Castello di Sarmato

Descrizione

Sito nella bassa val Tidone, e prossimo tanto al Tidone quanto al Po, il Castello di Sarmato è un ampio complesso fortificato difeso da robuste mura in laterizio, ed eretto all’incirca nell’anno Mille. La costruzione è una delle più imponenti e interessanti fortificazioni del piacentino, e si annovera spesso tra i percorsi turistici della zona per la sua bellezza nonché rilevanza storica. Al suo interno c’è un vero e proprio piccolo borgo, con tanto di tre chiese e abitazioni. Luogo di transito posto sulla via Francigena, e al punto di incrocio tra questa e l’altrettanto importante via Emilia, il castello è legato anche a una curiosa leggenda legata a San Rocco, santo patrono del paese. La storia del luogo è invece segnata da guerre e spargimenti di sangue.

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Cenni storici

Probabilmente le basi del forte furono poste dai barbari Sarmati, e poi il complesso edificato verso l’anno Mille dai Longobardi. Divenne ben presto un importante avamposto per la sua funzione strategica e difensiva: venne utilizzato come presidio guelfo dei territori piacentini assieme a Castel San Giovanni e Borgonovo Val Tidone, e serviva a proteggere i possedimenti dai ghibellini pavesi. Nel 1216 piacentini e milanesi si radunarono a Sarmato per attaccare e conquistare i forti ghibellini nei pressi di Rovescala. In quell’anno la struttura fu gravemente danneggiata, ed eretta nuovamente con la forma che ha adesso. Nel 1270 la fortezza fu attaccata e danneggiata dai Bardi, capeggiati da Ubertino Landi. Nel 1363 i Seccamelica gestiscono il castello per conto del Signore di Milano. Nel 1376 passò in mano da Galeazzo II Visconti, Signore di Milano, a Bartolomeo Seccamelica. Fu l’inizio di una serie di passaggi di proprietà e concessioni: dagli Scotti agli Arcelli, poi ad Alberto III Scotti Douglas, feudatario dal 1441 del castello, nominato contea da Filippo Maria Visconti (attuale duca di Milano). Nel 1447 Scotti lo affida a Luigi dal Verme. Alla fine dello stesso anno inizia la guerra tra Milano Francesco Sforza, duca di Milano, e Piacenza (alleata di Venezia). Luigi dal Verme si schiera allora contro Alberto Scotti, che alla fine rivendica il possesso del castello troppo tardi: quando questo è stato già ceduto a Luigi dal Verme. Nel 1493, alla morte di Taddeo dal Verme, il feudo di Sarmato passa nuovamente agli Scotti. Il Castello di Sarmato resta agli Scotti fino al 1819 quando passa agli Zanardi Landi, conti di Veano, legittimi eredi. Tutt’ora è possedimento dei conti, che gradualmente hanno recuperato e riadattato la struttura, infine aprendola al pubblico.

Focus narrativi

La storia di San Rocco, patrono del borgo, si è rapidamente diffusa grazie all’opera di divulgazione dei pellegrini, molti dei quali sostavano nei pressi di Sarmato percorrendo la via Francigena. Il Castello si è così legato indissolubilmente alla figura del santo. La leggenda vuole che San Rocco di Montpellier, di ritorno dal pellegrinaggio a Roma, si ammalasse di peste assistendo i ricoverati all’ospedale Santa Maria di Betlemme, a Piacenza. Si rifugiò quindi in una capanna nei pressi del bosco di Sarmato. Secondo altre fonti, si dice che si rifugiò invece in una grotta a pochi metri dal Castello. Incontrò qua un piccolo cane (le leggende lo indicano col nome di Reste) che, di giorno in giorno, rubava un tozzo di pane dalle cucine del Castello e scappava scodinzolando per mangiarselo altrove. Gottardo Pallastrelli, allora padrone del borgo, inseguì su consiglio della sua servitù il cane e scoprì che questo aveva iniziato a portare la pagnotta proprio al santo, premurandosi della sua guarigione. Gottardo spiò di nascosto San Rocco, che recuperò miracolosamente le forze e la salute isolato all’interno della capanna (o spelonca). Altre versioni della stessa storia sostengono che il cane Reste fosse invece proprio di Gottardo, e che questo avesse incontrato San Rocco portandolo a spasso. Continuando a recarsi da San Rocco, Gottardo divenne secondo queste versioni un suo vero e proprio amico. Quale che sia la realtà, tutte le versioni concordano sulla conclusione della vicenda. Quando San Rocco, miracolosamente ripresosi dalla peste, ripartì, Gottardo fu tanto meravigliato di quanto aveva visto che si spogliò dei beni terreni e seguì il suo esempio sulla via della fede.

