Dozza

Descrizione

Con la sua Rocca Sforzesca e le vie del borgo perfettamente conservate, Dozza rappresenta uno dei più simbolici borghi medievali italiani (inserita nel circuito dei 100 borghi più belli d’Italia). Alla sua storia si lega a doppio filo la personalità di Caterina Sforza, protagonista delle vicende italiane della fine del XV secolo. Dozza è un perfetto connubio tra storia medievale e innovazione: le sue vie infatti sono vive e colorate e hanno fornito alla cittadina il soprannome di “borgo dei murales”.

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Cenni storici

Il nome di Dozza deriva dal latino Ducia o Dutia, risalente al periodo romano e collegato strettamente all’acqua, elemento naturale di cui il borgo era spesso a corto. Per far fronte a tale mancanza, le fonti storiche asseriscono l’importanza di un antico acquedotto ritrovato nei pressi del borgo e capace di convogliare l’acqua dalle sorgenti del vicino Monte del Re. Da qui la rappresentazione dell’antico stemma della città: un Grifone assetato che beve da un abbeveratoio, una sorta di “doccia” (derivazione dell’antico nome Ducia).
Il luogo su cui sorge Dozza è stato popolato sin dai tempi dei celti e dei romani, ma il primo documento ufficiale che descrive un vero e proprio borgo è del 1126 (Castrum Ducie).
Alterne vicende medievali fino al 1412 vedono il feudo passare sotto diverse mani e divenire teatro di scontri tra guelfi e ghibellini, soprattutto a causa della posizione favorevole di Dozza, su un’altura strategica per dominare la sottostante e vicina via Emilia. È da ricordare poi il dominio di Caterina Sforza: la donna (figlia del famoso Galeazzo Sforza e madre dell’altrettanto celebre condottiero Giovanni Dalle Bande Nere) diviene signora di Imola e Forlì tra il 1494 e il 1499, anni in cui vengono erette le mura del borgo e la rocca.
Dopo aver subito la conquista da parte di Cesare Borgia, il feudo torna sotto il dominio pontificio e, nel 1528, il Papa Clemente VII lo concede alla famiglia Malvezzi-Campeggi, che lo terrà nelle proprie mani sino al 1960.

Focus narrativi

Caterina Sforza, figlia del duca di Milano Galeazzo, è Signora di Imola e Forlì per cinque anni, in un contesto storico particolarmente delicato: nel 1492 muore Lorenzo de’ Medici, che aveva saputo mantenere un equilibrio politico notevole su tutta la penisola, mediando tra le numerose realtà governative italiane. Anche la subitanea elezione al soglio pontificio di Alessandro VI (Rodrigo Borgia) contribuisce a modificare gli assetti politici dell’Italia, in particolare acuendo le inimicizie tra il ducato di Milano e il Regno di Napoli. Gli anni in cui Caterina prende possesso di Imola e Forlì coincidono così con la guerra d’Italia (1494-1498): il re di Francia Carlo VIII, su indicazione di Ludovico Maria Sforza (“il Moro”) rivendica per discendenza angioina il Regno di Napoli e decide di effettuare la famosa “discesa” in Italia conquistando poi Napoli in soli 13 giorni. Tuttavia, dopo la costituzione di una Lega antifrancese tra le principali realtà politiche italiane, è costretto a porre fine alla propria impresa. Caterina si dimostra abile diplomatica e politica in questi anni, riuscendo più di una volta a restare neutrale nei confronti delle due controparti: pur essendosi schierata dalla parte del Re di Napoli, riesce a mediare con Carlo VIII per evitare un suo passaggio attraverso le proprie terre. Anche alla cacciata di questo riesce poi a mantenersi neutrale evitando le inimicizie sia dei Borgia che di Ludovico.

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Caterina ha scritto un libro dal titolo Experimenti della excellentissima signora Caterina da Forlì, un ricettario di bellezza in cui espone teorie ed esperimenti condotti per conservare l’estetica femminile e combattere le malattie del corpo. Ha mostrato competenza in materia, interessandosi di alchimia, coltivando corrispondenze con speziali e medici influenti del periodo e anticipando alcune scoperte confermate in anni successivi. Questa sua passione è stata probabilmente alla base delle accuse rivoltegli dal Papa Alessandro VI, che aveva giustificato la deposizione di Caterina dal suo feudo di Forlì e Imola con il fatto che lei avesse inviato lui delle lettere intrise di veleno.

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Caterina ha lasciato in eredità il detto romagnolo “e ‘tont ad Catarno” (“il tonto di Caterinona”), legato all’attività che era solita praticare: strategia già ampiamente diffusa tra i feudatari che volevano controllare i propri sudditi, la Signora mandava suoi uomini fidati nelle osterie e per le strade che facevano i “finti tonti” mischiandosi alla gente del popolo per raccogliere informazioni e opinioni contro la sua persona.

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La Rocca di Dozza viene edificata su volere di Caterina Sforza sulle strutture difensive preesistenti. La Signora vi soggiorna più volte, ma il carattere dell’edificio rimane prettamente militare, svolgendo anche la funzione di carcere e luogo di tortura di diversi avversari politici. Lo stato attuale della struttura si deve alle trasformazioni in palazzo signorile da parte dei Campeggi-Malvezzi e si possono ancora ammirare tutti gli ambienti, tra cui spiccano la sala della tortura, la fossa dei detenuti e le celle, dove sono conservati i graffiti dei detenuti. Uno in particolare del 1640 recita: “O tu che guarda insu/ io era come dici tu/ tu serrai commo sono io/ guarda in questo e spera in Dio”.

