Descrizione
Sede attuale del centro civico del quartiere Santo Stefano, la struttura ospita oggi anche un piccolo teatro. Nel corso della sua storia è stato un punto di riferimento cittadino per la sua importante funzione sociale, simboleggiata dalla grandezza del voltone, che ben rappresenta l’idea di accoglienza.
Cenni storici
Le prime notizie storiche sulla struttura del Baraccano dirimpetto il Santuario di Santa Maria ci tramandano che nel 1416 è attestata la funzione di ricovero per pellegrini. Gestito dalla Compagnia della Madonna del Baraccano, venne organizzata una struttura ospedaliera, immaginabile oggi sull’attuale stradella interna antistante il Santuario.
Alla fine del 1400 venne ampliato grazie alle donazioni delle potenti famiglie dei Bentivoglio, degli Estensi e dei Visconti: il complesso fu arricchito dal maestoso voltone e dal portico con i capitelli ornati dagli stemmi delle famiglie.
Nel 1528 il complesso cominciò a cambiare la propria destinazione d’uso, divenendo “Conservatorio delle Putte del Baraccano” nel 1583, una struttura di accoglienza per bambine e ragazze, molte delle quali rimaste orfane.
La struttura continuò a esistere anche quando fu sciolta la Compagnia del Baraccano con l’arrivo dei napoleonici nel 1798, proprio in virtù della sua importante funzione sociale.
L’aspetto visibile oggi è infine il risultato di diversi restauri, tra cui quello più significativo operato da Angelo Venturoli tra il 1812 e il 1816.
Focus narrativi
Nel prosieguo del XV secolo troviamo la prima attestazione datata del nome “Baraccano”. Deriva infatti da un’icona della Madonna dipinta da Lippo di Dalmasio sul “barbacane” delle mura cittadine, ossia il torrione da cui le sentinelle avvistavano i nemici all’esterno. La figura venne dipinta direttamente sui mattoni che costituirono le mura e divenne celebre in seguito ad alcuni miracolosi eventi del XV secolo, soprattutto per il tentativo fallimentare da parte dei soldati di Gian Galeazzo Visconti di muovere guerra alla città. Un episodio in particolare narra che nel 1512, proprio durante l’assedio, un ordigno cadde vicino all’immagine della Madonna, lasciandola però del tutto illesa. La famiglia dei Bentivoglio fu così grata all’immagine sacra che decise di costruire in suo onore l’odierno Santuario e l’affresco originario fu ridipinto nel 1472 dal pittore Francesco del Cossa.
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Il Complesso ebbe sempre un’anima assistenziale e previdenziale, a cominciare dalla sua prima destinazione d’uso, una struttura ospedaliera per i pellegrini. La Compagnia mise l’ampio portico a disposizione di tutti quei viaggiatori provenienti o diretti a Roma e Gerusalemme, cui forniva ristoro e riposo.
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Come Conservatorio delle Putte, la struttura accolse ed educò le ragazze che, solitamente, vi entravano in età adolescenziale, in numero variabile da 50 a 100. Lo scopo della loro permanenza era prepararle per il matrimonio o per la vita monacale, fornendo loro capacità domestiche e artigianali utili alla condizione della donna agli inizi della società moderna. Queste abilità erano infatti il lasciapassare per assicurare una dote e un ruolo nella società di stampo maschile dell’epoca (grazie all’attività tessile le donne arrivavano a racimolare una modesta quantità di denaro). Dal punto di vista sociologico “il Baraccano funziona, in materia dotale come un organismo che si occupa di una giusta applicazione delle leggi comunali per la fascia sociale che accoglie: quella vulnerabile da congiunture economiche sfavorevoli, ma strutturalmente piuttosto solida; nel caso di Santa Maria del Baraccano, i ceti artigiani” (da L. Ciammitti, Quanto costa essere normali. La dote nel conservatorio femminile di Santa Maria del Baraccano).
Le prime bambine e ragazze che vi entrarono erano rimaste orfane, a seguito delle epidemie di peste che decimarono la penisola italiana tra il 1523 e il 1528 e della carestia che colpì la città. Col passare degli anni il Conservatorio divenne celebre e fu necessario operare una selezione all’entrata: non tutte le ragazzine infatti venivano accolte, ma solo quelle di bell’aspetto.
