Descrizione
L’abbazia di Maniace, nota anche come castello o ducea di Nelson, è un complesso di edifici situato a tredici chilometri da Bronte che fu di proprietà dell’ammiraglio inglese Horatio Nelson.
L’abbazia di Maniace, nota anche come castello o ducea di Nelson, è un complesso di edifici situato a tredici chilometri da Bronte che fu di proprietà dell’ammiraglio inglese Horatio Nelson.
Sul luogo dove attualmente sorgono l’abbazia e la residenza dei Nelson ebbe luogo, nel 1040, un feroce scontro tra le armate del generale bizantino Giorgio Maniace e le truppe musulmane del califfo di Kairouan. A seguito della vittoria, Giorgio Maniace avrebbe fatto costruire un cenobio basiliano ove potesse essere custodita l’icona bizantina della Beata Vergine – ancora oggi esposta nella chiesa del complesso.
Nel 1173 Margherita di Navarra, moglie di Guglielmo I di Sicilia, diede ordine di edificare un’abbazia dotata di vasti possedimenti terrieri che, nel corso del tempo fruttarono ricche rendite. La stessa regina vi avrebbe soggiornato negli ultimi anni della sua vita, a testimonianza della ricchezza considerevole dell’abbazia, ricchezza che dovette aumentare nel corso dei secoli successivi stando alle sparute menzioni che si ritrovano tra Due e Quattrocento.
Tra il 1471 e il 1491 il conduttore dell’abbazia, con tutte le sue ricchezze, è Rodrigo Borgia, il futuro Alessandro VI, che ne amministrò i beni finché il suo predecessore sul soglio papale, Innocenzo VIII, non fece dono dell’abbazia all’Ospedale Grande e Nuovo di Palermo.
Tra XVI e XVII secolo i basiliani vengono sostituiti da benedettini, eremitani di Sant’Agostino e francescani. Il terremoto che colpì la Val di Noto nel 1693 causò gravi danni al complesso che subì notevoli modifiche nella ricostruzione.
Nel 1799 Ferdinando IV di Borbone donò l’antica Abbazia di Santa Maria di Maniace e i feudi limitrofi all’ammiraglio inglese Horatio Nelson, insignendolo del titolo di Duca di Bronte, come ringraziamento per l’intervento della marina inglese nella repressione della Repubblica Partenopea – su un albero della nave di Nelson venne impiccato uno degli strateghi napoletani, Francesco Caracciolo. La presenza di proprietà inglesi sarà alla base della repressione dei tumulti che avranno luogo nella vicina Bronte nel corso dello Sbarco dei Mille, conosciuti come “Fatti di Bronte”.
Con la notizia della venuta di Garibaldi, i contadini diedero vita a un feroce tumulto nel quale vennero uccisi alcuni notabili legati alla ducea inglese. Garibaldi fu costretto a inviare sul luogo il generale Nino Bixio con lo scopo di reprimere la rivolta. Quei giorni sanguinosi sono descritti da Giovanni Verga nella novella La libertà.
Sotto il regime di Mussolini, i discendenti di Nelson vennero espropriati e venne costruito il vicino borgo Caracciolo le cui rovine sono visibili ancora oggi.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la dimora ducale divenne sede di un comando nazista per poi tornare in mano ai Nelson Hood con la fine della guerra. Il comune di Bronte acquistò la residenza ducale, con le poche ricchezze rimaste, nel 1981.
A cavallo tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento il castello ospitò il poeta scozzese William Sharp che pubblicò diverse opere con l’alter ego femminile di Fiona MacLeod. La sua tomba si trova nel piccolo cimitero inglese nei pressi del castello.
***
Nel 1891 nel cortile interno venne posta una croce celtica in pietra lavica per volontà del V Duca Alexander Nelson Hood, il più affezionato dei duchi alla residenza di Maniace. La croce è dedicata alla memoria dell’ammiraglio Horatio Nelson, nel basamento una scritta latina recita: Heroi Immortali Nili. La croce celtica contribuisce a creare un’atmosfera di grande e cimiteriale suggestione.
***
La chiesetta di Santa Maria di Maniace è stata inglobata nel complesso della residenza. Pur essendo spoglia di decorazioni murali, il piccolo edificio presenta alcune particolarità di rilievo, un colonnato in pietra lavica caratterizza l’interno dell’edificio che ospita le tombe di alcuni amministratori della ducea e, soprattutto, l’icona di Santa Maria dell’Odigitria condotta qui dal bizantino Giorgio Maniace. L’ingresso è caratterizzato da un portale a sesto acuto istoriato con figure umane e demoniache. Per quanto la proprietà effettiva del castello si sia progressivamente ridotta, fanno parte del castello un piccolo giardino all’inglese e un modesto parco alberato con sculture contemporanee all’esterno.
***
La dimora ducale è visitabile e, seppur non presenti molti arredi originali – nel corso della vendita i Nelson-Bridport-Hood portarono via molti oggetti d’arredo, in più il castello subì un grave furto – è ricca di reperti dell’epoca di Horatio Nelson, compresa una parte dell’albero maestro della sua nave.
La location presenta un fascino perturbante legato all’Inghilterra, un unicum sul suolo italiano. La sua storia articolata, che invitiamo ad approfondire, fornisce spunti per narrazioni di varia natura: un titolo noir con elementi horror, una narrazione storica legata alla spedizione dei Mille e ai vicini fatti di Bronte o un’avventura grafica sulle tracce dell’ammiraglio Nelson o di William Sharp.
[Bibliografia]
Benedetto Radice, Memorie Storiche di Bronte, Stabilimento Tipografico Sociale, 1928.
[Sitografia]
BronteInsieme.it
Abbazia di Santa Maria di Maniace