Descrizione
“Tutto quel che è rimasto – un ciuffo di case e di mura in rovina, nere sul tufo, erette come sul vuoto – respira ormai l’atmosfera della fine”. Soprannominata “La città che muore” (dallo scrittore Bonaventura Tecchi) per il progressivo sgretolamento del terreno su cui poggia, la cittadella Civita di Bagnoregio fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia (ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Collocata tra il Lago di Bolsena e la valle del Tevere, isolata in una valle di calanchi costantemente minacciata dall’erosione, Civita oggi è abitata da un numero molto esiguo di persone (sotto le venti unità) ed è raggiungibile attraverso un viadotto pedonale in cemento di 300 metri, unica via di accesso “canonica” a Civita; si accede attraverso la Porta di Santa Maria, scavata nel tufo e “ornata con due leoni in pietra che artigliano due teste umane, simbolo della vittoria del popolo di Civita sugli odiati Monaldeschi, signori di Orvieto, 1494” (fonte). Il borgo è raggiungibile anche dalla valle dei calanchi attraverso un tunnel di origine etrusca detto “Bucaione” scavato nella roccia.
“La struttura urbanistica dell’intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l’uso etrusco e poi romano, mentre l’intero rivestimento architettonico risulta medievale e rinascimentale” (fonte Wikipedia). Il centro attuale di Civita infatti porta i segni del periodo medievale con le caratteristiche case dai tipici balconi e profferli viterbesi, le botteghe artigiane, alcuni palazzi nobiliari; al centro del borgo la piazza – non pavimentata – su cui affaccia la Chiesa di San Donato con il suo campanile romanico (XII secolo), il Palazzo vescovile, un antico mulino del XVI secolo e la casa natale di San Bonaventura.
Cenni storici
Di origine etrusca (sorta circa nel 500 a.C.) Civita contava all’epoca cinque portali di accesso e godeva di una florida situazione economica, agevolata dalla strategica vicinanza alle maggiori vie commerciali dell’epoca (come quella del Tevere per l’Italia centrale).
I problemi di stabilità della zona funestarono Civita sin dalle origini, tanto che anche in periodo etrusco e successivamente romano si dovette far fronte agli smottamenti tramite speciali sistemi di canalizzazione delle acque che erodevano il terreno tufoso e argilloso.
Esiste documentazione storica dedicata agli smottamenti della zona a partire dal 1450, che registrano tra gli altri i distruttivi terremoti che nel 1695, 1738, 1764 e 1903 colpirono Civita. “Come se non bastasse, nel 1944, in piena Seconda guerra mondiale, il vecchio ponte in muratura che ancora consentiva l’accesso (seppur impervio) a Civita venne fatto saltare”. (da fonte)
Focus narrativi
A proposito del comune di Bagnoregio, si narra che il re longobardo Desiderio abbia utilizzato la locale stazione termale per curare una grave malattia; da qui il nome Balneum Regis (Bagno del re), divenuto poi Bagnorea e infine Bagnoregio.
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La chiesa di San Donato contiene al suo interno numerose reliquie religiose e oggetti di culto tra cui un crocifisso ligneo del XV secolo della scuola di Donatello ritenuto miracoloso in quanto avrebbe parlato a una donna avvertendola della cessazione della pestilenza del 1499. Ancora oggi il crocifisso viene considerato un oggetto miracoloso: durante il Venerdì Santo il Cristo viene deposto dalla croce, portato in una bara alla Chiesa dell’Annunciazione di Bagnoregio per essere venerato; la processione poi dovrà riportare il Cristo indietro alla Chiesa di San Donato entro la mezzanotte per evitare un destino infausto per la città (calamità naturali durante l’anno, passaggio di proprietà del Cristo da Civita a Bagnoregio, …).
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Legata alla città di Civita è la figura di San Bonaventura, cardinale e teologo italiano canonizzato nel 1482 da papa Sisto IV e nominato successivamente dottore della Chiesa: è considerato tra i più importanti biografi di San Francesco, a lui coevo, e il secondo fondatore dell’Ordine francescano. Secondo la tradizione, Giovanni Fidanza (vero nome del santo) sarebbe stato guarito da bambino da una grave malattia per intercessione di San Francesco; la guarigione sarebbe avvenuta nella grotta, oggi chiamata di San Bonaventura, che si trova nella zona orientale del Belvedere.
Una volta entrato nell’Ordine francescano, Giovanni prese il nome di Bonaventura in ricordo delle parole dettegli da Francesco dopo la guarigione: “bona ventura”.
Spunti videoludici
Caratteristica prima di Civita è il suo isolamento che ne circoscrive in maniera netta i confini definendo macro aree di gioco: l’ampia e desolata Valle dei calanchi, il viadotto pedonale (unica via principale al borgo), il Bucaione (tunnel scavato nel tufo, via secondaria che collega il borgo alla valle), le grotte e le tombe etrusche disseminate nella valle (soggette a continui smottamenti).
Questa morfologia fa di Civita un perfetto rifugio in casi in cui la salvezza sia determinata dall’isolamento, come vuole per esempio la retorica del genere survival horror a tema zombi.
Atmosfere da città fantasma: Civita viene annoverata tra le città fantasma italiane, considerati l’esigua popolazione e il destino infausto che ha causato un progressivo abbandono del borgo. Questo spopolamento può essere reinterpretato in chiave videoludica, cercando di immaginare cause alternative.
Fonti e link
[Bibliografia]
Piero Bormioli, Michelangelo Cagiano de Azevedo, Civita di Bagnoregio, Roma: Multigrafica editrice, 1976
Giovanni Maria Di Buduo, Marco Petitta, Tommaso Ponziani, “Civita di Bagnoregio e la Valle dei Calanchi”, in Natura e montagna: bollettino trimestrale della Società emiliana Pro montibus et silvis e della Unione bolognese naturalisti, 2015, n. 2, pp. 41-49
Étienne Gilson, La filosofia di San Bonaventura, Milano: Jaca Book, 2017
Franco Lattanzi, Sandro Polci (a cura di), L’ambiente, la memoria, il progetto: testimonianze su Civita di Bagnoregio, Milano: Sugarco, 1988
Costante Marabelli, La filosofia di San Bonaventura / Étienne Gilson ; a cura di Costante Marabelli
Milano : Jaca Book, 2017
Claudio Margottini, Sandro Serafini (a cura di), Civita di Bagnoregio: osservazioni geologiche e monitoraggio storico dell’ambiente: una ricerca ENEA, Roma: R. Pantone, 1990
Italo Moretti, Scultura altomedievale a Civita di Bagnoregio, Firenze: Salimbeni, 1975
[Sitografia]
Infoviterbo.it
Luoghidavedere.it
Biblioteca di Viterbo (PDF)
[Scheda Film Commission]
Roma Lazio Film Commission