Descrizione
Il duomo di Siena, formalmente cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, si caratterizza per la straordinaria magnificenza dell’esterno. Difficile pensare che l’interno possa risultare più suggestivo e grandioso, ma è esattamente così: per le decorazioni del pavimento, per la grandiosità architettonica, per le sculture, le vetrate, le navate e tutti gli altri tesori custoditi all’interno di questo gioiello dell’arte italiana cresciuto insieme alla magnificenza della Siena medievale. In breve, il duomo di Siena rappresenta uno dei capolavori dell’arte romano-gotica nel panorama italiano. Si affaccia sulla piazza omonima, è la sede episcopale dell’arcidiocesi metropolitana. La facciata principale e la facciata inferiore, il campanile, le navate interne, la cupola, la biblioteca Piccolomini, tutti questi capolavori sono custoditi all’interno della cattedrale senese, unica nel suo genere per bellezza.
Cenni storici
L’edificio sembra essere stato costruito su un edificio preesistente, forse risalente al IX secolo. Questo, a sua volta, sarebbe stato edificato su un ipotetico tempio di Minerva. Nel periodo alto medievale qui era probabilmente presente la residenza del vescovo, una chiesa rivolta verso est – quindi verso l’attuale battistero – e nel XIII secolo la chiesa sarebbe stata trasformata in Basilica, con la facciata rivolta verso ovest. Queste teorie si sono create seguendo i registri di pagamenti per l’assunzione di artisti volti a decorare i diversi elementi della chiesa o per la compravendita di materiali atti alla costruzione. Nel 1313 si terminò la costruzione del campanile, alto 77 metri. Vi è testimonianza che nel 1317 vennero terminati anche i lavori alla facciata e che si iniziò ad ampliare la parte orientale, aggiungendo due campate nel coro, una terza navata nel transetto e una campata per ciascuno dei due bracci del transetto. Venne anche innalzata la navata centrale, al fine di adeguarla alla facciata appena terminata. Tutti questi lavori di ampliamento subirono una brusca frenata nel 1339: Siena era nel periodo del suo massimo splendore, la ricchezza era aumentata e la vicina, nemica Firenze aveva una nuova, bellissima cattedrale. Il progetto era quello di ampliare ulteriormente il Duomo di modo che l’attuale corpo longitudinale diventasse solo il transetto. I lavori furono affidati ad un architetto – Lando di Pietro – ma nel 1348 in Italia arrivò la peste nera, che falcidiò circa un terzo della popolazione europea portando inevitabilmente con sé una crisi economia. Inoltre, diversi crolli di fondamenta sopraggiunsero durante i lavori. Il risultato fu che il progetto venne abbandonato, i senesi si rassegnarono a ultimare la vecchia costruzione che venne completata nel 1370. Da allora, il Duomo di Siena illumina la piazza, la città, i suoi abitanti e, in generale, tutta la Toscana.
Focus narrativi
La facciata è costruita in marmo bianco con delle leggere decorazioni di rosso di Siena ed è divisibile in due metà: inferiore e superiore. Ognuna di queste è divisibile in due distinte fasi costruttive specifiche. La parte inferiore fu realizzata da Giovanni Pisano ed è caratterizzata da uno stile romano-gotico. A Giovanni Pisano si devono i tre portali e i due torrioni laterali; il portale centrale ha un arco a tutto sesto, i laterali sono leggermente ogivali. Tre ghimberghe sormontano gli archi, decorate da foglie rampanti recanti dei busti al centro, quest’ultimi aggiunti secoli più tardi. I torrioni esterni si presentano tozzi, robusti e alleggeriti solo dalle finestre. La facciata è decorata da una serie di statue gotiche che hanno come soggetto Profeti, filosofi e patriarchi. All’interno della chiesa si accede tramite un imponente portale bronzeo. La parte superiore invece è opera di Camaino di Crescentino e la parte che sicuramente salta più all’occhio è l’oculo centrale, incorniciato da nicchie gotiche che contengono i busti di Apostoli e Profeti mentre rendono omaggio alla Madonna col bambino. Ai lati due pilastri incorniciano la struttura e terminano in pinnacoli e quindi sottilissime guglie, aumentando lo slancio gotico dell’edificio. I mosaici dorati raffigurano a sinistra la Presentazione di Maria al Tempio, al centro l’Incoronazione della Vergine e sulla destra la Natività di Gesù e furono eseguiti a Venezia in epoca tarda, poco dopo l’unità d’Italia. Parlando di facciate, è inevitabile parlare dell’estremità posteriore della cattedrale, orientata verso nord-est e anch’essa una facciata vera e propria. Divisa in due ordini sovrapposti da un cornicione decorato, contiene tre portali strombati nell’ordine inferiore, ognuno dei quali è sormontato da una lunetta a tutto sesto chiusa da una vetrata. Il coronamento è rimasto incompiuto ma contiene al centro un rosone circolare.