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Tra gli esperti del paranormale è molto diffusa la leggenda legata al fantasma di Caterina che, si dice, vaghi ancora per le stanze del castello di Dozza. Ma quello della donna non è il solo spettro a infestare i territori vicini: si dice infatti che anche i numerosi amanti rapiti dalla sua bellezza e gli oppositori politici da lei sconfitti errino ancora per le terre e le fortezze di tutta la Romagna.

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Durante il secondo conflitto mondiale Dozza è teatro di alcuni scontri tra il Gruppo di Combattimento “Folgore” e il contingente nazista che occupava il nord della penisola. Dopo aver occupato il borgo, le forze alleate combattono la sanguinosa battaglia nella vicina Case Grizzano, ultimo baluardo difensivo tedesco prima della liberazione di Bologna.

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Dozza è stata rinominata “il borgo dei murales”. Ogni due anni, a partire dal 1963, si tiene la “Biennale del Muro Dipinto”, con artisti provenienti da tutto il mondo che dipingono le pareti degli edifici del borgo riempiendolo di colori e fornendo ai visitatori un’esperienza unica in Italia. Raffigurati soggetti a sfondo fantastico, ma anche sociale e politico; scorci di vita del passato che narrano l’identità storica del borgo..

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Dozza è la decima tappa del Cammino di Sant’Antonio, che ricalca il percorso compiuto dal Santo nel 1231 che, vicino alla morte, era desideroso di accoglierla nella “sua” Padova. Attraversa quindi la Toscana e l’Emilia-Romagna fino in Veneto su un carro trainato dai buoi.

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Recentemente a Dozza è stato inaugurato il primo Centro Studi in Italia dedicato all’opera di J.R.R. Tolkien e al fantastico, grazie all’opera di divulgazione dell’AIST (Associazione Italiana Studi Tolkieniani). Un fondo in costante aggiornamento, vi si potrà attingere per ricerche e studi sul mondo dello scrittore inglese e sul genere fantasy in generale.

Spunti videoludici

Dozza si configura come un tesoro inesauribile di spunti per realizzare narrazioni videoludiche; anzitutto grazie alla sua suggestiva cornice paesaggistica: immersa nel verde Appennino tosco-romagnolo, si staglia su una collina che domina il territorio circostante. Tutto ciò fornisce uno spunto servito su un piatto d’argento: se si pensa alla conformazione del borgo e alla rocca sforzesca infatti, si rievocano facilmente alcune serie che hanno fatto la fortuna del genere strategico, sia a turni che in tempo reale (Age of Empires, Civilization e Total War su tutti, ma anche prodotti indie sempre più diffusi negli ultimi anni).
L’ambito storico può inoltre essere sicuramente indagato dal punto di vista storico biografico, prendendo un importante e corposo spunto dalle vicende di Caterina Sforza. Ciò è confermato dal fatto che la “leonessa delle Romagne” è personaggio presente, con un ruolo di primo piano, già in due videogiochi della serie Assassin’s Creed (Assassin’s Creed 2 e Assassin’s Creed Brotherhood) in cui svolge il ruolo di preziosa alleata e personaggio chiave della vicenda del protagonista Ezio Auditore nella sua lotta contro i Templari.
Assolutamente da non sottovalutare le vicende della liberazione italiana dall’occupazione nazista, che raccontano una fase della storia italiana ancora poco indagata con occhio videoludico e che aprono diverse possibilità di sperimentazione su più generi.
Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, Dozza è infine divenuta una sorta di “museo a cielo aperto” grazie ai suoi murales. Da sottolineare inoltre l’apertura de “La Tana del Drago”, il Centro di Studi su Tolkien e sul fantastico. Ci sembra che, soprattutto nei prossimi anni, questo potrebbe coincidere con la rinascita di un mai sopito interesse per il fantasy e i giochi di ruolo, tema da sempre particolarmente caro a quelle terre (si veda a tal proposito il recente romanzo di Vanni Santoni, La stanza profonda). Crediamo che il videogioco potrebbe quindi indagare in vari modi le particolarità ludiche accennate.

[Bibliografia]

– AA. VV., Caterina Sforza. Una donna del Cinquecento. Storia e arte tra Medioevo e Rinascimento, Bologna, La Mandragora Ed., 2000.
– Natale Graziani, Gabriella Venturelli, Caterina Sforza, Milano, Mondadori, 2001.
– Carla Maria Russo, I giorni dell’amore e della guerra. La bastarda degli Sforza, Milano, Piemme, 2016.
– Francesca Riario Sforza, Io Caterina. I miei segreti, le mie battaglie, la mia storia, Milano, Casa Editrice Nord, 2016.
– Vanni Santoni, La stanza profonda, Roma, Laterza, 2017.
– Caterina Sforza, Experimenti della ex.ma s.ra Caterina da Furlj, Paolo Aldo Rossi (a cura di), Monza, Castel Negrino Ed., 2018.

[Sitografia]

Emilia Romagna Turismo
Comune di Dozza
I borghi più belli d’Italia
Caterina Sforza
Miti di Romagna

[Scheda Emilia-Romagna Film Commission]

Borgo di Dozza
Rocca Sforzesca

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