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Si svolgeva una vera e propria cerimonia per la scelta delle donne da parte degli uomini interessati, chiamata “riconoscimento”. I pretendenti si schieravano per osservare le putte e sceglierle: se queste gradivano l’uomo, allungavano una mano attraverso una finestra per toccarlo. A quel punto il Conservatorio si faceva garante della dote della donna, vigilando anche sulle intenzioni degli uomini e scongiurando eventuali cacciatori di dote.
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Una delle principali attività svolte dalle ragazze fu il ricamo, che assicurava loro un inserimento sociale: uno dei settori più importanti dell’economia di Bologna fu il commercio della seta. La produzione di veli, pizzi e merletti realizzati dalle putte del Baraccano godettero della nomina di ricercatezza sul mercato. L’attività di tessitura continuò nei secoli, finchè nel 1800 la produzione si concentrò sulla tessitura della canapa.
Gli interni dell’ex Conservatorio presentano ancora gli arredi dell’epoca e alcuni vestiti che conservano una particolarità: al posto dei ricami ci sono delle piccole pieghe fatte a mano con le unghie delle putte.
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Il portico che oggi si prolunga su via Santo Stefano è stato voluto da Giovanni II Bentivoglio e ha conservato nei secoli lo stemma della famiglia che ebbe un potere quasi assoluto sulla città nel tardo Medioevo e agli inizi dell’età Moderna. Fatto inusuale, considerando che si tratta di uno dei pochi stemmi rimasti visibili in città, a causa della damnatio memoriae comminata alla famiglia dopo l’inglobamento nello Stato della Chiesa a partire dal 1513.
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Il Voltone del Baraccano è un colpo d’occhio anche per chi lo percorre ai giorni nostri. Proprio per la sua forma e il riparo offerto, ha ospitato i pellegrini in viaggio, gli incontri amorosi tra le putte e i pretendenti e persino «in altri tempi, mentre fiorivano con tanta fama le scuole di pittura in Bologna, era sotto questo voltone che i sommi maestri esponevano le loro opere per esplorare il pubblico giudizio» (da G. Giudicini, Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica dei suoi stabili sacri, pubblici, privati).
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Le cronache ci tramandano un fatto parecchio inusuale: il 29 aprile 1542, nei pressi del Complesso, fu catturato un lupo, che venne poi appeso alle mura degli Anziani in Piazza Maggiore. L’evento si ricordò come di cattivo auspicio per la città.
Spunti videoludici
Tutta la storia del luogo è racchiusa nell’ampio voltone del luogo: qui è facile immaginare gli incontri amorosi tra le putte e i loro pretendenti oppure i pellegrini provenienti da tutta Europa che portavano sulle spalle le storie più disparate o infine le discussioni sull’estetica e la pittura intrattenute dai pittori locali. Il materiale storico fornisce infiniti spunti narrativi, adattabili a generi videoludici quali l’avventura grafica o la visual novel. Le storie più corpose possono riguardare una rivalutazione in chiave moderna del ruolo della donna nella società, focalizzandosi sul lavoro svolto per costruirsi l’indipendenza dal Conservatorio.
La storia del lupo è un fatto inusuale quanto misterioso, che suggerisce all’occhio videoludico gli estremi per una narrazione dalle tinte fosche nell’epoca della Controriforma: il 1542 è infatti l’anno della prima convocazione dell’importante Concilio di Trento. Cattivi auspici, lo Stato della Chiesa in crisi, un’Europa percorsa da moti di rivolta e da guerre di religione: ingredienti per un’avventura grafica sulla scia di giochi come Broken Sword?
Fonti e link
[Bibliografia]
– G. Giudicini, Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica dei suoi stabili sacri, pubblici, privati, Bologna, Forni, 1972.
– A. Vianelli, Mura e Porte di Bologna, Bologna, Tamari, 1976.
– L. Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell’arte, Bologna, La grafica emiliana 1977.
– L. Ciammitti, Quanto costa essere normali. La dote nel conservatorio femminile di Santa Maria del Baraccano (1630-1680), in Sistemi di carità: esposti e internati nelle società di antico regime in Quaderni storici, vol. 18, No. 53, Bologna, Il Mulino, 1983.
– P. Foschi, P. Giordano, Il Conservatorio del Baraccano: la storia e i restauri, Bologna, 2002.
[Sitografia]
Biblioteca Salaborsa
Corriere della Sera, 19 marzo 2015
MiBAC
Baraccano.it
Comune di Bologna
La quadreria.it
Teatro del Baraccano