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L’interno è suddiviso i tre navate, cadenzate da pilastri, un transetto a due navate e un profondo coro. La pianta è divisa in diverse campate, scandite da leggeri archi a tutto sosto. Le volte sono a crociera, decorate da un cielo azzurro stellato. Due rosoni sono presenti in controfacciata e sul coro. La navata centrale e il coro sono sormontati da una serie di 171 busti di papi, iniziando con San Pietro. Al di sotto dei papi si trovano, negli sguanci degli archi, trentasei busti di imperatori divisi a intervalli regolari. Sugli ultimi due pilastri vi sono due antenne e la loro origine è abbastanza discussa: alcuni studiosi pensano che provengano dal carroccio senese che ispirò i soldati nella vittoria di Montaperti; altri studiosi, vista la lunghezza di 16 metri di queste antenne, pensano che provengano dal pennone di una nave, forse risalente alla battaglia di Lepanto. I capolavori, all’interno del Duomo, sono tantissimi. Il coro ha i pilastri adornati da quattro state bronzee e l’abside cui si rifà fu affrescato da Domenico Beccafumi con scene raffiguranti l’Ascensione di Cristi, la Madonna fra i Santi e i Cinque Apostoli, mentre il coro ligneo consiste in trentasei stalli decorati da diversi maestri, con le spalliere intagliate da fra’ Giovanni da Verona. L’altare maggiore era occupato, fino al 1506, dalla Maestà di Duccio di Buoninsegna, oggi esposta al Museo dell’Opera del Duomo, affiancata dai quattro angeli che oggi si trovano sull’altare maggiore. La vetrata che ora è sopra il coro della cattedrale è una copia realizzata da Francesco Mori, che riprodusse la Vetrata fatta sempre da Duccio di Buoninsegna, oggi conservata nel Museo dell’Opera della Metropolitana: è la più antica vetrata istoriata di manifattura italiana conosciuta. È divisa in nove scomparti da una croce greca e presenta immagini della Vergine e degli Evangelisti. Il pulpito, opera di Nicola Pisano, è una delle opere scultoree più importanti del Duecento. Ha una pianta ottagonale e una struttura architettonica articolata in rilievi vari. Quattro delle otto colonne poggiano su leoni stilofori, mentre la centrale su uno zoccolo ottagonale adornato di figure che rappresentano le arti liberali e la filosofia. Gli archi sono a tutto sesto, trilovati e sopra i capitelli sono presenti figure marmoree. Sugli sguanci degli archi ci sono profeti ed evangelisti. La scala e il ponte di accesso sono stati scolpiti da Bernardino di Giacomo.
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La famiglia Piccolomini ebbe un’influenza molto forte nelle dinamiche della città di Siena: i membri riuscirono a ricoprire la carica di vescovo diverse volte e in generale si affermarono fra le famiglie più potenti della città. Pio II, fondatore della città di Pienza, venne incoronato anche Papa nella seconda metà del XV secolo. L’influenza di tale famiglia è riflessa anche all’interno del Duomo, che contiene due elementi artistici e culturali importantissimi: l’altare e la biblioteca Piccolomini. Il primo venne costruito per volontà di Francesco Todeschini Piccolomini, poi Pio III, con l’intento di onorare lo zio, papa Pio II. La costruzione e decorazione dell’altare vennero affidate a diversi artisti nel corso di vari decenni. Alcuni si ritirarono per l’età, altri per questioni politiche o burocratiche. Senza dubbio, il nome più importante e altisonante fra gli artisti è quello di Michelangelo Buonarroti. Il giovane scultore aveva appena preso la scena artistica dopo la creazione della Pietà vaticana. Quando si mise al lavoro per l’altare, la sua attenzione si rivolse alle diverse offerte che gli piovevano addosso e si dedicò alla creazione di statue per i Piccolomini in maniera saltuaria. Riuscì comunque a completare 14 statue prima che il contratto venisse revocato. Da quel momento in poi, i Piccolomini non si interessarono più all’altare che rimase inevitabilmente incompiuto. Altra creazione, opera sempre di Francesco Todeschini Piccolomini, è la biblioteca. Anche la biblioteca venne costruita per onorare la memoria di Pio II e anche per conservare il patrimonio bibliografico che il pontefice raccolse a Roma. La biblioteca si trova nei locali della vecchia canonica, lungo il fianco nord-occidentale del Duomo. I meravigliosi affreschi contenuti all’interno della biblioteca furono realizzati da Pinturicchio e la sua bottega e celebrano la vita e gli eventi di Pio II.
