Descrizione
La Domus dei Tappeti di Pietra, così chiamata dal grande storico dell’arte Federico Zeri per gli splendidi mosaici (oltre 400 metri quadrati) che l’adornano, venne scoperta tra il 1993 e il 1994 a circa tre metri sotto l’attuale livello stradale; si trattava di un palazzetto, una lussuosa abitazione privata sita entro la cinta muraria tardo imperiale vicino al corso del Flumisello, costituito da 14 locali pavimentati con mosaici policromi e marmi, e da due cortili.
Di particolare fattura sono gli splendidi mosaici decorati con elementi geometrici, floreali e figurativi come il “Buon Pastore” e la “Danza dei Geni delle Quattro Stagioni”, caratterizzato da un’elevatissima qualità esecutiva, che adorna la stanza 10, un grande ambiente di circa 100 metri quadrati.
L’accesso alla domus e la vista degli splendidi mosaici, conservati in una moderna sala sotterranea, avviene attraverso la piccola chiesa settecentesca di Santa Eufemia.
Cenni storici
I mosaici della Domus dei Tappeti di Pietra fanno riferimento ad un’abitazione in uso fra la fine del V e gli inizi del VII secolo; durante gli scavi archeologici sono state riportate alla luce però strutture anche di epoche precedenti: vi sono tracce di epoca repubblicana alla quale seguono testimonianze (un vestibolo e un atrio) del I secolo d.C.; sono state individuate poi una domus di epoca adrianea (II secolo) con alcuni ambienti pavimentati con mosaici bianco-neri e un impianto termale con pavimenti in “sectile” del III secolo. Seguono quindi le strutture caratterizzate dalle rappresentazioni musive più belle: un edificio del IV secolo col mosaico del “Buon Pastore” e un palazzetto di epoca teodoriciana e bizantina, che sorge su una precedente strada pubblica, diventata accesso monumentale all’abitazione privata, con ambienti databili al VI secolo, in uno dei quali si può ammirare lo splendido mosaico della “Danza dei Geni delle Quattro Stagioni”.
Focus narrativi
I due mosaici più importanti rinvenuti, quello della Danza dei Geni delle Stagioni e quello del Buon Pastore mostrano elementi figurativi ritenuti unici e, in merito all’iconografia degli stessi, hanno suscitato dubbi e non pochi problemi interpretativi non ancora totalmente sciolti.
La Danza dei Geni delle Stagioni è una rappresentazione unica nel suo genere che mostra 4 figure umane, i geni delle 4 stagioni appunto, danzare in cerchio tenendosi per mano al suono di un flauto di Pan; lo stile con cui sono rappresentati i 4 geni sembra non coincidere con la tipica astrazione bizantina ma pare rifarsi soprattutto a canoni naturalistici precedenti. Anche la figura del Buon Pastore dell’omonimo mosaico è molto particolare e differente dall’usuale rappresentazione cristiana: è raffigurato come un giovane ragazzo con i capelli corti, in piedi appoggiato ad un bastone, con una corta tunica azzurra e alti gambali a stringhe incrociate che accarezza una pecora mentre un’altra bruca. Secondo alcuni critici, piuttosto che il Buon Pastore, reso con uno schema non ancora codificato, il personaggio potrebbe essere il proprietario della casa rappresentato nelle sue proprietà di campagna.
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Ancora oggi non è conosciuta l’identità del proprietario della domus ma si tratta molto verosimilmente di un funzionario imperiale o di un personaggio quasi sicuramente appartenente alla corte bizantina dotato di un elevato benessere economico che gli ha permesso di ricoprire tutti i pavimenti della sua abitazione con splendidi mosaici e marmi che ci testimoniano non solo la sua potenza ma anche il suo alto livello culturale e l’amore per l’arte.
L’importanza del ricco proprietario è testimoniato anche dalla strada di accesso al palazzetto, lastricata in trachite dei Colli Euganei, che si trattava originariamente di una strada pubblica trasformata in accesso monumentale privato; il proprietario quindi, che ha potuto modificare la topografia urbana, potrebbe essere stato un funzionario di corte.
