Descrizione
L’Anfiteatro Flavio, il Colosseo, è uno dei monumenti più famosi di tutto il mondo perché rappresentativo della civiltà romana. Si innalza nel cuore archeologico di Roma, rimane il simbolo dei fasti dell’impero. Ancora oggi è la dimostrazione di cosa sia capace l’ingegno umano, di quanto le sue opere possano sopravvivere nel tempo. Poteva contenere 50.000 spettatori seduti, fino a 80.000 in piedi. Era adibito a spettacoli di vario tipo: sia scontri fra gladiatori, sia rievocazioni di battagli storiche, teatro di lotta fra animali, tragedie greche e in generali spettacoli teatrali. Il nome Colosseo si diffuse nel Medioevo e deriva probabilmente dalla colossale statua di Nerone che sorgeva nelle vicinanze. È inserito dal 1980 nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO, assieme a tutto il Centro storico di Roma.
Cenni storici
Venne costruito dall’imperatore Vespasiano nel 72 d.C. L’edificazione prese luogo nella zona che precedentemente ospitava la Domus Aurea di Nerone. La residenza dell’imperatore venne costruita dopo il grande incendio del 64 d.C. e distrutta da Vespasiano. Il nuovo imperatore, infatti, voleva ricreare lo spazio adibito da Nerone a proprio uso e restituirlo alla popolazione romana. Fu così che il Colosseo prese il posto della Domus Aurea. Una volta costruito, il Colosseo era il primo grande anfiteatro stabile di Roma. L’inaugurazione avvenne sotto Tito, nell’80 d.C., dopo che l’imperatore fece aggiungere il terzo e quarto ordine di posti e inaugurò l’anfiteatro con cento giorni di giochi. L’Anfiteatro divenne così uno dei punti nevralgici della vita di Roma, ma dopo un secolo furono già necessari lavori di ristrutturazione. I primi avvennero sotto Antonino Pio e, nel 217, un incendio fece crollare le strutture superiori. L’edificio fu riaperto solo nel 222 e nel periodo intermedio i giochi si tennero al Circo Massimo. Altre disgrazie naturali misero in difficoltà l’edificio, ma fu dopo il 410, anno del Sacco di Roma ad opera dei Visigoti, che vennero proibiti i ludi gladiatori. A questo punto il Colosseo venne adibito solo alle venationes e il processo di decadimento cominciò inesorabile. Nonostante i continui restauri, che continuarono anche dopo la caduta dell’impero, dovuti a terremoti come nel 484 e nel 508, nel VI secolo il Colosseo fu abbandonato e adibito ad area di sepoltura, per poi venire usato come castello. I terremoti, per altro, andarono avanti anche nei secoli successivi e i primi crolli massicci sembrano essere imputabili al violento terremoto dell’801. Al X secolo risalgono le occupazioni dell’interno del Colosseo da parte dei calcinatori che adattarono nel monumento le proprie abitazioni e officine. Non a caso, la zona era detta Calcarium. La calce si otteneva bruciando i pezzi di marmo e travertino provenienti dal monumento stesso già crollati. I problemi più grandi che il Colosseo dovette affrontare arrivarono nel Rinascimento, quando il marmo della facciata e di molte altre parti interne del Colosseo vennero usati (soprattutto dai Papi) per mille usi costruttivi diversi. I restauri cominciarono nel 1807 fino ad arrivare al risultato odierno.
Focus narrativi
Il Colosseo era un’arena adibita principalmente ai giochi. Non a caso i giochi inaugurali durarono cento giorni ed erano di vari tipi: la lotta fra animali, l’uccisione di condannati da parte di animali feroci, la lotta fra i gladiatori. Inevitabilmente, quella più incredibile e ai nostri occhi inconcepibile rimane quella che noi chiamiamo oggi Naumachia ma che i romani chiamano navalia proelia, cioè la rievocazione di famose battaglie navali. Per molto tempo questa pratica venne considerata un’invenzione degli storici romani per aumentare il prestigio e i fasti dell’impero ma, con l’avanzare degli studi, venne sempre più considerata autentica, per quanto non si sia ancora capito come potessero i romani allagare il Colosseo. Nella storia dell’Impero di Naumachie se ne fecero diverse, ma solo in occasioni speciali in quanto costosissime. Nel Colosseo, invece, se ne videro poche e solo nei primi anni. Infatti, nei primi decenni della sua esistenza, il Colosseo non disponeva ancora di sotterranei caratterizzati da gabbie e celle. Per questo era ancora possibile allagare l’Arena.