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Il Pavimento del Duomo di Siena è un intreccio di storie, personaggi ed eventi ai piedi del visitatore. È uno dei più vasti e pregiati esempi di un complesso di tarsie marmoree, progetto che durò per secoli e si intrecciò con la storia della città di Siena. È composto da più di sessanta scene. All’ingresso della navata centrale è presente un’iscrizione che invita il visitatore ad assumere un atteggiamento consono: castissimum virginis templum caste memento ingredi, ricordati di entrare castamente nel castissimo tempio della Vergine. È presente una tarsia con l’Ermete Trismegisto, fondatore della sapienza umana. Ci sono poi le Sibille che, seguendo lo schema varroniano sono dieci e derivano il loro nome dai luoghi di pertinenza geografia: la Sibilla Persica, l’Ellespontica, l’Eritrea, la Frigia e altre ancora. Nella navata centrale è presente la lupa che allatta i gemelli, all’interno di un cerchio in cui sono collegati altri otto tondi di minor dimensione che presentano gli emblemi di città centro-italiane fra cui Viterbo, Perugia, Siena, Orvieto e Roma. La lupa che allatta i gemelli rappresenta la città di Siena. Già a partire da epoca medievale l’animale era simbolo della città di Siena, legato alla leggenda di fondazione della città da parte di Aschio e Senio, figli di Remo. L’albero di fico dietro la lupa rappresenta il luogo presso il quale sempre secondo tradizione il pastore Faustolo trovò Romolo e Remo. Nel transetto e nel coro si narra invece la storia del popolo ebraico, alcune vicende di Cristo, evocato ma mai rappresentato nel pavimento. È presente anche una scena della strage degli innocenti, affidata al racconto del Vangelo di San Matteo.
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Il ricchissimo duomo di Siena contiene al suo interno tantissimi altri elementi architettonici e artistici degni di nota. Vicino ai primi due pilastri sono collocate due acquasantiere attribuite ad Antonio Federighi: entrambe hanno la stessa forma e dimensione, posano su una lastra circolare dal bordo rialzato e hanno un fusto slargato alla base, sostenente una vasca con scanalature all’esterno. Presenta una diversa decorazione scultore: a destra è presente un’alternanza di teste di cherubini e delfini, seguiti più in basso da draghi che sbranano teste di tartarughe. A sinistra invece la fascia superiore è decorata con pesci, conchiglie, palmette, mentre più in basso ci sono aquile che artigliano una serpe. Le due acquasantiere presenterebbero un significato allegorico: a destra si vede la caduta dell’uomo che precipita dalla grazia di dio, mentre a sinistra è presentato il riscatto dell’uomo che grazie alla spinta dei delfini risale dalla propria caduta. Indipendentemente dal loro significato allegorico, l’abilità scultorea con cui Federighi decorò le acquasantiere è bastata per collocarle fra gli elementi più importanti dell’interno del duomo, nonostante la ricchezza di opere qui collocate. Ad esempio, in una delle tante cappelle, la Cappella della Madonna del Voto, si trova una statua scolpita dal grandissimo Bernini. È presente anche una cripta del Duomo, riscoperta poco più di vent’anni fa. Contiene una serie di affreschi duecenteschi che vennero sigillati poco dopo la loro creazione, caratteristica che li rende estremamente brillanti e quasi unici nel panorama artistico europeo. Ancora oggi, inoltre, è possibile ammirare quello che viene chiamato il “facciatone”, la facciata dell’eventuale nuovo duomo mai completato.
Spunti videoludici
Visivamente parlando il duomo si presenta come uno spettacolo per gli occhi. La sua pavimentazione, ricca di storie, può essere sfruttata per evocare scene dal forte impatto visivo – come la strage degli innocenti – e dal grande contenuto ludico e illustrativo. Il cantiere, poi, ha una storia centenaria e in un videogioco di avventura imbattersi nella viva città di Siena mentre si costruisce il duomo potrebbe creare occasioni per missioni o avventure, anche perché il cantiere del nuovo Duomo venne bloccato dalla tragedia della peste. Sia le opportunità in un momento di ricchezza che le disgrazie in un momento di difficoltà, quindi, possono essere sfruttate. Le chiese così grandi, poi, possono sempre fare da sfondo a scontri con boss epici per il contesto in cui ci si ritrova.