc. An., Trieste, 1968

[Sitografia]
Comune di Ruda
IlGazzettino.it
Amideria Chiozza
PatrimonioIndustriale.it

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