Certosa di Serra San Bruno - Foto di Mario Naccarato

Certosa di Serra San Bruno

Descrizione

La certosa di Serra San Bruno (anche Certosa dei Santi Stefano e Bruno) è un monastero certosino che sorge a circa 800 metri di altezza sull’altopiano delle Serre calabresi. Si tratta di un luogo di clausura strettissima dove non sono ammesse visite e dove i monaci certosini sono dediti a molte ore di preghiera e silenzio.

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Cenni storici

Nel territorio donatogli dal conte Ruggero, San Bruno fondò nel 1090 sia l’eremo di Santa Maria e successivamente a circa 2 km più a valle, dove si trova l’attuale certosa, il monastero di Santo Stefano.
Nel 1193, il quindicesimo successore di S. Bruno trasformò il monastero di Santo Stefano in una comunità di tipo cenobitico facendolo transitare all’ordine cistercense; questo comportò da una parte l’abbandono dell’eremo di S. Maria, dall’altra permise al monastero di S. Stefano di diventare il maggior centro ecclesiastico, amministrativo e organizzativo del Meridione, dotato di un patrimonio fondiario vastissimo.

Dopo un lungo periodo di incuria e stagnazione nel quale il monastero di Santo Stefano passò anche in commenda a un prelato di Napoli, nel secolo XV i terreni furono alienati e il monastero di Santo Stefano fu messo a disposizione del Pontefice.

Agli inizi del 1500, in seguito al ritrovamento nell’eremo di S. Maria del corpo di Bruno, Papa Leone X richiamò i Certosini e nel 1514 approvò il culto di San Bruno; già nel 1600 la chiesa della certosa risulta esser completamente restaurata e i beni alienati ritornati ai loro legittimi proprietari.
Purtroppo dopo il terribile terremoto del 1783 che aveva causato danni immensi alla Certosa comportando l’abbandono dei monaci, l’incameramento dei loro terreni, il sequestro o il furto dei loro libri, dei documenti e dei tesori della chiesa nel 1808, la Certosa fu soppressa, come tutti gli altri monasteri, per ordine di Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone.

Con concessione del Re di Napoli Ferdinando II nel 1856 i monaci facevano ritorno alla Certosa iniziando lentamente la ricostruzione ma nel 1866 la legge italiana di soppressione degli ordini religiosi e di incameramento dei beni ecclesiastici comportò una nuova chiusura del monastero.

La situazione si risolse nel 1887 con un diretto intervento della Gran Certosa di Francia, che acquistò dal Comune di Serra i ruderi della distrutta Certosa con il terreno racchiuso tra le sue mura; la ricostruzione del grandioso complesso edilizio iniziò nel 1894 e terminò nel 1900 quando venne consacrata solennemente la chiesa.

Focus narrativi

La certosa della Serra di San Bruno, come gli altri monasteri dell’ordine Certosino, è un luogo di clausura strettissima dove sono vietate le visite; la definizione tipica della vita certosina è quella di “unione di solitari in una piccola comunità”.
La vita del monaco certosino è dedita alla preghiera, alla meditazione, al silenzio e alla solitudine: durante la settimana i monaci si riuniscono tre volte al giorno in chiesa sempre senza parlare tra di loro: per il mattutino (da mezzanotte fino quasi alle 3), per la messa conventuale e per i vespri.
I pasti vengono consumati da ciascun monaco nelle proprie celle e vengono serviti dal monaco cuciniere; questi li pone in apposite finestre che hanno un’apertura dal corridoio e una dalla cella senza che ci sia così contatto diretto tra i monaci. La dieta è vegetariana e durante il periodo di Avvento e Quaresima sono vietati anche il latte e i suoi derivati. Le domeniche, ed i giorni di festa, il pranzo viene consumato in comune nel refettorio sempre però senza parlare e nel pomeriggio si svolge una ricreazione; una volta a settimana poi viene effettuato lo “spaziamento”, una passeggiata durante la quale si può parlare liberamente camminando in coppia e cambiando periodicamente i gruppi. Nelle certose non ci sono inoltre televisioni, né radio, né telefoni cellulari.
Ogni giorno il monaco certosino nella propria cella si dedica anche per due o tre ore a lavori manuali: lavori di artigianato, di rilegatura, scrittura di icone, taglio della legna per l’inverno, riassetto della cella.

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San Bruno, nato nel 1030 a Colonia, nel 1084, assieme a sei compagni che come lui cercavano la solitudine per dedicarsi alla vita contemplativa, fondò la prima abbazia certosina (la Grande Chartreuse) in Francia, nel Massiccio della Certosa da cui prende il nome. Nel 1090, chiamato in Italia da Papa Urbano II, suo ex discepolo, si stabilì in Calabria ritirandosi in solitudine, tra Arena e Stilo, lontano da ogni centro abitato, in un fondo donatogli dal Conte Ruggero d’Altavilla. Qui San Bruno trascorse gli ultimi 10 anni della sua vita, morendovi nel 1101.

