Chiusa di Casalecchio di Reno

Descrizione

La chiusa di Casalecchio di Reno è sicuramente tra le più antiche opere di ingegneria idraulica d’Europa ancora funzionanti e usate continuativamente ed ininterrottamente fino ai giorni nostri. Per diversi secoli la vita della città di Bologna è stata alimentata grazie all’apporto di acqua proveniente dal fiume Reno che scorre più o meno a 5 km dal centro cittadino; a circa metà del suo corso il fiume Reno, nel comune di Casalecchio, quando lascia il tratto montano per immergersi nella pianura, incontra un sorta di diga, la maestosa chiusa appunto (lunga 160 metri, larga mediamente 35 ed alta circa 8), dove una parte dell’acqua viene intercettata e deviata attraverso un canale verso Bologna. Il canale del Reno, che nasce dalla chiusa di Casalecchio e che alimentava numerosissimi filatoi da seta, ha permesso a Bologna di diventare, per diversi secoli, la capitale dell’industria serica, contando nel XVII secolo ben 30000 persone impiegate nel settore; ha inoltre garantito la nascita di vie navigabili grazie alle quali i prodotti bolognesi potevano raggiungere i canali commerciali internazionali.

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Cenni storici

Una prima chiusa sul Reno venne costruita verosimilmente in pieno Medioevo nel XI secolo e si trattava, molto probabilmente, di uno sbarramento formato da grossi pali e traverse in legno; essendo una struttura vulnerabile e bisognosa di continue manutenzioni il comune di Bologna nel 1250 fece costruire, più a monte, una nuova chiusa in pietra.
Anche se più resistente, la nuova chiusa necessitava di periodiche riparazioni conseguenti ai danni provocati da battaglie, piene ed erosione tant’è che nel XIV secolo si procedette alla costruzione di una nuova chiusa più a monte della precedente; successivi restauri e ammodernamenti avvennero nel XVI secolo ad opera anche del famoso architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, e poi alla fine del XIX secolo per riparare ai danni della rovinosa rotta del Reno del 1893.

Focus narrativi

La chiusa di Casalecchio viene citata da Stendhal in Roma, Napoli e Firenze, una sorta di diario di viaggio composto dallo scrittore francese durante il suo peregrinare in Italia dopo la caduta di Napoleone. Stendhal, che soggiornò infatti tra la fine di dicembre 1816 e il 18 gennaio 1817 a Bologna incuriosito, oltre che dagli aspetti più suggestivi della città (portici, torri, gallerie d’arte…), dalla fama della buona società bolognese e dalla ricca offerta di spettacoli e musica, il 17 gennaio 1817 annota: “vado quasi ogni mattina a Casalecchio, passeggiata pittoresca alle cascate del Reno: è il bois de Boulogne di Bologna”.

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Legate alla Chiusa esistono alcune leggende che raccontano di un fantasma e di un tesoro; il fantasma, chiamato “l’uomo rosso”, sarebbe stato avvistato più volte tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del ‘900: si tratterebbe di un’ombra rosa luminescente (da qui il nome) scorta nei pressi della Chiusa e vista muoversi velocemente.
Alla fine dell’‘800 risalgono anche le prime notizie riguardanti un fantomatico tesoro sepolto nelle vicinanze della Chiusa che venne cercato invano dal capostipite di una dinastia di noti ristoratori ed alberghieri casalecchiesi venuto in possesso di un’antica mappa.

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Il 1° ottobre 1893, in seguito ad un violento nubifragio che interessò tutto il bacino del Reno, il fiume, raggiunto il livello senza precedenti di 4.70 m sullo zero all’idrometro della Chiusa, ruppe l’argine sinistro poco a monte della Chiusa stessa abbandonando l’alveo naturale e lasciando così la Chiusa asciutta e il canale secco; i danni furono ingenti soprattutto nella bassa bolognese dove si contarono diverse vittime, gli allagamenti furono vastissimi e crollò anche il ponte della linea ferroviaria Milano-Bologna. I lavori di ripristino dell’argine e di sistemazione della Chiusa si conclusero nel 1894.

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La Chiusa e il canale del Reno che da essa si origina, sono anche oggi elementi vivi e utili per la città: nel Molino Canonica a Casalecchio di Reno e nel centro di Bologna, all’incrocio tra via Marconi e via Riva di Reno, sono state installate rispettivamente nel 2013 e nel 1994 due moderne centrali idroelettriche che producono 630 kW e 1890 kW; fino al 1926 erano poi attive altre tre turbine anche all’Opificio della Grada, sempre nel centro storico di Bologna, volute nel 1899 dall’Istituto Ortopedico Rizzoli per alimentare la prima sala a raggi X della città.

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Nel dicembre 2010 la Chiusa è stata inserita nella lista del programma UNESCO 2000-2010 dei “Patrimoni Messaggeri di una Cultura di Pace a favore dei Giovani” istituito nel 2000 per segnalare quei monumenti o siti naturali che per i cittadini sono simboli di pace; la Chiusa rappresenta proprio un manufatto in cui l’acqua ha unito e non diviso i bolognesi, come riportato anche nella motivazione: “L’acqua è sorgente di vita, la sua conservazione e la condivisione con i vicini sono sorgenti di pace”.

Spunti videoludici

Considerata la particolarità architettonica della Chiusa, nel suo ruolo di canalizzatore, un possibile titolo potrebbe avere per protagonista l’acqua: un “puzzle idrico” che abbia come obiettivo – attraverso le possibilità ludiche fornite dalla gestione delle varie chiuse – il raggiungimento di diversi target spaziali all’interno della mappa. Il corso del fiume Reno e le sue varie diramazioni in canali e corsi d’acqua, all’interno dello spazio extraurbano e urbano della città di Bologna, aumentano la varietà del mondo di gioco. La possibilità di ancorare le dinamiche ludiche a una mappa reale consente di aggiungere agli obiettivi ludici del puzzle ulteriori scopi collaterali come, per esempio, lo sblocco di schede di approfondimento legate al territorio, inserendo così nel puzzle anche una componente informativa.

La Chiusa può anche divenire un originale ancoraggio storico per un videogioco ambientato nel territorio felsineo (o di un capitolo di un possibile gioco politico-bellico legato, per esempio, alle vicende dello Stato Pontificio): la Chiusa può rappresentare infatti il simbolo concreto di una chiave di lettura non canonica dei Bologna come “città delle acque”, con la possibilità di far “riemergere” nel mondo di gioco i numerosi canali e corsi d’acqua che caratterizzavano nei secoli passati l’impianto urbanistico cittadino.

[Bibliografia]

– Chierici, P. L., Guida alla visita della Chiusa di Casalecchio ed al primo tratto del Canale di Reno, Casalecchio di Reno, Casalecchio insieme, 2011;
– Pezzoli, S., Ugolini, M. C., Bologna città d’acque, Bologna, Editrice Compositori, 2013;
– Zanotti, A., Il sistema delle acque a Bologna dal XIII al XIX secolo, Bologna, Editrice Compositori, 2000.

[Sitografia]

Bologna Welcome
Superquark 04/07/2018

[Scheda Film Commission]

Emilia-Romagna Film Commission

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