La Naumachia più famosa che avvenne all’interno del Colosseo ebbe luogo proprio in quei cento giorni di feste inaugurali sotto l’imperatore Tito. Fu ingaggiata, pare, una battaglia navale che doveva riprendere la battaglia fra Corcira e Corinto avvenuta secoli prima. Pare che Tito ordinò di portare anche cavalli, tori e altri animali addomesticati cui era stato insegnato a muoversi nell’elemento liquido come sulla terra.
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I protagonisti inevitabili del Colosseo sono i gladiatori. I combattenti col gladius erano prigionieri di guerra, schiavi o condannati a morte, ma talvolta anche uomini liberi oberati di debiti. Chiunque scegliesse di diventare gladiatore veniva considerato infamis, ruolo sociale non invidiabile. Nel caso, però, in cui fosse riuscito ad avere successo nella vita dell’Arena sarebbe diventato un eroe, invitato ai banchetti e adorato dalle donne. Il gladiatore era giuridicamente un uomo più libero di uno schiavo, ma comunque legato al giuramento che recita Uri, vinciri, verberari, ferroque necari (sopporterò di essere bruciato, legato, morso e ucciso per questo giuramento). Tramite questo giuramento il gladiatore diventava un uomo che attivamente decideva di sfidare la morte ed eventualmente redimersi diventando eroe. Sono attestate anche le gladiatrici. La giornata di ludi gladiatori cominciava con una processione che comprendeva i combattenti ed era condotta dal finanziatore della manifestazione, quasi sempre l’imperatore stesso. L’ora di pranzo prevedeva le esecuzioni di criminali rei di peccati atroci. Non sono attestate esecuzioni di cristiani all’interno del Colosseo. Al pomeriggio si arrivava al momento più atteso, quando i gladiatori combattevano fra di loro. I gladiatori avevano ruoli e doveri prefissati con specifiche tenute, armi e armature. Erano presenti tantissimi stili diversi di combattimento e tantissime categorie. I gladiatori uccisi in combattimento venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e Ermete Psicopompo: uno di loro ne verificava il decesso, stuzzicandoli con ferro rovente. L’altro eventualmente dava il colpo finale e faceva segno di portar via il corpo che veniva trascinato su una rete con un uncino. I gladiatori feriti venivano curati dai medici, il cui rango dipendeva dal rango del gladiatore stesso. I gladiatori vincitori avevano premi di ogni tipo e, se il gladiatore era uno schiavo, dopo dieci vittorie segnate su un collare di metallo, diventava libero per legge.