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Un’altra versione della vicenda di San Rocco, che parte dallo stesso presupposto del suo volontario isolamento nella spelonca o capanna nei pressi del Castello, vede questi essere soccorso non dal cane Reste, o da Gottardo Pallastrelli, bensì da un angelo che di volta in volta scendeva dal cielo per disinfettargli le ferite. Al santo è oggi dedicata una festa patronale, che si tiene il 16 agosto. Sono inoltre presenti, come luoghi di culto, i vari posti citati nelle leggende: la grotta dove ha parlato con Dio o è stato aiutato dall’angelo, la fontana che evocò per dissetarsi e nettarsi le piaghe, che sgorgò dalla nuda pietra per intercessione di Dio, e un oratorio dedicato alla memoria del suo passaggio.

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L’attuale pianta a ferro di cavallo del Castello era inizialmente di forma rettangolare. Il complesso è circondato da mura di laterizio che oggi sono state parzialmente erose dal tempo, e che un tempo erano anche circondate da un fossato difensivo. Il borgo interno ha pianta rettangolare ed è scandito da due strade perpendicolari, e racchiude castello, chiese, abitazioni e la rocchetta (un tempo sede della guarnigione militare) su un lato. Vi si accede da tre ingressi, tutti ben difesi da fortificazioni, di cui il principale si apre a sud. Tutti gli ingressi sono dotati di ponte levatoio, e uno è costituito dalla rocchetta, e dà sul versante ovest. L’entrata a est passa invece per il municipio cittadino.

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Nel castello sono custoditi archivi di casate nobiliari e di altri documenti, meticolosamente conservati e tramandati di proprietario in proprietario. Nello studio sono conservati poi affreschi tardo-gotici di Bonifacio Bembo. Più in generale, il forte di Sarmato è stato impreziosito dal XVIII secolo dalla famiglia degli Scotti, con arredi e ristrutturazioni, ed è stato usato negli anni come luogo di numerosi eventi culturali, salotti letterari e così via.

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Dentro il borgo si trova la chiesa di San Carlo Borromeo, preziosa testimonianza di luogo di ispirazione ambrosiana del piacentino. La chiesa principale è però quella di Santa Maria Assunta, costruita per volere del principe Longobardo Burnengo. Distrutta da un incendio, fu più volte e definitivamente nel 1572. Nella seconda metà del 1900 è stata ampliata e ristrutturata in modo da avere pianta a croce latina anziché rettangolare. A oggi, la facciata è ancora in stile neorinascimentale e l’interno suddiviso in tre navate, nel cui abside è conservata una Beata Vergine dipinta da Enrico Prati nel 1891, una scultura della Madonna del Rosario scolpita da Geernaert, e un prezioso organo.

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All’ingresso del borgo si trova ‘il casino’, piccola casupola che un tempo ospitava i pellegrini che transitavano la via Francigena. Il porto in prossimità di Veratto, tra la Romea e la strada che porta al Po, costituiva invece l’alternativa per i pellegrini, che potevano in questo modo raggiungere Calendasco anziché Sarmato.

Spunti videoludici

Non solo il Castello di Sarmato è un’ambientazione suggestiva e ricca di storia, ma è anche suggestivo luogo di leggende e di culto. Si può pensare a un suo impiego come luogo di scontro tra armate guelfe e ghibelline, per un giallo storico ambientato nella suggestiva cornice del borgo dentro le mura, oppure ancora per un titolo di stampo narrativo che ripercorra le varie versioni della vicenda di San Rocco, da assemblare e alternare per coglierne le diverse sfumature. Il collegamento del paese alla via Francigena, poi, ben si presta a fare da sfondo per un racconto che colleghi la struttura ad altre poste a lato dell’importante pellegrinaggio.

[Bibliografia]

– Corna, P. A., Castelli e rocche del Piacentino, Piacenza, Unione Tipografica Piacentina, 1913;
– Landi, C. P. Z., Sarmato – storia e leggenda, TEP Edizioni d’arte, 2000;
– Pionetti, N., Storia Di Sarmato, Piacenza, Vicolo del Pavone, 2008.

[Sitografia]

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