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La storia della Domus dei Tappeti di Pietra di Ravenna si inserisce in un periodo particolare per l’Italia e l’Europa e di cui la città romagnola è l’emblema: nel 402 con lo spostamento, voluto dall’imperatore Onorio, della capitale dell’Impero romano d’Occidente da Milano a Ravenna, Ravenna visse una fase di grande espansione divenendo una città cosmopolita. La città romagnola, strettamente legata a Costantinopoli, prese a modello la capitale dell’Impero romano d’Oriente costruendo nuovi palazzi e chiese e divenendo così una capitale imperiale. Nel 476 poi, dopo la vittoria nella pineta di Ravenna, il generale barbaro Odoacre depose l’ultimo imperatore romano, Romolo Augusto, segnando la fine dell’Impero romano d’Occidente e l’inizio del Medioevo; nacquero quindi, nelle diverse ex province romane, i regni romano-barbarici mentre a Costantinopoli, per altri mille anni circa durerà l’Impero romano d’Oriente che, tra il VI e l’VIII secolo, controllerà diversi territori della penisola, scegliendo Ravenna come capitale dell’Esarcato di Italia.
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Come accennato l’accesso alla Domus avviene attraverso la piccola chiesa di Santa Eufemia costruita nel XVIII secolo in stile tardo barocco che sorge su una precedente chiesa cristiana a tre navate del V-VI secolo, a sua volta ricostruzione di un altro luogo di culto paleocristiano risalente al II-III secolo; questo luogo di culto cristiano è considerato tra i più antichi di Ravenna e dell’Emilia-Romagna come attestato da un’iscrizione su un piccolo pozzo nella sacrestia: “Coepit hic fides ravennatium”, “Qui cominciò la fede dei ravennati”. All’interno della chiesa, in una piccola urna nell’altare, sono conservate le reliquie delle sante martiri Eufemia e Agata.
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La Domus dei Tappeti di Pietra fa sicuramente parte dei siti archeologici italiani più importanti scoperti negli ultimi anni; venne alla luce fortuitamente nel 1993 quando alcuni operai, impegnati in lavori per la realizzazione di un garage sotterraneo, si trovarono davanti a splendidi mosaici policromi e a pavimenti con incastri di marmi colorati di vario tipo. Dopo diversi anni di lavori durante i quali gli archeologi portarono alla luce grandi quantità di materiali preziosi e diverse costruzioni una sull’altra, il monumento venne inaugurato il 30 ottobre 2002 alla presenza dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per le celebrazioni dei 1600 anni di Ravenna “Capitale dell’Impero Romano d’Occidente”.
Spunti videoludici
La Domus dei Tappeti di Pietra può essere immaginata come una delle location di un videogioco che metta in scena le vicende legate alla Ravenna capitale dell’Impero Romano di Occidente. Il fascino dell’arte mosaica bizantina unito all’importanza degli eventi politico-religiosi delle ultime fasi dell’Impero Romano rappresentano un nucleo narrativo importante attorno al quale sviluppare un titolo videoludico a tematica storica; il mosaico – religioso, delle chiese ravennati, e laico, della Domus – si presta a divenire matrice per alcune delle meccaniche di gioco (per esempio nella creazione di puzzle).
In questo contesto la Domus, ammantata dal mistero interpretativo dei suoi mosaici e dell’identità del suo proprietario, potrebbe rappresentare l’abitazione del protagonista (o dell’antagonista) del gioco, un funzionario imperiale.
Data l’ambientazione storico-religiosa del gioco, l’emblematica scritta latina della chiesa di Santa Eufemia potrebbe quasi ambire a diventare titolo del videogame, “Coepit hic fides ravennatium”.
Fonti e link
[Bibliografia]
– Marini Calvani, M., Maioli, M. G., I mosaici di via D’Azeglio in Ravenna, Ravenna, Longo, 1995;
– Montevecchi, G., (a cura di), Archeologia urbana a Ravenna: la Domus dei tappeti di pietra, il complesso archeologico di via D’Azeglio, Ravenna, Longo, 2004;
[Sitografia]
Domus dei Tappeti di Pietra
ibc, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali
[Scheda Film Commission]
Emilia-Romagna Film Commission