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L’anfiteatro è costituito da tre anelli concentrici in orizzontale e quattro ordini di arcate e mura in verticale. Ogni piano superiore era meno spesso di quello inferiore, per donare maggiore stabilità all’edificio. La struttura portante è costituita da pilastri in blocchi da travertino con un volume di 100.000 metri cubi. I blocchi provenivano dalla cava di Tivoli e per portarli si creò una strada di circa 30 km e larga 6 metri. La facciata esterna è alta quasi 50 metri e si articola in quattro ordini: tre inferiori con 80 arcate mentre il quarto livello è una parete piena. L’organizzazione del flusso interno al Colosseo era organizzata perfettamente, in classico stile romano. Gli spettatori raggiungevano il posto entrando da 74 arcate. Da qui si accedeva a scale incrociate verso corridoi ricurvi che immettevano in settori di tre cunei ciascuno. I posti più vicino allo spettacolo erano riservati ai ceti medio alti, mentre salendo si passavo verso le persone comuni e gli schiavi. La cavea con i gradini per i posti degli spettatori era tutta in marmo e suddivisa con muretti in cinque settori orizzontali. Il pubblico non pagava, le personalità importanti avevano i posti prenotati. L’arena misurava 86 metri per 54, aveva una pavimentazione in muratura intorno e di legno al centro, ricoperta di sabbia che veniva rinnovata costantemente. Sotto l’arena stavano gli ambienti di servizio. Lungo il muro perimetrale erano presenti a loro volta ambienti di servizio che ospitavano gli animali utilizzati durante i giochi. Il Colosseo comunicava (tutt’ora comunica) tramite gallerie sotterranee con i Ludi Magni, le palestre dove si allenavano i gladiatori. Un’altra galleria portava sotto all’attuale basilica di S. Clemente, dove era presente un altare votato a Mitra. I gladiatori potevano fare i loro riti propiziatori a Mitra prima di iniziare gli allenamenti o combattere nell’Arena. Sul tetto del Colosseo era presente il velarium, una gigantesca tenda formata da molti teli a spicchio che coprivano la cavea ma non l’Arena centrale. Così le persone venivano riparate dal sole e dalla pioggia, creando dal foro centrale una corrente d’aria. I teli erano fissati ai pali esterni con un complesso sistema di funi e fissati a terra all’esterno del teatro. Per creare e issare questo telo erano necessarie carrucole, argani e esperti di vela. Venivano quindi impiegati marinai dalla base romana navale di Miseno, stanziata nei Ludi Magni accanto al Colosseo.
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Il Colosseo porta con sé alcune leggende, fatto abbastanza inevitabile visto la mole, la storia e l’importanza che ebbe anche in periodi bui per l’edificio, come il Medioevo. Proprio nel Medioevo le porte del Colosseo si pensava portassero agli inferi dove, all’imbrunire, le anime dei trapassati erravano in cerca della pace eterna. Pace che non troveranno mai, visto che qui si perdono solo le anime dei periti violentemente, o anzitempo. C’è da dire che l’Esquilino, il colle più vicino al Colosseo, era luogo insalubre, poco abitato e occupato in buona parte da cimiteri e fosse comuni dove quelli che erano considerati stregoni o maghi andavano a cercare resti da utilizzare per la preparazione di polveri e pozioni. Ancora, si parla delle piante attecchite nella zona del Colosseo. Secondo gli antichi, queste piante non sarebbero dovute crescere lì. Ciò è accaduto perché i sandali dei viandanti, dei disgraziati morti all’interno delle mura o le zampe degli animali sacrificati dagli imperatori avrebbero portato i semi per fare germogliare queste misteriose piante. Ritornando al diavolo e alle sue malefatte, secondo alcuni il Colosseo sarebbe stato una sorta di tempio diabolico. Qui si sarebbero riuniti stregoni e altri personaggi sinistri, e la parola d’ordine ai tempi sarebbe stata Colis Eum, tradotto “Adori Lui”, da cui sarebbe derivato il termine Colosseo. La sinistra fama dell’edificio terminò nel XVII secolo quando, nel corso del Giubileo, assunse il carattere di luogo sacro in memoria dei molti martiri cristiani qui condannati. Un secolo dopo Papa Benedetto IV vi fece costruire quattordici edicole della via Crucis e cinque anni dopo il Colosseo venne dichiarata chiesa consacrata a Cristo e ai martiri cristiani. Martiri che, come abbiamo detto, storicamente non sono assolutamente accertati.