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Nella Certosa di Serra San Bruno si possono individuare alcune aree circoscrivibili e interconnesse con caratteristiche specifiche: la chiesa, il chiostro, le celle a due piani dei monaci, la biblioteca, le rovine della chiesa antica, il cimitero, il refettorio, l’eremo di S. Maria.

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Dal grande chiostro della Certosa di San Bruno si accede agli eremi, le celle dei monaci sacerdoti: ogni cella, nella quale il monaco certosino trascorre buona parte della giornata, è identificata con una lettera e sulla porta è presente un versetto della Bibbia che inizia con la medesima lettera. La cella è un vero piccolo appartamento su due livelli ed è costruita in maniera tale che da nessuna delle finestre possa esser vista la cella di un confratello. Al piano terra è presente l’accesso a un piccolo giardino “privato” e una grande camera da lavoro che un tempo serviva soprattutto da legnaia e falegnameria.
Al piano superiore la cella è costituita da due ambienti arredati con poche cose essenziali: una prima stanza detta dell’Ave Maria e una seconda stanza, detta cubicolo, dove il monaco mangia, dorme, studia, prega e medita.

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In un piccolo angolo del grande chiostro della Certosa è presente il cimitero conventuale; in essa sono presenti 33 croci senza nome che identificano altrettanti tumuli anonimi: dopo una vita vissuta nel nascondimento, il monaco certosino conclude la sua esistenza nell’anonimato. I monaci, seguendo un’antica tradizione, vengono sepolti, senza alcuna cassa, semplicemente sopra un tavolaccio nella nuda terra con l’abito addosso; ogni volta viene utilizzato uno dei tumuli già esistenti lasciando inalterato il numero delle 33 croci.

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A partire dal XVII secolo, in queste zone della Calabria, San Bruno viene invocato per liberare gli indemoniati o presunti tali (qui chiamati “spir’dati”) che venivano visitati nella chiesa esterna del monastero; il luogo prediletto però per il raduno di chi doveva esser liberato dagli spiriti maligni era, nei pressi dell’eremo di S. Maria, il laghetto con la sua statua di San Bruno penitente bagnata dall’acqua.

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Da più di quarant’anni circola la leggenda che alla Certosa si sia rinchiuso il pilota dell’Enola Gay, il bombardiere americano che sganciò la prima bomba atomica della storia sulla città giapponese di Hiroshima il 6 agosto del 1945. In realtà alla Certosa risedette per alcuni anni padre Anthony, al secolo Lennann Leroy, ex-sergente dell’esercito americano e veterano della guerra in Corea che, già provato da questa esperienza, venne trasferito in Giappone; qui vide gli effetti dell’esplosione atomica ad Hiroshima e anche questo contribuì alla sua scelta religiosa e al suo ingresso in Certosa.

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Un altro mistero lega la Certosa all’energia atomica: la scomparsa nel 1938 del famoso fisico Ettore Majorana, allievo del premio Nobel Enrico Fermi; secondo lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia, Ettore Majorana si sarebbe ritirato a vita eremitica nella Certosa di Serra San Bruno, avendo forse intuito con grande anticipo le terribili conseguenze cui sarebbero sfociati le ricerche sull’atomo.

Spunti videoludici

L’anonimato e il nascondimento che caratterizza la vita del monaco certosino, e i luoghi che frequenta (le celle identificate da iniziali e relativi versetti della Bibbia e le 33 croci anonime del cimitero) si prestano ludicamente a risoluzioni di rebus, nella forma di puzzle (da risolvere anche secondariamente rispetto a una traccia narrativa principale).
Silenzio: le regole che caratterizzano la vita dei certosini configura una particolare atmosfera ai luoghi. Oltre all’atmosfera generale, questa caratteristica potrebbe essere interpretata videoludicamente in meccaniche di gioco specifiche (un videogioco investigativo/un punta e clicca in cui non è possibile ricorrere alla parola).
Mistero: le ipotesi, più o meno documentate, della presenza di personaggi storici legati ad avvenimenti importanti (Majorana e i militari americani) aprono numerosi spunti videoludico-investigativi.
Esorcismo: Serra San Bruno, e in particolare il laghetto nei pressi dell’eremo di Santa Maria, sono stati luoghi di esorcismo e preghiere di liberazione. Questo aggiunge un elemento spiritistico-horror alla narrazione di questi luoghi.

[Bibliografia]
Leonardo Calabretta, Certosini e cistercensi. La certosa di Serra e i cistercensi (1192-1514), Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2007
Tonino Ceravolo e Antonio Zaffino (a cura di), La Certosa dei Santi Stefano e Bruno. Storia Spiritualità Arte Architettura, Serra San Bruno, Museo della Certosa, 2003
Pietro De Leo (a cura di), San Bruno di Colonia: un eremita tra Oriente e Occidente, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004
Enzo Romeo, I solitari di Dio. Separati da tutto, uniti a tutti. Rubettino Editore, 2005
Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana, Adelphi, 2004

[Sitografia]
Ordine dei Certosini
Certosini.info

[Scheda Film Commission]
Calabria Film Commission

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