Castello di Torrechiara

Descrizione

Il Castello di Torrechiara è un maniero con tratti rinascimentali e medievali che sorge in provincia di Parma. È il luogo d’amore di Pier Maria Rossi e la sua amata Bianca Pellegrini: dalla Camera d’Oro di Benedetto Bembo alla maestosa stanza nuziale, tutta la struttura parla del loro amore utilizzando tematiche epico-cavalleresche. Il nome Torrechiara viene da “torchio”, oggetto molto utilizzato nel cuore della valle dove si producevano vino ed olio. Il fascino di questa rocca quattrocentesca ha stregato anche il cinema ed è, infatti, stata set del celebre film Ladyhawke. Oggi è divenuta una proprietà statale ma rimane uno degli esempi più importanti dell’architettura castellare italiana.

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Cenni storici

L’originale fortilizio di Torrechiara fu costruito nel medioevo intorno alla metà del 1200 ma la costruzione del castello per come viene conosciuto oggi è incominciata quasi 200 anni più tardi dopo la conquista della fortezza da parte di Pier Maria II de’ Rossi. Rossi rafforzò il castello facendolo diventare una vera fortezza con una triplice cinta muraria, tanto intaccabile all’esterno quanto sfarzosa all’interno grazie all’opera di artisti della zona tra cui Benedetto Bembo che affresco la gotica Camera d’Oro del castello. Dopo la disastrosa Guerra dei Rossi, che portò le truppe del ducato di Milano a schiacciare il potere egemonico esercitato dai Rossi nel ducato parmense, il castello diventò un possedimento di un figlio di Ludovico il Moro. Dopo varie vicissitudini e matrimoni, nel 1545 il castello passo sotto il controllo degli Sforza di Santa Fiora che negli anni fecero costruire due grandi logge panoramiche verso la Val Parma. Con il passare del tempo però, l’interesse per una rocca così esosa in termini di risorse andò scemando e dopo essere passata di famiglia in famiglia, nel 1911 passò definitivamente sotto il controllo del demanio diventando un monumento nazionale italiano.

Focus narrativi

Il Castello fu posto sotto la protezione della Madonna secondo il volere di Pier Maria Rossi devoto alla Vergine.

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Il castello è dotato di 5 robuste torri quadrate: Torre del Rivellino, che funge da ingresso della cinta muraria esterna ed era destinata alle guardie che facevano la ronda notturna; Torre del Leone, che fungeva da mastio ed era la più alta torre del castello con lo stemma dei Rossi inciso sopra (un leone rampante), Torre del Giglio, che deve il suo nome allo stemma di Bianca Pellegrini; Torre di San Nicomede, he deve il suo nome all’oratorio del santo collocato sulla sua base e la Torre della Camera D’Oro che deve il nome alla famosa camera affrrescata.

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La Camera D’Oro, dipinta da Benedetto Bembo nel 1462, rappresenta l’unico esempio italiano di ciclo di dipinti medievali incentrati sull’amor cortese tra due personaggi realmente esistiti che celebrano l’amore tra Pier Maria II de’ Rossi e la sua amata Bianca Pellegrini.

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Ci sono però tante altre sale del palazzo che celebrano vari personaggi o allegorie attraverso i loro affreschi. Tra queste le più interessanti sono: Sala di Giove, destinata alle cortigiane per il ricamo, la lettura e la musica, prende il nome dall’affresco di Giove al centro del soffitto; Sala del Pergolato, chiamata così per via di un immenso pergolato affrescato su cui sono posati uccelli e cresce frutta di ogni tipo; Sala della Vittoria nata come sala da pranzo con la Vittoria in volo dipinta in un ovale sul soffitto; Salone degli Stemmi, che ripercorre la storia dei possessori del castello tramite i simboli dipinti sulle pareti; Sala del Vespro, con una volta a crociera dipinta che mostra il sole contornato da diversi uccelli.

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Una leggenda dice che nelle notti di plenilunio nei pressi del Rio delle Favole, accesso originario per il castello, sia possibile vedere lo spettro di Pier Maria II de’ Rossi che si aggira alla ricerca dell’amata Bianca Pellegrini, pronunciando il suo motto “Nunc et semper”. Esiste anche un’altra versione di questa storia in cui il fantasma di una duchessa, murata viva nel corso della lunga storia del castello, vaghi senza pace nei pressi dell’edificio.

Spunti videoludici

La Fortezza di Torrechiara è la rappresentazione scultorea dell’amore infinito che ha legato e continua a legare, con mura e affreschi, Pier Maria II de’ Rossi e la sua amata Bianca Pellegrini. Un simbolo eterno di un sentimento che non può non ispirare un’avventura tra le sontuose stanze del castello. La struttura così particolare della rocca quattrocentesca e la grande varietà delle sue stanze potrebbe spingere la mente anche verso un gestionale in cui gestire la vita del castello dai compiti base, come l’accumulo di risorse e la costruzioni di nuove fortificazioni, a quelli più avanzati, come la scelta di particolari affreschi e decorazioni o l’estensione delle arti del castello. Interessante anche la prospettiva di un tower defense in cui rivivere la storia di italiana e in particolare quella di Parma, difendendo la fortezza nella Guerra dei Rossi. Infine, la leggenda dello spettro eternamente innamorato, potrebbe suggerire un simpatico videogioco in cui il giocatore, nei panni del fantasma, deve spaventare tutti gli ospiti del castello per potersi riunire con la propria amata.

[Sitografia]

Castelli del Ducato
Portale Torrechiara
iCastelli
Turismo Comune Parma

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