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Come brevemente accennato sopra, il Colosseo per molti anni funse da cava per altre costruzioni. Soprattutto, i diversi Papi che succedettero al soglio pontificio dall’inizio della costruzione della Basilica di San Pietro ebbero un impatto molto pesante per le sorti dell’Anfiteatro. Il papa che iniziò l’operazione di prelievo fu Giulio II e l’ultimo Urbano VIII. Il Colosseo, comunque, vide i suoi pezzi rubati per diversi e molteplici motivi. Si calcola che sia rimasto solo un terzo della costruzione originale e i Romani stessi iniziarono a riciclarne i materiali ma la Chiesa prima lo proibì, per mantenersi come unica beneficiaria, poi lo permise ma previo equo pagamento. In periodo Medievale sia la famiglia degli Orsini che quella dei Colonna ottennero il permesso di cavare pietre e marmi e successivamente i Frangipane ordinarono dei pezzi per costruire un loro palazzo. I fori irregolari che oggi si possono notare tra i giunti dei blocchi furono praticati nel Medioevo per recuperare i perni di ferro. Le pietre vennero utilizzate per riparare la tribuna della Basilica di S. Giovanni in Laterano, per la Scala Santa, le mura della città, la Basilica di san Marco e Palazzo Venezia (presso il quale Pio II fece costruire un carro apposito per trasportare i blocchi). Ancora il Colosseo fornì materiali per il Palazzo della Cancelleria, Palazzo Farnese, Palazzo Senatorio e dei Conservatori sul Campidoglio e, infine, Palazzo Barberini. L’ultimo edificio che vanta materiali presi dal Colosseo è il porto di Ripetta che venne ironicamente demolito successivamente per realizzare i muraglioni del Tevere. Il Colosseo, inoltre, fu trasformato anche in fortilizio dalla famiglia dei Frangipane in epoca medievale, prima di essere rivendicato proprietà della Chiesa da Innocenzo IV. Ciò non impedì al Colosseo di ospitare abitazioni, botteghe e addirittura conventi. Quando il Colosseo venne consacrato, venne posta una Croce all’interno come meta di una processione che raggiungeva il Colosseo come tappa finale.
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Nell’Ottocento il Colosseo si ritrovava pesantemente compromesso. Per quanto i romani fossero dei geniali architetti, i loro successori si diedero da fare per metterlo in seria difficoltà. Dopo esser stato abitato per secoli, adibito a luogo di culto, utilizzato come cava, era seriamente e comprensibilmente fatiscente, tanto che a un paio di persone era venuto in mente di abbatterlo definitivamente. Fortunatamente, venne deciso di ripararlo e restaurarlo dopo aver istituito una commissione apposita e dopo l’ennesimo terremoto che aveva aggravato pesantemente la situazione del terzo anello, già motivo di preoccupazione. L’architetto italiano Raffaele Stern decise di aggiungere uno sperone in laterizio per rendere più stabile il terzo anello, dopo il puntellamento dei conci e la creazione di ponteggi per assicurarsi che non crollasse in corso d’opera. Successivamente, Giuseppe Valadier si occupò del recupero dell’anello perimetrale nel lato verso i fori, facendo i lavori con tutta calma (a differenza di Stern, che lavorò col terrore che il tutto crollasse). L’aggiunta fu costruita utilizzando materiale diverso rispetto all’originale per motivi economici. Altre aggiunte in laterizio resero il Colosseo più stabile, donandogli l’aspetto estetico che oggi vanta.
Spunti videoludici
Il Colosseo è l’immagine di Roma e Roma offre uno degli immaginari più suggestivi del mondo, non a caso già utilizzato in numerosi videogiochi. Per un videogame ambientato in epoca romana, il Colosseo rappresenta uno degli scenari principali della vita cittadina; inevitabilmente, i suoi spazi possono diventare ambientazione di uno scontro o di una battaglia. Il Colosseo può anche essere sfruttato come elemento videoludico non solo in epoca romana, ma anche in periodi successivi, come fatto dai creatori di Assassin’s Creed Brotherhood.
Da un punto di vista scenico, il Colosseo è fonte di meraviglia e stupore per le dimensioni e la sua storia; se messo nel contesto di Roma diventa uno degli spettacoli più mozzafiato da rivivere come giocatore. In quanto fulcro della vita romana, può essere anche sfruttato non solo per gli scontri fra gladiatori, ma appunto come centro di interesse e perno delle attività sociali delle diverse classi romane.